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La notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre ci si ritrovava nelle stalle a raccontare storie tenebrose. Mentre fuori, lungo le stradine si accendevano le lumere, che erano candele nascoste nelle rape intagliate. Tante piccole luci rendevano così meno buie le prime notti nebbiose del mese più triste dell’anno.
A dare pieno senso, oggi, alla notte di Halloween che ha soppiantato le lumere e alla pomeridiana passeggiata tra le tombe per onorare la festa dei morti del 2 novembre, parrebbe esserci solo il rito anglosassone di “dolcetto o scherzetto”. Tra pensieri carnevaleschi e cuori tristi, insomma, meglio riempirsi la pancia e addolcire tutto.
Se non fosse che, nella sua millenaria sapienza, la Chiesa ci offre, il 1° novembre, la festa di tutti i Santi. Una sorta di ponte ascendente verso il cielo e di ritorno in discesa quaggiù.
A Ognissanti, i cimiteri ancora si popolano di vivi che fanno visita ai morti in un chiacchiericcio di saluti, incontri e sguardi sorridenti che rendono più lieve al cuore questo tradizionale pellegrinaggio.
I Santi, direbbe Papa Francesco, sono stati persone ordinarie, con le scarpe sempre ai piedi ben piantati per terra, ma con lo sguardo rivolto al Cielo. Uomini e donne della porta accanto con un cuore straordinario.
Tutti ne ricordiamo almeno uno, senza che sia citato sui calendari o che il suo nome venga ripetuto nelle litanie. Ognuno di noi ripensa con gioia a chi gli è stato d’esempio e d’aiuto: un nonno, una mamma, quell’insegnante, il medico, l’avvocato, quell’operaio, un bambino, un prete…
I Santi: uomini e donne rinati al cielo lasciando in noi un’indelebile traccia d’amore. Punte avanzate di una scia luminosa che può indicarci la via in questo tempo un po’ buio, triste e confuso.
Si dice che noi umani siamo fatti di stelle e che i desideri siano la loro eco terrena.
Perché non attraversare il grigio novembre facendo chiarezza su cosa vogliamo davvero?