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29 Settembre 2023
Ultima modifica: 29 Settembre 2023 ore 14:43

Ho detto al Papa e a Macron che se respingiamo i migranti, respingiamo Dio

Chi è Maria Serena, la giovane volontaria italiana che durante gli "Incontri sul Mediterraneo" ha parlato di migranti al Papa.
Ho detto al Papa e a Macron che se respingiamo i migranti, respingiamo Dio
A Marsiglia, dal 17 al 23 settembre gli "Incontri del Mediterraneo" hanno riunito 70 giovani di 25 paesi e altrettanti vescovi, per analizzare la crisi migratoria. Maria Serena, volontaria della Comunità Papa Giovanni XXIII ad Atene, ha presentato le proposte concrete elaborate dal convegno, alla presenza del Pontefice e del Presidente francese Macron.
Lasciamo scorrere lo Spirito! Quando respingiamo gli altri, quando chiudiamo le porte, costruiamo muri e barriere, allora chiudiamo le porte non solo ai nostri fratelli ma anche allo Spirito, a Dio”.
Maria Serena, la giovane che ha parlato al Papa
Con queste parole, Maria Serena Bonazzi Del Poggetto, volontaria della Comunità Papa Giovanni XXIII, si è rivolta a Papa Francesco presentando l'esperienza vissuta durante gli “Incontri sul Mediterraneo”. Si tratta del terzo incontro dopo quelli di Bari e Firenze degli scorsi anni. Una settimana di dialogo, tenutasi a Marsiglia dal 17 al 23 settembre, che ha riunito 70 ragazzi e ragazze di 25 Paesi diversi e altrettanti vescovi provenienti dai paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo. I giovani - di tutte le confessioni e religioni - sono stati invitati a coadiuvare i vescovi ad affinare la loro analisi della situazione del Mediterraneo, oggi al centro della crisi migratoria, e ad esaminare iniziative concrete da proporre.
Maria Serena, 24 anni, di Forlimpopoli, vive da due anni in Grecia con la Comunità di don Benzi, prima nell'isola di Lesbo e ora ad Atene dove in una casa famiglia operatori e persone migranti condividono la vita insieme. 
Abbiamo contattato Maria Serena all'indomani del suo intervento.

Maria Serena come sono stati gli “Incontri del Mediterraneo”?

E stata un'esperienza bellissima. All'inizio eravamo solo noi ragazzi, abbiamo condiviso le giornate e si è creata una bella fraternità in pochissimi giorni. 70 ragazzi da tutto il Mediterraneo. Abbiamo conosciuto Marsiglia, simbolo di scambi, città multiculturale. Ogni giorno ci siamo divisi in gruppi e siamo andati a conoscere i luoghi simbolo di questa città di porto, crocevia di popoli e culture. Dopo sono arrivati i Vescovi,con i quali abbiamo lavorato insieme per elaborare proposte concrete da proporre al Santo Padre.

Quali argomenti avete affrontato?

Abbiamo discusso di migrazioni, pace, cambiamenti climatici, educazione. Abbiamo ascoltato interventi e testimonianze. Il bacino mediterraneo è da secoli un luogo interconnesso, oggi è una sfida fondamentale a livello mondiale.

Quando ti hanno detto che saresti intervenuta davanti al Santo Padre?

Il pomeriggio precedente. Ero contenta e onorata di essere in rappresentanza di tutti i giovani presenti ma anche in preda all'ansia, lì per lì non sapevo cosa dire. Poi ho cominciato con semplicità a scrivere cosa vivo in Grecia e cosa ho vissuto in quei giorni a Marsiglia. E la vita è uscita fuori.


Guarda l'intervento di Maria Serena:


Nel tuo intervento hai usato parole dure, hai detto che “il Mediterraneo non è più solo un cimitero, ma un luogo dove si consumano crimini contro l'umanità”. Che rimandi hai avuto?

Sono stata capita. Hanno capito che il mio era un intervento vero, che veniva dalla vita, fatto con semplicità e coraggio. Gli altri giovani ed i vescovi condividevano quello che ho detto.

Papa Francesco era molto attento. Cosa ti ha detto?

Mi ha ringraziato.

I tuoi genitori ti hanno vista in TV?

Sì, si sono commossi.

Maria Serena, la giovane che ha parlato al Papa
Foto di Vatican Media
Maria Serena, la giovane che ha parlato al Papa
Foto di Vatican Media
Maria Serena, la giovane che ha parlato al Papa
Foto di Vatican Media

Cosa fai nella vita?

Vivo ad Atene da due anni in casa famiglia. Qui oltre alle persone accolte dai responsabili, Filippo e Fabiola, supportiamo 3 nuclei familiari di persone migranti ospitate in mini-appartamenti nella stessa struttura. Alla sera seguo la Capanna di Betlemme, la casa per senzatetto, dove abbiamo 12 posti letto e 20 posti per mangiare e farsi una doccia. Una volta la settimana andiamo a fare unità di strada per incontrare le persone senza fissa dimora. Ad Atene ci sono moltissimi migranti. Cerchiamo sempre di costruire un clima familiare, tipico della vocazione della Papa Giovanni.

Studi?

Mi sto laureando in Legge all'Università di Bologna. Sto preparando una tesi sulla comparazione delle forme di governo degli stati etnicamente divisi, le democrazie consociative. Chiaramente in questi anni non ho frequentato i corsi all'Università ma ho studiato sui libri.

Come hai conosciuto la Papa Giovanni XXIII?

Quando avevo 14 anni ho fatto un'uscita con gli scout alla Capanna di Betlemme di Forlì. Poi nel 2018 ho fatto un'esperienza in missione in Brasile con la Comunità di Villaregia. Al ritorno volevo continuare a portare un pezzo di missione in Italia. In Brasile mi aveva colpito molto la pastorale di strada, allora mi è venuta in mente l'esperienza della Capanna. Così al ritorno ho iniziato a fare volontariato in Capanna a Forlì.

Come sei arrivata ad Atene?

Dopo il Covid volevo ripartire per la missione. Avrei voluto andare in Camerun per fare un'esperienza nel mondo del carcere, ma non era possibile andare fuori dall'Europa a causa delle restrizioni della pandemia. E così sono andata in Grecia, prima nell'isola di Lesbo e poi ad Atene. Inoltre lo scorso anno siamo stati nei campi profughi di Cipro.

Cosa pensi per il tuo futuro?

Sono affascinata da come lo Spirito agisce con grande creatività in ognuno di noi giovani. Mi affido a ciò che lo Spirito mi indicherà.