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14 Settembre 2025

I primi 70 anni di Papa Leone XIV: da Chicago al soglio di Pietro

Robert Prevost, il missionario peruviano, spegne 70 candeline e celebra il suo primo anno di pontificato richiamando tutti ad una pace disarmata e disarmante
I primi 70 anni di Papa Leone XIV: da Chicago al soglio di Pietro
Foto di FABIO FRUSTACI
Robert Prevost, il missionario umile e votato alla pace, festeggia 70 anni. La sua storia, fatta di servizio e dedizione, parte dai sobborghi di Chicago. Dopo aver servito come missionario in Perù e aver ricoperto ruoli di rilievo all'interno della Chiesa, è stato eletto Papa nel 2025. Incessantemente con i suoi messaggi continua a promuovere la pace e la giustizia in un mondo travagliato dai conflitti.

Papa Leone XIV compie 70 anni. Robert Francis Prevost è nato il 14 settembre 1955 in un sobborgo di Chicago, la più grande città dell'Illinois, lo Stato che si affaccia sul lago Michigan.

Le origini

Il padre, dopo aver combattuto nel Mediterraneo durante la seconda guerra mondiale, è un preside di scuola, mentre la madre è una bibliotecaria. Famiglia del ceto medio, con i genitori impegnati in parrocchia come catechisti, Robert Francis ha due fratelli, che ora ricordano come il fratello da bambino giocasse a dire Messa. Al termine delle scuole medie si iscrive al seminario agostiniano dello Stato, prosegue gli studi in Pennsylvania ed infine si laurea in matematica nel 1977. Gioca a baseball ma soprattutto a tennis, lo sport che ama ancora oggi.

 

Papa Leone appartiene agli Agostiniani. L'ordine in realtà non fu fondato da sant'Agostino, padre e dottore della Chiesa, Vescovo di Ippona, antica città dell'odierna Algeria, convertito e battezzato dal Vescovo di Milano sant'Ambrogio. Sant'Agostino visse al tramonto della civiltà romana, fu contemporaneo del “sacco di Roma” nel 410 d.C. e si occupò della vita monastica come via di santificazione. Agostino è il santo de Le Confessioni, in cui si trova la famosa poesia che rivolge al Signore. «Tardi Ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova. Tardi Ti ho amato. Tu eri dentro di me, ma io stavo al di fuori e qui Ti cercavo». Agostiniani furono san Nicola da Tolentino e santa Rita da Cascia.

La missione e il ritorno a casa 

Qui, tra gli agostiniani, nel 1981 Robert Prevost ha emesso i voti di povertà, castità e obbedienza, l'anno successivo viene ordinato sacerdote e nel 1984 viene inviato in Perù, a Chulucanas, una cittadina ai piedi delle Ande, dove la gente è per gran parte discendente degli indios.
Il Perù che incontra il giovane Prevost è un paese povero con alle spalle decenni di dittatura militare e nel pieno di una guerra civile, combattuta tra le forze governative ed i movimenti rivoluzionari Sendero Luminoso e Tupac Amaru, che in vent'anni ha provocato 60mila morti. A parte una pausa di un anno, resterà nel paese sudamericano fino al 1999, anno in cui viene richiamato negli Stati Uniti dove diviene capo di una provincia dell'ordine per poi divenire nel 2001, a 46 anni, priore generale dell'Ordine. Si tratta di un incarico che gli permetterà di viaggiare per i 50 paesi del mondo in cui è presente l'ordine.

L'ascesa e la guida della Chiesa

Nel 2013 termina il suo mandato e torna a Chicago per insegnare, ma la pausa dura poco. Dopo appena un anno, il 3 novembre 2014 il Papa Francesco lo eleva alla dignità di Vescovo e lo nomina amministratore apostolico della piccola diocesi di Chiclayo, diventandone titolare nel settembre dell'anno successivo. È in questo momento che gli viene riconosciuta anche la cittadinanza peruviana.
Prevost diviene contemporaneamente cittadino di due Paesi, Stati uniti e Perù, entrambi americani, nord e sud, ricco e povero. Nel 2018 diviene vice-presidente della Conferenza episcopale peruviana, nel 2019 il Papa lo nomina membro della congregazione per il clero e l'anno successivo membro di quella per i vescovi, cominciando il suo servizio per la Chiesa universale.
All'inizio del 2023, dopo otto anni e mezzo come vescovo e quasi vent'anni come missionario, Prevost lascia definitivamente il Perù per trasferirsi a Roma. Francesco lo ha nominato prefetto del Dicastero per i Vescovi e presidente della Pontificia commissione per l'America latina.
Il 30 settembre di quell'anno viene creato cardinale. Come prefetto egli ha il compito di presentare al Papa i profili dei possibili nuovi vescovi che dovranno essere scelti dal Pontefice. Un ruolo poco appariscente ma determinante per il governo della Chiesa. Tutti i sabato mattina alle 8 si vede con il Santo Padre. È in uno di questi incontri che Francesco gli suggerisce: «Non perdere mai il senso dell'umorismo, bisogna sorridere».

Il Conclave e il Pontificato 

Infine, l'8 maggio 2025, alle 19.23 di sera, dopo neanche 24 ore dall'inizio delle votazioni, in quattro scrutini, dopo aver raccolto i voti dei due terzi del collegio cardinalizio composto da persone provenienti da ogni angolo del globo che non si conoscevano neanche di vista, Prevost si affaccia alla Loggia delle Benedizioni per divenire Sommo Pontefice ed assumere il nome di Leone XIV.
 
In un mondo in guerra, in cui si teme che si possa varcare la soglia dell'irrimediabile, la Chiesa ha scelto un Papa umile e missionario. Nelle sue prime parole sta il segno del pontificato: la pace. Non il solo tacere delle armi, ma la «pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e disarmante, umile e perseverante, che proviene da Dio».
Un compito difficile quello che deve affrontare Leone. Lo abbiamo visto anche nei recenti incontri con i potenti in guerra. Un compito che necessita del sostegno della preghiera di tutta la Chiesa per riportare la pace e la giustizia tra la povera gente, quella che la guerra non la sceglie ma la subisce.
Chissà se quando incontra i potenti della terra, Papa Leone ripensa a quelle parole di Sant'Agostino: «Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri?».