Un numero crescente di leader cattolici è stato espulso dal Nicaragua dal regime di Ortega. La testimonianza di mons. Báez offre una luce di speranza in un contesto di crisi e violenza.
Il Nicaragua continua a vivere un periodo di intensa persecuzione religiosa e repressione politica, che ha portato a un'emorragia di leader ecclesiastici costretti all'esilio.
Mons. Silvio José Báez, vescovo ausiliare di Managua, è stato tra i primi ad abbandonare il Paese nel 2019, dopo aver ricevuto minacce di morte per il suo sostegno alle proteste popolari del 2018. Le manifestazioni, inizialmente pacifiche, sono state represse con violenza dal regime di
Daniel Ortega e
Rosario Murillo, dando inizio a una serie di attacchi contro la Chiesa cattolica. Ad oggi, circa
302 leader cattolici sono stati costretti all’esilio, tra cui quattro vescovi, 149 sacerdoti e 132 religiosi, come evidenziato nel rapporto dell'attivista
Martha Patricia Molina, intitolato “Nicaragua: Una Chiesa perseguitata”.
La situazione attuale della Chiesa in Nicaragua
Il rapporto di Molina documenta oltre
1.010 attacchi diretti alla Chiesa, la chiusura di più di 5.600 associazioni e la sospensione di oltre
16.564 processioni dal 2018. Sebbene il numero di episodi di violenza sia diminuito negli ultimi mesi, non è per un cambiamento di atteggiamento del regime, quanto piuttosto per la quasi totale assenza di attività religiose nel Paese. «La distanza non significa assenza», afferma
mons. Báez, riflettendo sul suo ruolo di pastore anche da lontano. Il vescovo sottolinea come il suo ministero continui attraverso la preghiera e l’accompagnamento di sacerdoti e laici nicaraguensi in esilio.
«Essere confermato vescovo ausiliare di Managua è un segno di fiducia verso la mia persona e il mio ministero», ha dichiarato, esprimendo gratitudine a Papa Leone XIV per il suo supporto. Incontrare il Papa, ha detto, è stato un momento profondamente incoraggiante. «La sua preoccupazione per il Nicaragua è una luce di speranza per la nostra Chiesa», ha aggiunto.
La solidarietà internazionale e il ruolo della Chiesa italiana
In questo contesto, il
sostegno internazionale diventa cruciale. Mons. Báez ha invitato la Chiesa italiana e i mezzi di comunicazione a non dimenticare il Nicaragua: «Abbiamo bisogno che preghiate per noi, che accogliate gli esiliati nicaraguensi e che rendiate visibili le violenze subite dal nostro popolo». Il legame tra la Chiesa nicaraguense e quella italiana è profondo, e ogni gesto di solidarietà è percepito come un abbraccio che rafforza la speranza.
Come spiega
Agensir, i leader religiosi espulsi dal Nicaragua comprendono anche il presidente della Conferenza episcopale,
mons. Carlos Enrique Herrera Gutiérrez, e numerosi altri esponenti della Chiesa. La repressione ha colpito anche diverse associazioni e mezzi di comunicazione, limitando ulteriormente la libertà religiosa.
La testimonianza di
mons. Báez si inserisce in un quadro più ampio di sfide affrontate dalla Chiesa nel mondo contemporaneo. La missione di portare la luce di Dio in un mondo ferito è una responsabilità che i religiosi devono assumere con umiltà e determinazione, affrontando le difficoltà e portando speranza a chi ne ha più bisogno.