Topic:
29 Febbraio 2024
Ultima modifica: 29 Febbraio 2024 ore 09:33

Giuseppe Picone: il Billy Elliot di Napoli

Dal Don Chisciotte a Giselle e Cenerentola, ecco chi è il prodigio che ballò per anni accanto a Carla Fracci
Giuseppe Picone: il Billy Elliot di Napoli
Foto di Nicola Neri
Giuseppe Picone racconta nel suo nuovo libro la scoperta da bambino del talento della danza, lontano dalle aspettative dei suoi genitori

«Non volevo fare il militare. Io volevo volare con la musica». A soli 9 anni Giuseppe Picone, nato a Napoli e cresciuto a Casaluce in provincia di Caserta, il più piccolo di 4 fratelli, si fida di chi gli dice di avere un talento fuori dell'ordinario ed entra a far parte della Scuola di Ballo del Teatro San Carlo. «La mia famiglia non aveva mai avuto a che vedere con l'arte, il canto, la danza... solo coi militari. Ma fin da piccolo a me piaceva ballare alle feste di compleanno dove andavo coi miei fratelli! A loro, in particolare a Lello, il più grande, devo quello che sono oggi. I miei invece non ne hanno mai voluto sapere niente».  Sorride Giuseppe Picone - anche l'Italia ha il suo Billy Elliot - mentre spiega di aver accettato la sfida di lasciare il suo paesello, la famiglia, la sua maestra per andare a studiare danza a Napoli e poi a Roma fino a Nancy, in Francia. Non per amore dello studio e della carriera ma per amore della danza stessa.

Il libro: La mia vita a passi di danza

Foto di Beatrice Tuzza
Il suo primo libro "La mia vita a passi di danza" è stato presentato domenica 25 a Danzainfiera, la più grande kermesse di danza d'Europa, che ospita annualmente nella fiorentina Fortezza da Basso professionisti di diversi paesi, e persino quelli dell'Accademia ucraina di balletto al fianco di colleghi della Società di danza Russa.
Il ballerino partenopeo racconta la sua adolescenza, gli anni di studio e sacrificio, entusiasmo e gratitudine, che lo hanno portato a vivere in pieno la sua passione, nonostante i genitori non la sostenessero e la madre lo vedesse "come un ostacolo".  Il suo primo importante ruolo? L'interpretazione di Nizinskij, il fanciullo del balletto diretto da Menegatti ed interpretato da Carla Fracci, Vladimir Vasil'ev ed Eric Vu-An, a soli 12 anni!

Carla Fracci è stata come una madre

Ma ciò che colpisce nel vedere e ascoltare questa étoile internazionale che ha danzato per compagnie prestigiose - dal Ballet National de Nancy all'English National Ballet, fino all'American Ballet Theatre come primo ballerino - non sono le sue parole che parlano di fama.
Ciò che copisce, nell'averlo davanti agli occhi di centinaia di ragazze e ragazzi appassionati di danza arrivati da tutta Italia e oltre, sono i suoi silenzi misti a lacrime trattenute che parlano con profonda umiltà di amore per la famiglia e per le madri, filo rosso del suo narrare.
«Ero come in una favola. Per me ballare era naturale. La danza è la mia felicità. Ma quando a 16 anni accettai il mio contratto da solista al Ballet National de Nancy, ho sofferto l'assenza di mia madre. Una sera sì e una no piangevo. Perché a quell'età senza mamma e papà, senza fratelli, capite che è davvero tosta. In una sala da ballo vera, provare e riprovare da professionista, e in più il volo da solista. Sarei voluto tornare in Italia per lavorare alla Scala di Milano ma ero minorenne e non potevo. Ho continuato quindi a Londra. E quando mi è arrivata la cartolina per andare a fare il militare, ci sono dovuto rimanere. Ma sono stato benedetto. E La famiglia l'ho trovata nella danza. Clarissa (l'insegnante della Scala che riconosce in lui un bambino prodigio), nel periodo romano è  stata per me come una mamma. Ma soprattutto lo è stata Carla Fracci, la "dea" della danza a livello mondiale. Quando entrava in scena, lei riempiva la scena, sul palco si accendeva uno "spot". E sono andato dietro di lei dai 21 anni in poi. A 70 anni, dopo la stanchezza della sera prima la trovavi di prima mattina già alla sbarra senza un capello fuori posto. Ecco la danza non è un lavoro ma è arte! Il lavoro lo fanno persone eccezionali come gli infermieri, gli operai... La danza è vita!».

La malattia che gli cambia la vita

Non è infatti il successo la cosa più importante per Picone. A 24 anni improvvisamente viene ricoverato mentre lavorava a New York per un sospetto batterio mortale. «Sei mesi che mi hanno cambiato la vita - racconta con la voce interrotta -. Per mia fortuna, alla fine i medici capirono che avevano sbagliato diagnosi: soffrivo di mononucleosi ma potevo guarire. Quando però sperimenti una esperienza così traumatica, cioè che potresti morire in pochi mesi, ti cambia tutta la vita».
Lo aspettava l'American Ballet Theatre di New York. Sarebbe stato tutto più facile come primo ballerino in così prestigiosi corpi di ballo. Ma in quella drammatica solitudine, sei mesi senza sentire nessuno - nemmeno i suoi fratelli sapevano fosse in ospedale - Picone matura la scelta più importante della sua storia.
«Ho scelto di viverla questa vita, volevo godermi la danza. Amo l'Italia, amo la mia città, amo la mia famiglia. E pur continuando a lavorare in opere internazionali sono tornato a casa!».
Picone nel 2016 diventa Direttore artistico del Teatro San Carlo di Napoli. L'enfant prodige rinuncia ad essere l'etoile di successo in giro per il mondo.
Sul suo profilo Facebook, non a caso parla della danza come di un volo. «Il gran jeté lo chiamo il volo dei danzatori. È una sensazione meravigliosa. Saltare il più possibile per restare sospeso in aria».

Il Covid e la riconciliazione con la mamma

Poi arriva il Covid e la mamma proprio in quel momento si ammala. Picone nel 2021 si occupa soltanto di lei. «Nonostante non accettasse la danza perché gli aveva rubato un figlio, era orgogliosa di me, lo so. Ci eravamo amati, ma a distanza per tantissimi anni. Avevamo litigato tanto. Ma in quel periodo io ricordo la sua grande dignità di donna e di madre. È morta in un modo meraviglioso: prendendosi un caffè da brava napoletana. Dieci minuti dopo non c'era più».
Gli aneddoti si moltiplicano. Gli applausi continuano a scrosciare nel corso della presentazione fiorentina di questo talento umile e timido ma grandioso allo stesso tempo. La storia di Picone non finisce qui... i passi di danza portano lontano, da New York a Tirana. Ma vale la pena lasciarsi coinvolgere da questa personalità così travolgente e scoprire le pieghe più brillanti, sfogliando un passo alla volta le pagine del suo nuovo libro.

 

di Beatrice Tuzza e Irene Ciambezi