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9 Luglio 2019

Il fuoco che ha distrutto la Capanna di Betlemme di Rimini riaccende la speranza

«Ci sono poveri che non vengono da noi, e allora noi andiamo a cercarli». La pensava così don Oreste Benzi. Ogni sera a Rimini, un gruppo di volontari va in stazione per incontrare i poveri a cui nessuno pensa. Trovano rifugio alla Capanna di Betlemme nella speranza che per loro si apra una prospettiva.
Il fuoco che ha distrutto la Capanna di Betlemme di Rimini riaccende la speranza
Foto di Riccardo Ghinelli
Improvvisamente la casa voluta dal sacerdote riminese per accogliere i senza tetto ha preso fuoco. Ma è la miccia che accende nel cuore di tanti il desiderio di farsi prossimo.
A  Luca, 46 anni, operaio, capo clan degli scout di San Marino, impegnato nella protezione civile, arriva una telefonata: «È andata a fuoco la Capanna di Betlemme, hanno bisogno di aiuto». «Non ci ho pensato nemmeno un attimo e sono partito. Da tempo cercavo un servizio in cui esprimere i valori imparati nell'esperienza scout», racconta Luca.

L'incendio

Gli ospiti e i volontari si erano appena sistemati in una sede provvisoria, sulla via Marecchiese a Rimini, dopo che nella notte di Capodanno, mentre tutti erano a festeggiare con gli amici della Comunità Papa Giovanni XXIII, la Capanna di Betlemme, in via Camogli a Riccione, era stata distrutta da un incendio. 
La notizia arriva al responsabile, Nicolò Capitani, intorno alla mezza, mentre sta portando a casa alcuni amici. Quando arriva sul posto le fiamme sono già state domate, rimane solo tanta desolazione. Mobili distrutti, vestiti e biancheria lacerati dal fuoco, le derrate alimentari, arrivate abbondanti dopo la Colletta Alimentare di novembre, ridotte a cenere. 
In casa al momento dell'incendio (di cui ancora non è accertata la causa) c'era solo un ospite, un uomo di 63 anni, che non era andato alla festa. Fuoco e fumo lo hanno svegliato, ha chiamato i vicini, e questi hanno avvertito i Vigili del Fuoco. Nessun danno alle persone ma l'unico tetto disponibile per tanti che vivono sulla strada è andato in fumo. 
Nelle notti immediatamente successive all'incendio, gli ospiti erano stati provvisoriamente alloggiati in alcuni appartamenti di Cerasolo e Ospedaletto facenti capo alla Comunità.  
 
 

Il senza tetto: «Io ci sono abituato» 

Ognuno provi ad immaginare la propria casa distrutta da un incendio. È un'esperienza di insicurezza e povertà radicale, è come se uno si trovasse nudo e senza un punto di appoggio. Molti volontari sono colpiti da uno choc da cui si riprenderanno faticosamente. Si chiedono: «Come faremo a ripartire?». Sembra un'impresa umanamente impossibile.
Paradossalmente, reagiscono meglio gli ospiti, che pure hanno visto andare distrutto il loro rifugio. «Ero tranquillo, come sempre. E poi io sono abituato da anni a cambiare casa, a non sapere dove dormirò», ricorda Antonio, un frequentatore abbastanza assiduo della Capanna. 
Il capo scout Luca arriva a dare una mano mentre ospiti e volontari si stanno sistemando nell'immobile, Casa Betania, messo a disposizione dalla Caritas. Doveva essere un servizio una tantum, invece ogni settimana ritorna e va a fare il giro alla stazione di Rimini per raccogliere chi non ha un tetto. Da servizio occasionale è diventato un impegno stabile. 
 

La Capanna di Betlemme in cerca dei poveri

La Capanna di Betlemme è una delle tante geniali intuizioni di don Oreste Benzi: ci sono poveri che non vengono da noi, e allora noi andiamo a cercarli. Così da anni, ogni sera, un gruppo di persone va in stazione per incontrare i poveri a cui nessuno pensa. Non è un “lavoro” facile.  «Torno ogni settimana – spiega Luca- perché ho trovato un ambiente umano fantastico, pieno di persone con grande attenzione verso gli altri. A me piace stare con gli altri, mi fermo volentieri anche a parlare con gli ospiti, ad ascoltare le loro storie. Mi è capitato pure di incontrare un vecchio amico, e non sapevo bene come comportarmi. Sono padre di due figli e desidero tanto che anche loro possano vivere un'esperienza di questo tipo, che arricchisce la nostra umanità». Anche sua moglie e altri adulti scout danno una mano alla Capanna di Betlemme, fanno il giro delle mense scolastiche di San Marino per recuperare pasti caldi da offrire agli ospiti. 
La storia di Luca è solo una delle tante storie di aiuto e di solidarietà che sono state scritte non appena si è saputo che la Capanna di Betlemme era andata in fiamme. 
 

I volontari sono speranza per i senza tetto

«Prima di trasferirci a Riccione – racconta Nicolò Capitani – eravamo a Marina Centro a Rimini. Il parroco don Roberto Battaglia si è molto legato a noi, così come la sua comunità parrocchiale. Non appena ha saputo, ha chiesto a tutti di aiutarci. Molti parrocchiani ci hanno offerto coperte e lenzuola. Poi la sera del 9 gennaio don Roberto è venuto a portarci i panettoni dei carcerati di Padova ed rimasto a mangiarli insieme a noi. Anche altri centri parrocchiali si sono attivati per reperire lenzuola e coperte». 
Le lavanderie industriali hanno lavato ad un prezzo amico la biancheria e i vestiti recuperabili. Alcuni albergatori hanno offerto generi alimentari, un loro collega di Cattolica ha invece portato coperte e biancheria. Alcuni nuclei della Comunità Papa Giovanni XXIII hanno organizzato collette per poter fare la spesa alimentare nei giorni dell'emergenza. 

Senza tetto: tutta la cittadinanza si attiva

C'è stato chi si è preso a cuore una singola persona, che ancora oggi continua a seguire. Come Teresa Sparvieri che ha accolto nella sua casa una signora di 85 anni con la quale il rapporto è tutt'altro che facile, per via di un principio di demenza senile. L'ha tenuta in casa per alcuni giorni giorni anche se la sua presenza era destabilizzante, adesso la va a trovare in una casa di riposo dove è stata accolta.
Alcuni cittadini si sono proposti per rispondere al bisogno di mobili. Si sono fatte vive, offrendo aiuto, anche le istituzioni locali, in particolare i comuni di Riccione e di Rimini. Il Rotary Club Rimini Riviera ha offerto i contenitori termici per conservare i cibi che rimangono e che vengono recuperati per gli ospiti. 
Nicolò, le persone che stabilmente si occupano della Capanna, la decina di volontari che li aiutano, grazie alla rete che si è creata, nemmeno per una notte hanno disatteso l'incontro con Cristo nei più poveri. 

Dal 10 aprile la Capanna di Betlemme ha aperto nella campagna di Rimini nord. Il Sottomarino Giallo, un'associazione che si occupa dell'accoglienza di profughi, ha messo a disposizione una villetta. Doveva servire per i migranti, ma il progetto non è partito, così la struttura serve ora per ospitare i senza tetto. Fra chi pratica l'accoglienza, la solidarietà scatta facilmente