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20 Ottobre 2025

Il vero costo della pace

Un rapporto ONU evidenzia il forte incremento delle spese militari mondiali, ne valuta l'impatto economico, sociale e ambientale, e invita a rivedere il concetto di sicurezza per riallocare le risorse pubbliche.
Il vero costo della pace
Foto di EPA/ATEF SAFADI
Mentre la spesa militare e per armamenti continua a crescere a ritmi vertiginosi ed erode sempre più le risorse destinate alla spesa sociale e alle politiche globali di contrasto alla povertà e agli effetti del cambiamento climatico, è quanto mai necessario dare ascolto agli appelli dell'ONU e della società civile e investire seriamente nella pace a tutti i livelli
A pochi giorni dalla Marcia per la pace più imponente e partecipata di sempre, risuona ancora forte e nitido il grido di pace e fraternità delle centinaia di migliaia di persone che hanno animato e percorso il tradizionale cammino da Perugia ad Assisi. La domanda di pace che parte dal basso e attraversa tutti i popoli e le generazioni è sempre più pressante ed evidente, eppure nei fatti molte scelte politiche ed economiche di gran parte dei governi del mondo sembrano andare nella direzione opposta. Stiamo assistendo a livello globale ad una corsa al riarmo che non ha precedenti per entità e velocità. Tra i protagonisti di questa folle corsa c’è purtroppo anche l’Unione Europea, e quindi noi: il recente piano ReArm Europe (poi rinominato Readiness 2030) è la nemesi di quell’idea di pace e riconciliazione che valsero all’Unione Europea il Premio Nobel nel non lontano 2012.

Al fondo, per convinzione o per opportunismo, prevale ancora l’arcaica logica riflessa dal motto se vuoi la pace, prepara la guerra. Niente di più sbagliato, ci hanno costantemente ammonito numerose e autorevoli figure morali e uomini di pace, non ultimi Aldo Capitini, simbolo del pacifismo italiano e creatore della Marcia per la Pace, e don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII e ispiratore della proposta del Ministero della Pace. Come scriveva San Paolo VI nel suo Messaggio per la X Giornata Mondiale per la Pace del 1° gennaio 1977, in piena Guerra Fredda, «l'antica sentenza, che ha fatto e fa scuola nella politica: “si vis pacem, para bellum” non è ammissibile senza radicali riserve (cfr. Lc. 14, 31). Noi con la schietta audacia dei nostri principii, denunciamo così il falso e pericoloso programma della "corsa agli armamenti", della gara segreta alla superiorità bellica fra i popoli. Anche se (…) la guerra (e quale guerra sarebbe!) non scoppia, come non compiangere l'incalcolabile dispendio di mezzi economici e di umane energie per conservare ad ogni singolo Stato la sua corazza di armi sempre più costose, sempre più efficienti, a danno dei bilanci scolastici, culturali, agricoli, sanitari, civili: pace e vita sopportano pesi enormi e incalcolabili per mantenere una pace fondata sulla perpetua minaccia alla vita, come pure per difendere la vita mediante una costante minaccia alla pace».
San Paolo VI metteva così in chiara evidenza quale fosse il vero, insopportabile costo a carico della pace e della vita imposto dalla logica della deterrenza e dalla corsa agli armamenti, la stessa che sta di nuovo pericolosamente salendo in cima all’agenda politica ed economica in tutto il mondo.

spese militari e budget ONU
$2700 miliardi impiegati per le spese militari nel 2024 equivalgono a 750 volte il budget ordinario delle Nazioni Unite nello stesso anno.
Foto di Report ONU The true cost of peace
spese militari e fame
Porre fine alla fame globale entro il 2030 costerebbe circa $93 miliardi all'anno: meno del 4% delle spese militari nel 2024.
Foto di Report ONU The true cost of peace
spese militari e salute
L’assistenza sanitaria di base a tutti nei Paesi a basso e medio-basso reddito costerebbe $370 miliardi all'anno, circa il 14% delle spese militari nel 2024.
Foto di Report ONU The true cost of peace
spese militari e vaccini
Vaccinare ogni bambino al mondo costerebbe $285 miliardi, cioè il 10% delle spese militari del 2024
Foto di Report ONU The true cost of peace
spese militari e scuola
EDUCAZIONE. Con 5mila miliardi di dollari si potrebbero finanziare 12 anni di istruzione per ogni bambino nei Paesi a medio-basso reddito, meno del 25% della spesa militare degli ultimi 10 anni.
Foto di Report ONU The true cost of peace
spese militari e accesso acqua
ACQUA. Con $ 114 miliardi all’anno si potrebbero garantire acqua potabile e servizi igienico-sanitari in 140 Paesi, meno del 5% della spesa militare del 2024.
Foto di Report ONU The true cost of peace
spese militari e lavoro
LAVORO: Con $ 1 miliardo si possono creare molti più posti di lavoro nei settori civili, che nel settore militare
Foto di Report ONU The true cost of peace
spese militari e climatiche
CLIMA: Re-investire il 15% della spesa militare globale sarebbe sufficiente per finanziare l'adattamento ai cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo
Foto di Report ONU The true cost of peace

Il report delle Nazioni Unite

A dare un’idea precisa di quale sia oggi la terrificante entità di questo costo ci ha pensato un recente studio condotto dalle Nazioni Unite, contenuto in un rapporto del Segretario Generale dell’ONU pubblicato a settembre in vista dell’80ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite e intitolato «La sicurezza di cui abbiamo bisogno. Riequilibrare la spesa militare per un futuro pacifico e sostenibile».
Il rapporto ripercorre il trend dell’aumento delle spese militari e ne quantifica gli enormi costi sociali, economici ed ambientali analizzando in particolare l’impatto sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e sulle condizioni di lungo periodo per il raggiungimento della pace, ponendo l’accento su una concezione di sicurezza alternativa a quella basata sulla mera dimensione militare.

L’aumento infinito delle spese militari

Dopo un decennio di continui incrementi, in base ai dati del SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) nel 2024 la spesa militare globale ha raggiunto un picco storico, arrivando a 2.700 miliardi di dollari, equivalente a $334 per ogni persona sul pianeta e pari all'intero PIL di tutti i Paesi africani, con una crescita di oltre il 9% rispetto al 2023. È un trend che segnala un pericoloso allontanamento dai principi della Carta delle Nazioni Unite, con cui gli Stati membri si sono impegnati a risolvere le controversie internazionali con mezzi pacifici.
La spesa militare globale non solo aumenta in termini assoluti arrivando a livelli senza precedenti, ma cresce anche come quota dell'economia mondiale. Dal 2022, complessivamente è passata dal 2,2% al 2,5% del PIL e dal 6,6% al 7,1% dei bilanci governativi. È un incremento diffuso, con più di 100 Paesi che hanno aumentato il budget militare solo nel 2024. Non è però omogeneo: l'enorme concentrazione della spesa militare globale riflette la distribuzione ineguale del potere tra gli Stati, con i 10 maggiori Paesi in termini di spesa responsabili di circa il 73% della spesa totale a livello mondiale. Paradossalmente, questo gruppo include tutti e cinque i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, i quali da soli hanno speso all'incirca 1.600 miliardi di dollari, vicini al 60% del totale globale. Al contrario, i Paesi africani, pur comprendendo circa un quarto degli Stati membri dell’ONU e quasi il 20% della popolazione mondiale, contano collettivamente solo l'1,9% della spesa militare globale.
Con questo trend, si stima che dai livelli attuali, già altissimi, la spesa militare mondiale potrà raggiungere i 6.600 miliardi di dollari entro il 2035: una massiccia distrazione di risorse e una grave minaccia per il futuro dell'umanità. Infatti, mentre la spesa militare vola a livelli record, la cooperazione internazionale e i finanziamenti per lo sviluppo sono in regressione, nonostante il grave ritardo nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile concordati da tutta la comunità internazionale nel 2015.

Il drammatico impatto su sicurezza e sviluppo

Tuttavia, un aumento della spesa militare non produce automaticamente maggiore sicurezza. Anzi, il continuo deterioramento della sicurezza globale dimostra la totale inefficacia della scelta di investire in budget militari sempre maggiori riducendo le risorse per lo sviluppo sostenibile, la lotta alla fame e alla povertà e il contrasto al cambiamento climatico.  
«L'evidenza è chiara: l’eccessiva spesa militare non garantisce la pace», ha dichiarato il Segretario Generale dell'ONU, António Guterres, presentando il rapporto, «anzi la mina, alimentando la sfiducia reciproca, incentivando la corsa agli armamenti e deviando risorse dalle fondamenta stesse della stabilità».
Il rapporto identifica molteplici canali di impatto della spesa militare in aumento e il modo in cui compromette a lungo termine il benessere delle persone e dei popoli, le traiettorie di sviluppo e le condizioni per la pace e la sicurezza, sia tramite l’erosione di fondi e risorse sia indirizzando le economie verso il settore militare, rimodellando le società, contribuendo alla diffusione di una cultura della violenza e indebolendo il multilateralismo e la cooperazione internazionale. Inoltre, l'aumento della spesa militare accresce ulteriormente i livelli di debito pubblico, gravando così sulle generazioni future e sull’economia soprattutto dei Paesi più vulnerabili e ampliando le disuguaglianze globali.
Nell'ultimo decennio, a livello globale i governi hanno destinato $21.900 miliardi alle spese militari a scapito di servizi sanitari di base universali, istruzione di qualità, acqua potabile e servizi igienico-sanitari sicuri, nutrizione, accesso all'energia pulita, protezione sociale e prevenzione dei conflitti. I costi-opportunità di queste scelte nel lungo periodo sono altissimi e peseranno per generazioni. Il rapporto illustra molti scandalosi esempi di questo squilibrio, dimostrando che anche una piccola frazione della spesa militare può fare una grande differenza nella vita delle persone, se investita con finalità sociali.
Ecco qualche esempio:

Eradicazione della povertà

  • Con una cifra compresa tra $230 miliardi e $280 miliardi all'anno - ovvero circa il 10% dei $2.700 miliardi spesi per gli eserciti l'anno scorso - il mondo potrebbe eliminare la povertà estrema a livello globale.

Lotta alla fame e alla malnutrizione

  • Porre fine alla fame globale entro il 2030 costerebbe circa $93 miliardi all'anno: si tratta di meno del 4% dei $2.700 miliardi spesi per gli eserciti nel 2024.
  • Con circa $1.200 miliardi - ossia circa il 5% dei $21.900 miliardi di spese militari globali nell'ultimo decennio - il mondo potrebbe eliminare la malnutrizione infantile a livello globale.

Salute

  • Vaccinare completamente ogni bambino nel mondo costerebbe una cifra stimata tra $100 miliardi e $285 miliardi. Quest'ultima cifra, $285 miliardi, rappresenta poco più del 10% della spesa militare annuale mondiale.
  • Il mondo potrebbe fornire assistenza sanitaria di base a tutti nei Paesi a basso e medio-basso reddito con $370 miliardi all'anno, circa il 14% dei $2.700 miliardi spesi dagli eserciti globali l'anno scorso.

Acqua e igiene

  • Per soli $114 miliardi all'anno - meno del 5% del bilancio militare annuale mondiale - si potrebbe garantire l'accesso ad acqua potabile e servizi igienico-sanitari sicuri alle popolazioni di 140 Paesi a basso e medio reddito.

Istruzione

  • Reindirizzando anche solo una parte dell'aumento annuale (la spesa militare globale è aumentata di $229 miliardi tra il 2023 e il 2024), si potrebbe finanziare due volte l'intero divario annuale di finanziamento per l'istruzione ($97 miliardi) nei Paesi a basso e medio-basso reddito.
  • Con una cifra stimata di $5.000 miliardi, il mondo potrebbe finanziare 12 anni di istruzione di qualità per ogni bambino nei Paesi a basso e medio-basso reddito - un importo che è meno di un quarto di quanto il mondo ha speso per i suoi eserciti nell'ultimo decennio ($21.900 miliardi).

Lavoro

·       Sebbene la spesa militare generi posti di lavoro, altri settori civili possono generalmente crearne di più con le stesse risorse. Ad esempio, $1 miliardo in spesa militare può generare circa 11.200 posti di lavoro nel settore militare, rispetto a 26.700 nell'istruzione, 17.200 nell'assistenza sanitaria e 16.800 nell'energia pulita.

Cambiamento Climatico

  • I Paesi più ricchi spendono 30 volte di più per i loro eserciti che per fornire finanziamenti climatici alle nazioni più vulnerabili del mondo.
  • Reinvestire il 15% della spesa militare globale ($387 miliardi) è più che sufficiente per coprire i costi annuali dell'adattamento ai cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo.
  • Questo ridurrebbe anche l'intensità delle emissioni: secondo alcune stime, ogni dollaro speso per il settore militare genera oltre il doppio delle emissioni di gas serra di un dollaro investito nei settori civili.
Come evidenzia il rapporto, l'umanità non realizzerà la sicurezza di cui ha bisogno con mezzi militari. «Abbiamo bisogno di una nuova visione di sicurezza che salvaguardi le persone, non solo i confini, e che dia priorità alle istituzioni, all'equità e alla sostenibilità planetaria», ha affermato Izumi Nakamitsu, Alto Rappresentante ONU per gli Affari del Disarmo, durante la presentazione del rapporto. Haoliang Xu, Amministratore ad interim del Programma di Sviluppo ONU (UNDP), ha aggiunto che «sappiamo che lo sviluppo è un motore di sicurezza e che la cooperazione multilaterale per lo sviluppo funziona: quando la vita delle persone migliora, quando hanno accesso all'istruzione, all'assistenza sanitaria e alle opportunità economiche, avremo società e un mondo più pacifici». 

Investire nella pace

Se vogliamo la pace, dunque, non dobbiamo certo preparare la guerra né abituarci ad essa, come ci sollecita Papa Leone XIV. L’unica strada possibile è investire nella pace e nella prevenzione dei conflitti, riducendo drasticamente le spese militari e per gli armamenti, promuovendo diritti umani e sviluppo sostenibile, riorientando le priorità dei bilanci pubblici, sviluppando innovativi assetti istituzionali come quello che prevede l’istituzione di un Ministero della Pace in ogni Paese, e adoperandoci per far crescere un’economia della pace e dei diritti umani, non utopia ma concreta possibilità già praticata e resa viva in molteplici forme e in tanti luoghi del mondo.
In sintesi: se vuoi la pace, investi nella pace!