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27 Novembre 2023

Imballaggi. Bene per i produttori, male per l'ambiente

Ridotte le restrizioni sul monouso
Imballaggi. Bene per i produttori, male per l'ambiente
Foto di Julita da Pixabay
La Commissione europea aveva avanzato una proposta di regolamento per ridurre la quantità di imballaggi immessi sul mercato e promuovere il riutilizzo. Ma nella recente sessione plenaria a Strasburgo, una schiacciante maggioranza ha approvato 500 emendamenti. Ecco nel dettaglio i punti contestati.
Sul tema degli imballaggi, i produttori italiani possono tirare un sospiro di sollievo. A danno dell’ambiente, però. Infatti, è stato recentemente ottenuto il primo consenso da parte del Parlamento europeo riguardo al regolamento sugli imballaggi (Ppwr: Proposta imballaggi e rifiuti da imballaggio). Tale regolamento, in confronto alla proposta iniziale della Commissione, riduce le restrizioni sugli imballaggi monouso e attenua gli obiettivi di riutilizzo. Esaminiamo più da vicino queste modifiche.

Gli emendamenti presentati alla proposta di regolamento UE

Il 30 novembre 2022, la Commissione europea ha avanzato una proposta di regolamento per ridurre la quantità di imballaggi immessi sul mercato e promuovere il riutilizzo. Nella recente sessione plenaria a Strasburgo, una schiacciante maggioranza di 426 voti a favore, 125 contrari e 74 astensioni, ha approvato una serie di emendamenti a questo testo. Con oltre 500 emendamenti presentati, il processo di votazione ha richiesto due ore e mezza. Il risultato sembra favorire coloro che, in particolare i produttori di imballaggi e le filiere del riciclo, hanno interpretato la proposta della Commissione come un potenziale attacco al settore del riciclo, sebbene in Italia questo settore possa vantare cifre significative. Tuttavia, nonostante i successi nel riciclo, il problema persiste: secondo Eurostat, i rifiuti da imballaggi nell'Unione europea sono cresciuti da 66 milioni di tonnellate nel 2009 a 84 milioni di tonnellate nel 2021. Nel medesimo anno, ogni cittadino europeo ha generato 188,7 chili di rifiuti di imballaggio, una cifra destinata a salire a 209 chili entro il 2030, in assenza di misure specifiche.

Ridurre la produzione di imballaggi

Pertanto, il riciclo è certamente importante, ma è altrettanto cruciale ridurre la produzione di imballaggi alla fonte, abbracciando un approccio di economia circolare. Tuttavia, gli emendamenti chiave, soprattutto quelli proposti dagli europarlamentari italiani, introducono deroghe significative agli obiettivi di riutilizzo e indeboliscono la lista di imballaggi monouso originariamente vietati dalla Commissione. Se il regolamento dovesse essere adottato senza ulteriori modifiche, sarebbero esentati gli imballaggi monouso per frutta e verdura fresca, le bustine di zucchero e tutte le bustine monouso (come quelle di ketchup e maionese), nonché i piatti usa e getta nei ristoranti e fast food. Resterebbero solo alcune limitazioni, come quelle alle confezioni in miniatura negli hotel per i prodotti da toilette e alle pellicole termoretraibili negli aeroporti. Anche il divieto di vendere sacchetti di plastica molto leggeri (inferiori a 15 micron) verrebbe mantenuto, a meno che non siano indispensabili per ragioni igieniche o forniti come imballaggio primario per alimenti sfusi, come suggerito dall'Italia, con l'obiettivo di prevenire lo spreco alimentare.
Inoltre, con il loro voto, i membri del Parlamento chiedono un'esenzione dagli obiettivi di riutilizzo qualora la raccolta differenziata nazionale raggiunga l'85% nei anni 2026 e 2027. Gli Stati con un tasso di riciclo inferiore avranno comunque accesso alla deroga presentando un piano biennale per raggiungere tale soglia. Alcune eccezioni temporanee sono previste, come ad esempio per gli imballaggi alimentari in legno e cera. Infine, i deputati insistono affinché gli Stati dell'UE garantiscano una raccolta differenziata del 90% dei materiali contenuti negli imballaggi (plastica, legno, metalli ferrosi, alluminio, vetro, carta e cartone) entro il 2029.

Il ruolo dell'Italia

Uno dei principali artefici degli emendamenti che hanno influenzato la proposta della Commissione è stato l'eurodeputato di Forza Italia, Massimiliano Salini, il quale ha affermato di aver trovato un "punto di equilibrio" tra riciclo e riutilizzo. Sottolineando la "tutela della salute pubblica" e la "sicurezza alimentare", Salini ha sottolineato che tutti gli imballaggi a contatto con gli alimenti potranno continuare ad essere prodotti e commercializzati. Un emendamento presentato dallo stesso Salini e approvato dalla maggioranza prevede che gli operatori economici possano essere esentati dal raggiungere gli obiettivi di riutilizzo se "il riutilizzo non rappresenta l'opzione che produce i migliori risultati ambientali complessivi". Tale valutazione sarà basata su un'analisi del ciclo di vita (LCA - Life Cycle Assessment), i cui requisiti saranno definiti dalla Commissione entro due anni dall'entrata in vigore del regolamento.
Il riutilizzo non sarà applicato agli imballaggi per la vendita di bevande "altamente deperibili" e per la vendita di vino, prodotti vitivinicoli aromatizzati e bevande contenenti alcool distillato. Anche i prodotti soggetti a indicazioni geografiche di origine protetta saranno esentati dagli obiettivi di riutilizzo, così come i locali di vendita al dettaglio con una superficie inferiore a 200 metri quadrati (inizialmente fissati a 100 metri quadrati).
Infine, se da un lato il Parlamento ha confermato gli obiettivi generali di riduzione degli imballaggi proposti nel regolamento originale (5% entro il 2030, 10% entro il 2035 e 15% entro il 2040), dall'altro ha anche introdotto obiettivi specifici per gli imballaggi in plastica: 10% entro il 2030, 15% entro il 2035 e 20% entro il 2035.

Rendere chiari i vantaggi per il consumatore

Sono state bocciate le proposte di introdurre un deposito cauzionale e di fissare un contenuto minimo di plastica riciclata negli imballaggi PET. Il deposito cauzionale, che avrebbe permesso ai clienti di restituire le bottiglie e le lattine per ottenere un rimborso, è stato respinto in plenaria, non rientrando nei termini del regolamento come richiesto dalla Commissione Envi del Parlamento europeo. Allo stesso modo, tutte le proposte di rendere facoltativa l'adozione del deposito cauzionale per bottiglie in plastica e lattine sono state respinte.
Per quanto riguarda l'asporto, i distributori Horeca (hotel, ristoranti, caffè) dovranno consentire ai consumatori di utilizzare i propri contenitori, come originariamente proposto dalla Commissione. I locali devono garantire che i prodotti venduti in questo modo siano più convenienti e devono rendere chiara questa opzione. Non è chiaro se la stessa disposizione si applicherà anche ai supermercati, nonostante una legge nazionale italiana del 2019 che finora rimane inapplicata. Per i locali con una superficie di almeno 400 metri quadrati, si propone di destinare almeno il 10% della superficie alle stazioni di ricarica per i prodotti sfusi. Tuttavia, questa norma entrerà in vigore solo nel 2030.
Infine, riguardo al contenuto minimo di plastica riciclata, l'obbligo del 30% di materiale riciclato non si applicherà alle bottiglie monouso in PET destinate alle bevande. Sono esentate anche le microimprese e gli imballaggi per prodotti destinati ai lattanti e ai medicinali.

Parlamento Europeo tra delusi e contenti

Nonostante la delusione espressa da alcuni europarlamentari del Movimento 5 stelle, che ritengono che molti provvedimenti chiave siano stati notevolmente ridimensionati o addirittura eliminati, il Parlamento è ora pronto a negoziare con i governi nazionali per definire la forma finale della legge. Mentre il Consiglio europeo prevede di adottare la sua posizione il 18 dicembre, è evidente una divisione tra chi celebra queste modifiche e chi rimane deluso. Secondo Maria Angela Danzì, esponente del Movimento 5 stelle, il regolamento sugli imballaggi, nella sua forma attuale, è deludente. Sostiene che molte proposte ambiziose volte a rafforzare il riutilizzo e ridurre significativamente i rifiuti sono state fortemente ridimensionate o addirittura eliminate. Danzì sottolinea che l'influenza efficace delle lobby della plastica e delle catene di fast food ha giocato un ruolo chiave nel convincere la maggioranza dei deputati, considerando questa situazione come una sconfitta.
Questa non è la prima volta che l'Italia, in sede europea, adotta posizioni considerate restrittive sul fronte ambientale. Nel marzo del 2023, gli europarlamentari italiani avevano già protestato contro la proposta di vietare i motori endotermici a partire dal 2035, chiedendo un'eccezione per i biocarburanti e gli e-fuel, sebbene tali filiere siano attualmente poco sviluppate in Italia. Sui temi energetici, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha recentemente proposto di rilanciare la produzione di energia nucleare in Italia, un settore attualmente fermo, a differenza dell'impulso alle fonti rinnovabili. Motori a combustione interna, nucleare, imballaggi: le posizioni conservatrici di alcune fazioni politiche potrebbero preservare industrie esistenti, ma nel lungo termine, rallentare la transizione già avviata renderebbe le sfide future più difficili.