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26 Dicembre 2023
Ultima modifica: 26 Dicembre 2023 ore 19:48

Vincere le dipendenze: oggi a Rimini il Riconoscimento

La cerimonia presieduta dal Vescovo Nicolò Anselmi
Vincere le dipendenze: oggi a Rimini il Riconoscimento
Foto di Marco Zangheri
Una casa per le dipendenze patologiche degli irrecuperabili over-50. La Comunità Papa Giovanni XXIII offre un rifugio e un percorso terapeutico personalizzato alle persone anziane con problemi fisici derivanti dalla vita in strada e dall'uso di sostanze stupefacenti. Questo articolo presenta il lavoro svolto dalla comunità, le sfide affrontate e i risultati ottenuti.
I26 dicembre Rimini celebra un importante momento per ricordarsi di quelli che ce l'hanno fatta: è la festa del Riconoscimento. Anche quest'anno più di 120 ragazzi dall'Italia e dall'estero hanno celebrato, insieme alle loro famiglie e agli operatori della Comunità Papa Giovanni XXIII, la fine del proprio percorso terapeutico. La celebrazione si è svolta presso la parrocchia "La Resurrezione, presieduta dal Vescovo Nicolò Anselmi, aperta a tutti coloro che desiderano farsi prossimi delle persone impegnate nel cammino per vincere le dipendenze: da alcool, droga, gioco d'azzardo.

Così il Vescovo durante l'Eucarestia: «Noi esseri umani assomigliamo a Dio, che è una comunità fatta di tre persone. Il Dio di Gesù è una piccola comunità, una piccola famiglia. Ecco perché tutti noi abbiamo bisogno della presenza e del sostegno di una comunità per tutta la vita. La vita in comunione richiede anche un'incarnazione concreta: mangiare insieme, scherzare insieme, vivere insieme. Dovremmo sempre rimanere legati alla comunità che lo Spirito Santo ha pensato per ciascuno di noi». E poi: «L'amore verso sé stessi si realizza rendendo felici gli altri. Questo è il segreto della vita e il vero modo per volersi bene».

A pochi chilometri da qui, a Maiolo, c'è una struttura che offre un rifugio a coloro che non vedono più una via d'uscita. Si tratta di persone anziane con problemi fisici derivanti dalla vita in strada e dall'uso di sostanze stupefacenti. La Comunità Papa Giovanni XXIII si occupa dell'accoglienza e del recupero di queste persone, offrendo loro un percorso terapeutico personalizzato.

Le cause alla base dei problemi affrontati da queste persone sono molteplici. Spesso hanno già tentato diversi percorsi senza successo e si trovano in tarda età quando arrivano nella comunità. Inoltre, sempre più spesso ci sono anche casi di "doppie diagnosi", ovvero dipendenza combinata con disturbi comportamentali o psichici.

Daniele Casadei, referente per gli inserimenti nelle strutture terapeutiche della zona Romagna della Comunità Papa Giovanni XXIII, raggiunto telefonicamente ci introduce alla scoperta dei vissuti più dolorosi: «Negli ultimi anni è emersa, sempre più diffusa, una richiesta di aiuto arrivata da persone che hanno già fatto molti percorsi terapeutici, ma senza successo. Molti di loro hanno un'età abbastanza avanzata; tecnicamente li chiamiamo "gli olders"».

Esterno della comunità terapeutica
Comunità terapeutica di Maiolo in provincia di Rimini
«A Maiolo (RN) abbiamo creato una realtà specifica per loro; ospita circa 20 persone. Poi abbiamo un appartamento con 6 posti disponibili vicino a Novafeltria: qui alcune persone si fermano per periodi più limitati; e c'è un altro appartamento più vicino a Rimini dove vivono 4 o 5 persone, legato ad un centro lavorativo a Santarcangelo di Romagna. Nel complesso in un anno assistiamo circa 50 persone "recidive" in queste realtà. Sono coloro che hanno provato molte strade per vincere le dipendenze, ma che ancora non riescono ad uscirne, a causa dalla loro situazione difficile e dell'avanzata età adulta. Sono persone che devono essere accompagnate, perché non possono tornare ad avere una vita autonoma: sono spesso molto compromesse dal punto di vista sanitario».

In cosa consiste l'aiuto contro le dipendenze? Come fare la differenza?

«Le istituzioni locali ci inviano queste persona perché l'intera Comunità Papa Giovanni riesce a farsi carico, come fosse un'unica famiglia, di chi arriva. Spesso queste persone rimangono nel nostro circuito avendo creato un percorso con esperienze nelle nostre strutture. Restano con noi sul lungo periodo, nei nostri circuiti, conducendo una vita semi-protetta. Questa è una grande conquista per la qualità della loro vita. Con loro cerchiamo sempre più spesso di personalizzare l'intervento, utilizzando le risorse offerte dalla Comunità Papa Giovanni come le Capanne di Betlemme, i centri diurni, le case famiglia: cerchiamo di evitare di ripetere con loro i soliti percorsi terapeutici già più volte tentati fra frustrazioni ed insuccessi».

Per comprendere meglio il lavoro svolto dalla Comunità Papa Giovanni XXIII è interessante notare alcuni dati numerici riportati nel bilancio sociale del 2022: nel corso dell'anno sono stati ospitati complessivamente nelle strutture contro le dipendenze, in Italia e nel mondo, 657 individui (di cui 634 persone con dipendenze da sostanze e 13 disabili). Tra di loro, il 51,5% soffriva di dipendenza da sostanze stupefacenti e il 19,5% era affetto da alcolismo.

Nonostante le difficoltà incontrate nel percorso di recupero, alcune persone sono riuscite a ricostruire una vita familiare stabile dopo aver completato il programma terapeutico.

Giovani delle comunità terapeutiche insieme al Vescovo di Rimini Lambiasi
Rimini, festa del Riconoscimento per le persone che hanno concluso il programma terapeutico per uscire dalle dipendenze nel 2019
Foto di Andrea Luccitelli
Altre problematiche continuano ad emergere: «Registriamo anche un aumento delle richieste da parte delle persone con diagnosi sia di dipendenza che di disturbo del comportamento o psichico; sono casi chiamati "a doppia diagnosi". Ci stiamo attrezzando sempre meglio per affrontare queste situazioni, grazie all'introduzione di personale specializzato nelle nostre comunità, come gli psicologi presenti ormai in tutte le strutture del territorio. Sempre più spesso abbiamo bisogno anche della consulenza dello psichiatra».

Spiega Emanuela Frisoni dell'associazione di Don Benzi: «Cè un movimento importante, già in atto, da anni sulla questione della prevenzione. Abbiamo progetti articolati rivolti alle scuole e ai territori, come una significativa collaborazione con l'area sociosanitaria riminese. Intercettiamo migliaia di ragazzi ogni anno attraverso i nostri progetti sul gioco d'azzardo; rileviamo il alcune classi un disagio profondo».


 

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