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24 Giugno 2025
Ultima modifica: 25 Giugno 2025 ore 09:20

«Fateci il dono di un Ministero per la Pace»

La Fondazione Fratelli Tutti propone alle istituzioni l'abbraccio della proposta di Don Benzi
«Fateci il dono di un Ministero per la Pace»
Foto di Marco Tassinari
Francesco Occhetta, Segretario Generale, stringerebbe volentieri la mano ad un nuovo eventuale Ministro per la Pace. E ha un nome da proporre.

Ad esempio Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S.Egidio, esperto in politiche internazionali: potrebbe essere Ministro per la Pace. A lanciare la proposta, con un nome concreto è, un po' a sorpresa, Francesco Occhetta, Segretario Generale della Fondazione Fratelli Tutti della Santa Sede. Risponde alle domande dei giornalisti mentre si apre a Roma l'evento "La proposta di istituire un Ministero della Pace".
 
La Fondazione Fratelli Tutti è la realtà ecclesiale che raccoglie enti ed associazioni attorno al desiderio di concretizzare l'enciclica di Papa Francesco; l'ente ha scelto di raccogliere la proposta della Comunità Papa Giovanni XXIII, rilanciata da Azione Cattolica Italiana, Acli e da una trentina di realtà cattoliche. 

La proposta di un Ministero della Pace mira a dare un assetto istituzionale e stabile alle politiche di pace, giustizia e disarmo in Italia. Sandra Sarti, coordinatrice del tavolo di lavoro del Terzo Settore della Fondazione Fratelli Tutti, così racconta il dietro alle quinte, che ha portato all'ideazione dell'evento odierno: «Abbiamo accolto la proposta di una campagna per l'istituzione di un Ministero della Pace come un dono, portato dall'associazione di Don Benzi come proposta concreta per la promozione della pace. Per noi è stata una proposta importante perché aderente ad una idea di gene comune con una visione, piuttosto che un piccolo progetto di settore. Abbiamo scelto di affiancarci loro per dare voce e visibilità alla proposta, per tenerci per mano nell'andare verso la costruzione di una società positiva. Fra i compiti che il nuovo Ministero avrebbe, per noi è fondamentale il tema dell'educazione alla pace, a tutti i livelli di studio, per costruire un percorso rivolto alle nuove generazioni. Perchè i giovani diventino i nostri artigiani della pace».

L'invito delle realtà organizzatrici

Gianfranco Cattai, coordinatore di Retinopera, nei giorni precedenti all'evento aveva sottolineato l'urgenza di organizzare la pace e renderla concreta attraverso azioni istituzionali, spiegando: «Per questo siamo presenti, come Reti in Opera, a Roma all'evento; siamo partner di questa iniziativa e ci adopereremo in tutti i modi possibili per dare vita a questo ministero senza portafoglio, a questa istituzione, della pace.»

Ministero Pace 24giugno
 Matteo Fadda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, evidenzia come lo scenario attuale sia caratterizzato da una crescente violenza, dove l'uso delle armi è visto come l'unico strumento per risolvere i conflitti. «Siamo immersi in uno scenario sempre più violento, dove si ritiene che l'uso delle armi e della guerra sia l'unico strumento idoneo per affrontare e risolvere i conflitti. In realtà, gli effetti fallimentari di questo inganno illusorio sono oggi sotto i nostri occhi. Ci mostrano con chiarezza che la violenza è soltanto distruttiva. Per costruire la pace è necessario, dunque, un cambiamento strutturale del nostro modo di pensare e di agire. Il Ministero della Pace è la nostra proposta. È necessario che la nostra democrazia progredisca, dandosi un nuovo assetto organizzativo e istituzionale che consenta un cambiamento dei modelli educativi, del linguaggio, dei rapporti di forza e degli equilibri di potere. Il "Ministero della Pace" è la scelta che dobbiamo coraggiosamente attuare come strumento di governo, l'unica via possibile per garantire il contrasto alla violenza, prima che il suo dilagare sia irreversibile».

Fadda, intervenendo a Roma, ripercorre il percoso iniziale dell'idea di un Ministero della Pace: «Quando Don Oreste Benzi si è trovato di fronte alla guerra in Jugoslavia nel 1992, ha scelto, insieme a pochi giovani in servizio civile (all'epoca si chiamavano ancora obiettori di coscienza), di partire per la Jugoslavia. Nel 1992, arrivati in Jugoslavia, hanno incontrato i primi profughi e hanno iniziato a vivere negli hotel in cui i profughi si erano rifugiati. Ecco, nel 1994 Don Oreste intuisce l'idea del Ministero della Pace, cioè di dare un senso a quella condivisione di vita che i giovani ventenni, dai quali è nato poi il Corpo Civile di Pace della Comunità Porto Giovanni, Operazione Colomba. I giovani ventenni, nel condividere la vita di questi profughi della guerra in Jugoslavia, hanno capito che, come è già stato detto bene, la pace è una questione di giustizia. Uno dei moti di Don Oreste, che ogni tanto viene ricordato, dice: "Dobbiamo agire non per carità, ma per giustizia". Questo ha dato origine all'idea del ministero della pace. Oggi non stiamo pensando a un ideale, a un anelito ideale o a un'utopia.

Giuseppe Notarstefano, Presidente di Azione Cattolica Italiana, e Emiliano Manfredonia, presidente delle ACLI, concordano nel ribadire la necessità di un Ministero della Pace come strumento per promuovere politiche pubbliche di prevenzione dei conflitti e di educazione alla non violenza. Notarstefano afferma: «Un ministero della pace oggi è necessario, perché la pace va costruita con la stessa determinazione con cui oggi, purtroppo, si costruisce la guerra. Il 2024 è stato l'anno che ha registrato il più alto numero di conflitti dalla Seconda Guerra Mondiale e una spesa militare a record, dimostrando che l'approccio armato non risolve la crisi, anzi la aggrava. Serve un'alternativa credibile. Il ministero della pace serve a questo, a promuovere politiche pubbliche di prevenzione dei conflitti, di educazione alla non violenza, di disarmo, di difesa civile non armata e di cooperazione internazionale equa. Non si tratta di un'utopia, è una scelta concreta, già sostenuta dal Magistero della Chiesa, dai premi Nobel, da tante istituzioni accademiche che trova fondamento nell'articolo 11 della nostra Costituzione. È tempo di restituire dignità agli strumenti di pace. È tempo di una nuova architettura che rimetta al centro la cura, la giustizia, la dignità della persona per la sicurezza collettiva.»

Manfredonia aggiunge: «Siamo alla vigilia di un incontro nel quale ribadiremo la necessità che il nostro Paese istituisca un ministero della pace. So che sembra un'idea folle e controcorrente, ma oggi più che mai, in questi tempi di guerra, dove la guerra ha preso il posto della diplomazia, è importante affermare la necessità della pace, l'urgenza della pace. E lo vogliamo fare attraverso delle istituzioni, come ci ha ricordato anche il Papa Leone XIII durante l'udienza con le associazioni popolari. Istituire un ministero della pace per prepararci alla pace, un ministero che si occupi di diritti umani, di disarmo, di formazione ed educazione alla pace, di cooperazione internazionale, di tutte quelle cose di cui ci sarebbe bisogno per creare le condizioni per una pace duratura. Questo è quello di cui abbiamo bisogno, non abbiamo bisogno di più armi, di rovesciare la nostra economia per far diventare un'economia pronta alla guerra. Siamo in un momento molto delicato e un'idea come questa può sicuramente rivoluzionare il pensiero, perché oggi abbiamo bisogno di andare controcorrente, di sfidare il realismo che ci dice che la guerra è l'unica strada. Vi invito tutti a questo importante incontro e soprattutto a seguire questa possibilità, quella di istituire un ministero della pace.»


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24 Giugno 2025 - ROMA