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11 Ottobre 2021

Catasto: il grande incompreso

Il tema sulla revisione del catasto sta infiammando il dibattito politico del nostro paese. Si paventa un aumento delle tasse. Draghi tranquillizza. Come stanno le cose?
Catasto: il grande incompreso
Foto di Riccardo Ghinelli
Cos'è il catasto? Ma soprattutto a cosa serve? Cosa comporterà l'adeguamento del catasto?
Ogni volta che si parla di riformare il catasto il dibattito s’infiamma. Si alza un grande allarme sull’aumento delle tasse e il governo di turno prima o poi desiste, al massimo dando un’imbiancata ad un edificio che avrebbe bisogno di una profonda ristrutturazione.
Perché il catasto avrebbe bisogno di una riforma e perché suscita così forti reazioni?

Cos'è il catasto?

Perché il catasto avrebbe bisogno di una riforma e perché suscita così forti reazioni?
Vediamo di capire perché, cercando di evitare troppi tecnicismi.
Innanzitutto: cos’è il catasto e perché è tanto importante? La definizione è: l’inventario dei beni immobili, case e terreni, esistenti sul territorio dello Stato. Il suo scopo principale è quello di stabilire le tariffe per l’imposizione dei tributi. Ma può servire ad altre cose, come avere una rappresentazione dettagliata sempre pronta del terreno, fornire dati statistici sulla situazione abitativa ed anche (ma non in Italia) provare la proprietà dei terreni.

Qual è la funzione del catasto?

La sua presenza è fondamentale per il buon funzionamento di uno Stato, tanto è vero che dotarsi di un catasto efficiente fu una delle prime preoccupazioni del neonato Regno d’Italia. Seguirono poi diverse riforme fino ad arrivare, negli anni trenta, all’assetto attuale. Da allora sono stati fatti ritocchi indispensabili per un impianto ormai non più attuale, ma una vera riforma resta da fare.
Per i fabbricati la rilevazione è dettagliata, al punto da conservare la piantina di ogni appartamento. Ma questo nell’era informatica non è un problema. Il problema vero è che il catasto attuale è stato allestito quando la maggior parte delle abitazioni era in affitto ed erano scarse le compravendite. I canoni erano stabiliti a seconda del numero delle stanze e così i redditi sono stati fissati in base all’affitto e il parametro usato è stato il numero dei vani.
Ora la situazione è completamente ribaltata: il modo più diffuso di usufruire della casa è la proprietà ed è più facile rilevare i valori che però sono relativi ai metri quadri. In più sono profondamente cambiate le tipologie delle abitazioni. Nuove abitazioni in periferia con caratteristiche moderne ricevono valutazioni superiori a quelle stabilite a suo tempo per gli alloggi nel centro storico, quartieri costruiti con caratteristiche popolari ora sono divenuti zone di pregio, case coloniche sono diventate ville di campagna.

Cosa succede con la revisione del catasto?

Chiaramente una completa revisione del Catasto dovrebbe cambiare le tariffe con cui gl’immobili sono valutati, anche perché i valori catastali con l’inflazione e le variazioni del mercato invecchiano e sono largamente sottovalutati.
Si valuta che i valori reali siano circa il doppio di quelli catastali, mentre le rendite effettive ben quindici volte più alte. Il metodo rapido, finora usato, è quello di moltiplicarle per un coefficiente, che permette di adeguare il gettito fiscale, ma non rimedia alle sperequazioni.
Si paventa allora un aumento dei tributi conseguente all’adeguamento delle tariffe. Sicuramente con le nuove tariffe ci sarebbe chi viene agevolato e chi penalizzato.

La scelta di Draghi

Come può Draghi affermare che nessuno pagherà di più? Semplicemente ha diviso i due aspetti dell’operazione: adeguare il catasto è un’azione di razionalizzazione, stabilire l’imposizione è un fatto di politica economica.
Applicare automaticamente le norme fiscali attuali, pensate con queste tariffe, comporterebbe un grosso aumento delle imposte per tutti. Così si procederà in due tempi: prima un adeguamento tecnico della classificazione e delle tariffe, che però rimarranno sulla carta fino al 2026.
Solo allora chi sarà al governo deciderà nuove aliquote di tassazione e altre misure che dovrebbero essere tali da mantenere stabile il gettito fiscale.
Per questo Draghi può affermare che la revisione non porterà ad aumenti di tasse. Sarà poi qualcun altro a stabilire il livello di tassazione, anche tenendo conto che è prossima la riforma dell’intero sistema fiscale.
Le obiezioni sono diverse. Una di queste è il fatto che la revisione delle tariffe porterebbe scompiglio in diversi settori dove i valori catastali vengono applicati. Ad esempio potrebbe succedere che qualche percettore di agevolazioni basate sull’ISEE scopra improvvisamente di non averne più diritto.
Ma affermare questo vuol dire ammettere automaticamente che oggi alcune agevolazioni ISEE vengono attribuite su una base non equa.
Ci va bene così?