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18 Aprile 2022

La siccità sta uccidendo il Po

Ci sono i cambiamenti climatici ma anche l'incuria dell'uomo
La siccità sta uccidendo il Po
Foto di alberto68a da Pixabay
Un'ondata straordinaria di calore ha trasformato il fiume più lungo d'Italia in un rigagnolo. Eppure le istituzioni non intervengono
Siccità eccezionali, come quella che ha colpito il bacino padano in questi ultimi tre mesi, saranno sempre più frequenti: negli ultimi 20 anni se ne sono succedute diverse di analoga eccezionalità (2003, 2006) che però si sono manifestate stagionalmente più avanti. Ora invece ci affacciamo alla primavera con una carenza d’acqua impressionante. 

Siccità e alluvioni: due facce della stessa medaglia

Qualche precipitazione c’è già stata, ma non è stata sufficiente per colmare il deficit che si è creato durante un inverno eccezionalmente secco. Dobbiamo peraltro sperare che le precipitazioni non si verifichino tutte insieme, concentrate in pochi giorni o poche ore, o in alcune zone, come è avvenuto spesso in questi ultimi anni, con danni incalcolabili al territorio e all’economia locale.
Purtroppo una delle aree più densamente popolate del nostro Paese passa ormai da una crisi idrica all’altra, da prolungate siccità a eventi alluvionali violenti. Si tratta di facce della stessa medaglia. Gli effetti del cambiamento climatico si stanno abbattendo su un territorio estremamente vulnerabile, caratterizzato da fiumi ridotti a canali, senza più fasce riparie tra acqua e sponde, indispensabili per attenuare le sollecitazioni più estreme. 

Un progetto del Wwf per il ripristino del Po

«Boschi ripariali e zone umide perifluviali - spiega il Wwf - costituiscono una vera e propria spugna per il fiume: tendono a trattenere l’acqua e a permettere le ricariche delle falde durante le piene e a rilasciarla progressivamente durante l’anno contribuendo a ridurre le conseguenze dei periodi forte siccità».
Ed è proprio il Wwf, insieme all’Associazione Nazionale Estrattori Lapidei ed Affini (Anepla), ad aver proposto un progetto di rinaturazione del Po al ministero della transizione ecologica. Un’azione di ripristino fluviale che però a oggi manca di «coinvolgere i Comuni dove saranno realizzati gli interventi di riapertura dei rami laterali del fiume, di abbassamento dei pennelli idraulici, di riforestazione e di controllo della vegetazione invasiva alloctona», avverte l’associazione ambientalista.

Il Po è in stato di abbandono e diventa una pista da motocross

Quel che è certo è che il Po ha bisogno di sostegno. «Il Po sta morendo: ci riempiamo la bocca di transizione ecologica, ma non andiamo a vedere. I nostri politici non vanno a vedere», è il grido di allarme di Paolo Pileri, docente di Pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano, dalle pagine di Altreconomia. Pileri ha camminato nel bel mezzo dell’alveo del fiume in secca, denunciando l’inazione delle istituzioni. 
«Quando il fiume esonda e rompe gli argini allora prendono l’elicottero della protezione civile e ci volano sopra, scandalizzati o presunti tali. Ma così facendo confermano una visione e una sensibilità antropocentriche, tutte concentrate a piangere solo i danni alle cose umane» continua a scrivere Pileri. Mentre oggi, le stesse persone non fanno nulla «perché semplicemente non vedono nulla di antropicamente riconoscibile che viene danneggiato e non capiscono che le immagini del più grande fiume ridotto a un ruscello sono il grido del clima e l’immagine della nostra insipienza». 
L’alveo del fiume è in stato di abbandono e viene usato come pista da motocross. Le gomme delle moto distruggono il greto ma pure le scarpate e gli argini. «Non sarà la natura a ucciderci ma la nostra non voglia di ascoltarla», conclude il professore.