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15 Novembre 2021
Ultima modifica: 15 Novembre 2021 ore 07:37

Le droghe che finanziano i talebani

Eroina, amfetamine, minerali: risorse strategiche per i talebani. Mentre la Siria di Assad è il primo esportatore mondiale di Captagon, la "droga della Jihad".
Le droghe che finanziano i talebani
Foto di Stringer
Secondo un ex agente speciale della DEA, agenzia federale antidroga statunitense, i talebani considererebbero l'oppio «come un'arma per avvelenare i propri nemici percepiti in Patria e all'estero».
Gli Stati Uniti hanno speso più di 8 miliardi di dollari in 15 anni per privare i talebani della loro principale fonte di finanziamento: il commercio di oppio ed eroina. Hanno distrutto coltivazioni, fatto irruzione in laboratori, bombardato capannoni. È servito a ben poco. L’Afghanistan continua a essere il principale fornitore illegale di oppiacei nel mondo. Più dell’80% dell’eroina e dell’oppio consumati a livello globale arriverebbe proprio da lì. Anzi, con il caos che è seguito al ritiro delle truppe americane, la produzione e l’esportazione di droga sarebbero destinate ad aumentare, con tragiche conseguenze. 

L' Afghanistan è un narcostato?

«Una maggiore produzione farebbe diminuire i prezzi e renderebbe le droghe più accessibili, più attraenti», ha dichiarato all’agenzia Reuters Cesar Gudes, il responsabile dell’ufficio UNODC (agenzia delle Nazione Unite contro le droghe e il crimine) di Kabul. 
La giornalista investigativa statunitense Elaine Shannon non esita a chiamare l’Afghanistan "narcostato": un Paese nel quale tutte le istituzioni sono ormai inquinate dal potere e dalla ricchezza derivanti dal traffico illegale di droghe. Le indagini degli investigatori statunitensi hanno dimostrato che i talebani sarebbero strettamente interconnessi con i trafficanti di droga in ogni angolo del Paese. 
Come ha commentato Shannon sul Washington Post, smantellare il cartello dei narcotrafficanti si è rivelato impossibile, anche perché le figure chiave nazionali e tribali afgane hanno giocato per molti anni su due tavoli, guadagnando soldi dal traffico di droga e lavorando come intermediari nei rapporti con i poteri locali per la coalizione militare guidata dagli Stati Uniti, che garantiva loro protezione. 
L'economia dell'oppio varrebbe da sola oltre 2,1 miliardi di dollari all'interno dell'Afghanistan. Il cartello ha però progressivamente diversificato le proprie attività. Nel 2010 è diventato il più grande produttore mondiale di hashish e dal 2015 produce crystal meth, cristalli di metanfetamina, che crea un'assuefazione devastante. 
In base a quanto dichiarato da Keit Bishop, un ex agente speciale della DEA, agenzia federale antidroga statunitense, i talebani considererebbero l'oppio «come un'arma per avvelenare i propri nemici percepiti in Patria e all'estero». 
 

Afghanistan: "l'Arabia Saudita del litio"

Sarebbe però improprio e sbrigativo ridurre la potenza economica dei fondamentalisti afghani alla droga. Nel 2010, un rapporto di esperti militari e geologi statunitensi ha stimato che l'Afghanistan, uno dei paesi più poveri del mondo, era seduto su quasi 1.000 miliardi di dollari (850 miliardi di euro) di ricchezza mineraria, grazie a enormi depositi di ferro, rame, litio, cobalto e terre rare. Nel decennio successivo, la maggior parte di queste risorse è rimasta intatta a causa dei continui conflitti all'interno del paese. Nel frattempo, il prezzo di molti minerali è salito alle stelle, innescato dalla transizione globale all'energia verde. Un rapporto aggiornato del governo afgano nel 2017 ha stimato che la nuova ricchezza mineraria di Kabul, compresi i combustibili fossili, potrebbe arrivare oggi a 3.000 miliardi di dollari. 
Come riportato dalla testata tedesca Deutsche Welle, il litio, che è usato nelle batterie delle auto elettriche, degli smartphone e dei computer portatili, sta vivendo un boom senza precedenti, con una crescita annuale del 20% rispetto al 5-6% di qualche anno fa. Una nota del Pentagono ha definito l'Afghanistan "l'Arabia Saudita del litio" e ha previsto che i depositi del Paese potrebbero eguagliare quelli della Bolivia, che detiene le più grandi riserve a livello globale. 
Anche il rame sta beneficiando della ripresa economica globale post-COVID, con un aumento del 43% nell'ultimo anno. Più di un quarto della futura ricchezza mineraria dell'Afghanistan potrebbe essere realizzata proprio espandendo le attività di estrazione del rame. 
La Cina - che già oggi è il più grande investitore straniero in Afghanistan – è visto come probabile capofila nella corsa per aiutare il paese a costruire un sistema minerario efficiente per soddisfare gli insaziabili bisogni di minerali di Pechino. Un'operazione del genere, in uno degli stati più disastrati del mondo, potrebbe però richiedere anni. Ciò significa che l'economia afgana rischia di rimanere pesantemente dipendente dagli aiuti stranieri e dal traffico di droghe per il prossimo futuro. 

Captagon, l’oro della Siria 

Captagon: la droga che finanzia i Talebani
Foto di EPA/GUARDIA DI FINANZA


Un destino che pare essere attualmente condiviso anche dalla Siria. In base a quanto riportato dal settimanale britannico The Economist, il Paese sarebbe diventato il primo esportatore mondiale di Captagon. Parte della famiglia delle amfetamine, può avere un effetto simile a quello del Viagra e sconfiggere il sonno. Sarebbe ormai la droga più amata nelle feste della gioventù saudita. Una pastiglia costa intorno ai 25 dollari ma basterebbe a «farti ballare per tutto il fine settimana». 
Anche se i governanti sauditi si sono opposti al regime siriano per un decennio, l'assunzione di Captagon da parte dei giovani del Paese lo starebbe finanziando. Per il presidente Bashar al-Assad, la droga «è diventata una manna, almeno nel breve periodo», scrive l'Economist. 
Mentre l'economia formale crolla sotto il peso della guerra, delle sanzioni e del dominio predatorio degli Assad, la droga sarebbe diventata la principale esportazione e fonte di valuta forte della Siria. L'anno scorso, in tutto il mondo, le forze di polizia avrebbero sequestrato droga siriana per un valore al dettaglio di non meno di 3,4 miliardi di dollari. L'esportazione di olio di oliva, il bene legale più venduto all'estero dal Paese del vicino oriente, vale appena 122 milioni di dollari all'anno. 
I sequestri della polizia in acque straniere confermano le dimensioni del traffico di droga proveniente dalla Sira.
L'anno scorso la guardia di finanza di Napoli ha scoperto, nel porto di Salerno, 84 milioni di pasticche per un valore di oltre 1 miliardo di euro su una sola nave: il più grande sequestro di droghe legate alle amfetamine di tutti i tempi. Il porto libico di Bengasi, collegato da una rotta di navigazione regolare con la Siria, sarebbe uno snodo chiave per il traffico. 
Gli Assad negano ogni coinvolgimento. Ma, continua l'Economist, poiché Bashar al-Assad ha difficoltà a pagare le sue truppe, affiderebbe gran parte del Paese a signori della guerra che supervisionano il contrabbando. 
Il regime potrebbe anche usare il Captagon come una leva nelle lotte di potere regionali. «Usano la droga come arma contro i Paesi del Golfo», ha dichiarato Malik al-Abdeh, un osservatore della Siria vicino all'opposizione. «Il messaggio è: normalizzate le relazioni politiche con la Siria, o distruggeremo la vostra gioventù».