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26 Agosto 2023

Martin Luther King: 60 anni fa il sogno di libertà. Quale eredità?

Era il 28 agosto del 1963 quando il leader del movimento per i diritti degli afroamericani pronunciò la famosa frase "I have a dream". Le sue parole indicano la dove trovare la forza di amare.
Martin Luther King: 60 anni fa il sogno di libertà. Quale eredità?
Foto di Wikipedia
Aveva 34 anni Martin Luther King, quando fece il suo famoso discorso a Washington, al termine della Marcia per il lavoro e la libertà. Erano presenti oltre 250 mila persone. Lo stesso anno la rivista Time gli dedicò la copertina e un anno dopo ottene il Premio Nobel per la pace. Vene ucciso a Memphis nel 1968.
Se per misteriosi motivi non conosceste la vita di Martin Luther King vi consiglio vivamente di ascoltare i suoi discorsi più noti, “I have a dream” (1963) e “I’ve been to the mountaintop” (1968), l’ultimo fatto prima di essere ammazzato.
Se siete riusciti a non commuovervi, a non vibrare per la potenza delle parole, per la forza con cui parlava, forse ha vinto il cinismo dentro il nostro cuore, se vi siete invece chiesti da dove venisse quella forza e se ancora sia disponibile, beh! Anch’io me lo chiedo, come voi.
Quando ascolto i suoi discorsi o leggo i suoi libri, mi domando sempre perché abbiamo nascosto la natura vera dell’amore, perdendo una forza immensa e vitale di cambiamento del mondo.
Time. Martin Luther King Jr., uomo dell'anno.
Foto di Time

In un momento come oggi, segnato da guerre e prospettive ambientali apocalittiche, e dall’idea che gli unici cambiamenti possibili sono virtuali o intimisti, guardare alla lotta per i diritti dei neri in America negli anni '50 e '60 aiuta a credere che si possa cambiare anche una società militarista violenta e razzista, riuscendo a spezzare la segregazione razziale, a patto di legare strettissimamente le parole all’azione e accettando di pagare un alto prezzo personale.

Se non sei pronto a morire per quello in cui credi non sei libero
Martin Luther King

Le parole di Martin indicano una strada per la libertà... Provo a mettere in fila quel che io vorrei imparare dalla vita di Martin, lo scrivo come un impegno personale, per non perdere una eredità così importante.

Per non perdere la sua eredità

La sua scelta, a rischio della vita, di una lotta nonviolenta mi dice che c’è qualcosa di più estremo della violenza, mi risveglia la nostalgia di essere una persona vera, con una vita vera, che il giocare al ribasso, accontentarci non serve né a noi né al mondo, come disse Mandela.
Proprio ora che la distanza tra chi non ha nulla per vivere e tra chi è padrone di tutto il mondo è enorme e cresce, mi parla al profondo del cuore (se ne ho ancora uno…)  l’esempio di dedicare la vita alla scoperta che Dio è il Dio della liberazione degli schiavi, non della sicurezza e del benessere per pochi, è un Dio del cambiamento nel segno della giustizia e che il vuoto lasciato dalla violenza può solo essere riempito da una capacità di umanità, di compassione. Di solidarietà, di amore (se la parola non fosse quasi inservibile...)
Alla fine della sua vita, seguendo i suoi maestri Cristo e Gandhi, decise di trasferirsi in un quartiere povero di Chicago, la sua ultima marcia fu la marcia degli spazzini.
Direi che il suo ultimo regalo è indicare dove trovare la sorgente di questa forza di amare...