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1 Agosto 2023
Ultima modifica: 1 Agosto 2023 ore 09:25

Maternità surrogata. Verso il reato universale

La proposta di Legge approvata alla Camera il 26 luglio scorso
Maternità surrogata. Verso il reato universale
Foto di LAURENCE ROUAULT da Pixabay
L'Italia potrebbe essere il primo paese al mondo a sanzionare la pratica dell'utero in affitto anche se commessa all'estero
Se passerà anche al Senato, l’Italia sarà il primo paese al mondo in cui la pratica dell’utero in affitto sarà sanzionata anche se commessa all’estero.
La Legge 40 del 2004 già vieta questa pratica quando commessa o pubblicizzata sul territorio italiano. Le pene vanno da tre mesi a due anni di reclusione, la multa da 600mila a un milione di euro. La maggioranza di governo, sostenuta da frange dell’opposizione, ha già approvato alla Camera un testo che estenda tali pene anche in caso di reato compiuto all’estero, rendendolo universale.
Altre fattispecie di reato già configurate in tal modo riguardano la pedofilia, lo stupro, il genocidio. Si tratta di crimini contro l’umanità fra cui rientrerà anche la maternità surrogata se il testo in esame diverrà legge.
Già 69 paesi nel mondo, su 119 analizzati, vietano tale pratica mentre 31 la permettono in modo esplicito e regolamentato. In alcuni di questi è permessa come GPA commerciale, aperta anche agli stranieri, in altri è definita come altruistica o solidale ma con lauti rimborsi spese.
In pratica chi non riesce ad avere figli in modo naturale ricorre a tale metodo per supplire ad una infertilità patologica o legata all’impossibilità procreativa di relazioni omosessuali.
Tuttavia «Sebbene in passato la maternità surrogata fosse praticata principalmente da coppie eterosessuali con problemi di infertilità, oggi sempre più uomini single si rivolgono a questa tecnologia riproduttiva per realizzare il loro sogno di diventare genitori», pubblicizza un noto sito canadese.

Che cosa è la GPA?

Chiamata anche GPA, gravidanza per altri, consiste nella stipula di un contratto in cui gli aspiranti genitori si accordano con una donna che mette a disposizione il proprio utero. Normalmente vi è la mediazione di una agenzia e di una clinica che drenano la maggior parte del denaro posto in gioco (dai 9 ai 140 mila euro).
Si tratta infatti di produrre in laboratorio embrioni umani di cui il committente fornisce generalmente almeno uno dei due gameti. Alcuni di questi si trasferiscono nell’utero della gestante in affitto la quale ha il solo compito di portare a termine la gravidanza e consegnare il figlio alla nascita.
Numerosi gli obblighi che si dovrà assumere la donna durante la gestazione, fortemente limitativi della sua libertà personale fino ad una semi-prigionia, compreso quello di abortire se il feto dovesse risultare difettoso. Più i paesi e le gestanti sono povere e meno sarà la remunerazione che arriverà realmente alla donna, aumentando parimenti le condizioni vessatorie nei suoi confronti.   
Alla nascita il bambino è immediatamente sottratto alla gestante per consegnarlo al/agli aspiranti genitori insieme ad un certificato di nascita che lo qualificano come figlio. Ad oggi tale rapporto di filiazione non è riconosciuto in Italia se non, caso per caso, attraverso la sentenza di un giudice. Inevitabile che il bambino crescendo desideri conoscere le proprie origini, diritto oggi difficilmente esigibile pur riconoscendone l’importanza per la maturazione della sua identità personale oltre che per la sua salute.

Gestazione per altri. Una forma di schiavitù

Fra le notizie pubblicate in rete sono tali e tante le esasperazioni da far pensare si tratti di una pratica con un in insanabile vizio di origine. Fra chi non ritira il neonato e chi non lo consegna, chi desidera di arrivare ad avere 100 figli commissionandone 20 in una sola volta, da pacchetti soddisfatti-o-rimborsati a contratti con tentativi illimitati…
La Comunità Papa Giovanni XXIII si è più volte esposta denunciando tale fenomeno come gravemente ingiusto per tutte le parti in causa, in particolare i nascituri soggetti a compravendita e le gestanti surrogate cui sono lese la dignità e i più elementari diritti fino al configurarsi di una nuova schiavitù. Dal 2014 anche presso le Nazioni Unite si è impegnata verso il mondo intero affinché tale pratica venga a cessare in relazione alle numerose ed evidenti violazioni delle convenzioni sui diritti umani e dei diritti del fanciullo insite nella maternità surrogata nonostante i numerosi tentativi di regolamentazione. L’utero in affitto è uno degli aspetti più problematici conseguenti alle tecniche di fecondazione artificiale. Il passare dal procreare al produrre, dall’accogliere al pretendere, dal desiderio all’acquisto, porta a considerare il bambino e la gestante merci soggette alle leggi del mercato rompendo con un contratto il più forte legame d’amore che si possa immaginare sulla terra, quello fra genitori e figli.