Prosegue, senza dibattito pubblico e nonostante le proteste di associazioni e giuristi, la ventennale alleanza militare con Israele. E ciò mentre la Corte Internazionale di Giustizia e l'ONU chiedono la sospensione di ogni collaborazione militare con Israele, accusato di gravi violazioni dei diritti umani e crimini di guerra a Gaza. Molte associazioni sollevano dubbi sulla legittimità e sull'opportunità di queste intese, vediamo perché.
L’8 giugno 2025 ha compiuto venti anni il “
Memorandum Italia-Israele in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa”. Tale accordo è stato ratificato in Italia con la legge n. 94 del 2005 e contempla il periodico rinnovo tacito quinquennale, ove non intervenga denuncia scritta, notificata da una delle parti all’altra, prima della scadenza dei 5 anni. In caso di denuncia, il Memorandum cessa di avere efficacia al sesto mese successivo alla sua notifica.
La denuncia non c’è stata e il memorandum è tuttora attivo, nonostante le proteste di tante associazioni e gruppi della società civile (Emergency ha raccolto 200mila firme per fermare il rinnovo dell’intesa), e
nonostante la diffida formale al governo in merito al rinnovo del Memorandum inviata lo scorso maggio da un gruppo di 10 giuristi.
La diffida richiama diversi atti internazionali tra cui il parere della
Corte Internazionale di Giustizia (luglio 2024), che ha dichiarato illegale l’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi Occupati, le misure provvisorie della stessa Corte nel medesimo procedimento, che riconoscono la
plausibilità di un genocidio in corso a Gaza e i mandati di arresto emessi il 21 novembre 2024 dalla Corte Penale Internazionale nei confronti del Primo Ministro israeliano
Benjamin Netanyahu e l’ex Ministro della Difesa
Yoav Gallant accusati di
crimini di guerra e contro l’umanità.
La diffida evidenzia poi come il Memorandum sia rimasto in vigore in modo opaco e privo di trasparenza verso i cittadini italiani, generando costi per lo Stato senza un chiaro controllo democratico.
Il rinnovo tacito del Memorandum è avvenuto in piena crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, con oltre 60.000 morti palestinesi accertati, di cui circa 20.000 bambini: un’aperta violazione della nostra Costituzione (in particolare gli articoli 10, 11 e 117) e dei principi del Diritto internazionale, che impongono agli Stati di non contribuire, in alcun modo, al mantenimento di situazioni illegali come l’occupazione militare e la colonizzazione.
La Corte Internazionale ha stabilito che tutti gli Stati hanno il dovere di non prestare aiuto ad atti contrari al diritto internazionale e alla dignità umana. L’Italia, non avendo mai preso ufficialmente le distanze da queste violazioni, rischia di esserne
complice sul piano giuridico e politico. Collaborare con un governo che bombarda ospedali, scuole e campi profughi è complicità.
Ciò nonostante,
l’Italia ha da poco approvato l’acquisto da Israele degli aerei G550 CAEW, dotati di sofisticati sistemi usati per la guerra elettronica e il targeting militare, ossia per guidare i cacciabombardieri sugli obiettivi. Questo programma, estremamente costoso, di acquisti militari da Israele avviene nell’ambito di questa cooperazione militare che va fermata.
Nel 2024, di fronte alle reazioni spropositate di Israele contro la popolazione civile palestinese, sia la
Corte Internazionale di Giustizia dell’ONU che
l’Assemblea Generale dell’ONU («States and companies must end arms transfers to Israel immediately or risk responsibility for human rights violations»:
UN experts. Geneva, 20 June 2024,
OHCHR) hanno invitato tutti gli Stati a
sospendere qualsiasi forma di cooperazione con Israele, per non essere complici delle sue condotte illecite. Dato che il Memorandum prevede la cooperazione, esso non può essere rinnovato.
Leggi violate e emergenza umanitaria
La Commissione d’inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi Occupati e Israele ha rilasciato un’interpretazione dettagliata degli obblighi legali degli Stati, avvisando che «questa restrizione sulle relazioni militari
si applica anche alla cooperazione in ricerca e sviluppo con Israele, all’impegno in esercitazioni militari e di addestramento congiunti con Israele e a qualsiasi importazione da Israele che fornisca finanziamenti e sostegno economico a Israele per mantenere l’occupazione illegale».
Con queste premesse l’Italia rischierebbe di essere deferita davanti alla Corte Internazionale di Giustizia.
Il governo non ha risposto alla diffida dei giuristi, e il ministro Ciriani riferisce che il rinnovo tacito dell'accordo avverrà 5 anni dopo la notifica israeliana, ovvero il 13 aprile 2026.
Eppure la data del rinnovo è completamente irrilevante, l’accordo può infatti essere denunciato unilateralmente in qualsiasi momento.
Come sottolineato dai giuristi,
il memorandum viola il diritto internazionale, gli ordini della Corte Internazionale di Giustizia volti a prevenire il reato di genocidio, il parere sempre della CIG sull'illegalità dell'occupazione israeliana, e gli ordini di arresto della Corte Penale Internazionale. Inoltre, è da considerarsi incostituzionale.
I giuristi hanno presentato una richiesta di accesso civico agli atti, alla quale la Presidenza del Consiglio dovrà rispondere entro 30 giorni. Il memorandum si basa infatti su un accordo segreto del 1987 - un fatto anomalo e potenzialmente incostituzionale.
Difesa, affari e ambiente
Ma la collaborazione tra Italia e Israele non finisce qui. Qualche settimana fa il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci) e la Israel Innovation Authority (Iia) hanno lanciato la
ventunesima edizione del bando congiunto per «progetti di ricerca, sviluppo e innovazione», basati sull’Accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra Italia e Israele, siglato nel 2000 e ratificato con la legge n. 154 dell’11 luglio 2002.
Il bando scade il 12 agosto 2025 e riguarda il
tema delle tecnologie sostenibili per affrontare le sfide del cambiamento climatico nella regione del Mediterraneo, in particolare per progetti sulla gestione e tecnologie dell’acqua, tecnologie agroalimentari, transizione energetica e energie pulite, scienze della vita, biotecnologie e tecnologie mediche.
Eppure
a Gaza la distruzione sistematica dell’ambiente sta assumendo proporzioni abnormi.
Un recente studio interuniversitario pubblicato su SSRN (Social Science Research Network) quantifica
l’impatto sul clima delle azioni militari a Gaza e in Libano dall’ottobre 2023 a gennaio 2025 in circa 1,9 milioni di tonnellate di anidride carbonica: più delle emissioni prodotte in un anno da dieci nazioni a basso impatto ambientale.
Al bando possono candidarsi enti non profit in partnership con aziende e a selezionare i progetti sarà il Maeci, mentre per Israele il proponente deve essere un’azienda di ricerca e sviluppo, e l’autorità israeliana selezionatrice sarà la Israel Innovation Authority (Iia), ente pubblico di supporto all’innovazione militare industriale. (nel 2021, per esempio, l’Iia ha siglato un accordo per la creazione di un consorzio guidato dal colosso militare Elbit Systems per lo sviluppo di tecnologie di interazione uomo-robot, utili in contesti di guerra).
Dopo lo scorso anno, quando gli studenti protestarono verso le proprie università perché non partecipassero, quest’anno il bando si concentra su “ricerche civili”, in particolare sulla gestione dell’acqua.
Eppure tanti organismi internazionali e ONG, anche israeliane, evidenziano da tempo che le politiche coloniali di Israele contro i palestinesi, comprendono la
sistematica negazione dell’accesso all’acqua, sequestrando sorgenti d’acqua e serbatoi di acque sotterranee, rubando acqua dal Giordano e usando l’acqua come arma nel sistema di apartheid israeliano, con gravissimi danni anche all’agricoltura e all’alimentazione.
Negli ultimi anni
Israele ha continuato a distruggere il settore agricolo nella parte orientale di Gaza, vicino al confine, irrorando dal cielo migliaia di ettari di colture con pesticidi chimici mortali al fine di rendere la terra sterile per permettere visibilità e lasciare il terreno scoperto. Il suolo e le risorse idriche sono completamente contaminati.
A questo punto c’è il dubbio che una collaborazione con Israele nel campo agricolo, ambientale e di gestione dall’acqua possa essere qualificarsi come partecipazione all’apartheid ai danni dei palestinesi.