Contro la logica della guerra, l'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, insieme alla Fondazione Fratelli Tutti, le Acli e l'AC, rilancia l'idea di un Ministero della Pace. Questa proposta, radicata nella Dottrina Sociale della Chiesa, mira a costruire una pace attiva attraverso giustizia, dialogo e disarmo. Modelli simili esistono già in Costa Rica ed Etiopia, e l'urgenza di un cambiamento è sancita dall'articolo 11 della Costituzione italiana.
Contro la logica devastante della guerra, riemerge come un raggio di luce l’intuizione di don Benzi: istituire un Ministero della Pace. Questa proposta, promossa dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e appoggiata dalla Fondazione Fratelli Tutti, le Acli e l’AC, non è nuova, ma un grido antico della Chiesa nel Novecento.
Si vis pacem, para pacem
Già Benedetto XV definiva la Prima Guerra Mondiale una «inutile strage». Pio XII, alla vigilia del secondo conflitto mondiale, ammoniva: «Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra». Questi moniti si scontrano con la logica del “si vis pacem para bellum”, che riduce la pace a mera assenza di guerra, un concetto negativo fondato sugli armamenti.
La Dottrina Sociale della Chiesa ribalta questa prospettiva con la massima “si vis pacem para pacem”: la vera pace si costruisce attivamente, è un processo che richiede l’impegno di tutti. Richiede scelte basate su giustizia e solidarietà, dialogo e disarmo. Proporre un Ministero della Pace non è un’utopia, ma è un’urgenza per rafforzare la missione sancita dall’articolo 11 della Costituzione italiana che "ripudia la guerra”.
Diplomazia, dialogo, cultura
Si riaffarmerebbe così la diplomazia e la cultura della pace. Le sue aree di azione includerebbero: mediazione e diplomazia preventiva per disinnescare le tensioni; risoluzione dei conflitti attraverso dialogo e rafforzamento del diritto internazionale umanitario; ricostruzione post-bellica e promozione dei diritti umani per curare le ferite e purificare la memoria sociale. Infine, politiche del disarmo, con la deterrenza come mezzo, non come fine. Modelli simili esistono già in Costa Rica ed Etiopia.
La Pacem in Terris del 1963 lo ricorda: «Si mettano al bando le armi nucleari; e si pervenga finalmente al disarmo integrato da controlli efficaci» (n.60). Per questo la Chiesa propone un “disarmo integrale”: non basta ridurre le armi, dobbiamo disarmare gli spiriti, le parole e le scelte quotidiane. È fondamentale arginare la “psicosi bellica”. Papa Leone ha proposto che il Vaticano diventi uno spazio in cui i nemici possano incontrarsi.
L'incontro del 12 settembre
In occasione del Giubileo, durante il Meeting della fraternità del 12 settembre in Piazza San Pietro, si rifletterà sull’importanza del Ministero della Pace.
Il frutto culturale è ormai maturo, ce lo chiedono i più giovani. Anche il premio Nobel per la Pace, Oscar Arias Sanchez, scrive nel Dizionario della Fraternità. 365 parole per riscrivere la nostra umanità: «Le guerre ci portano a investire in armi e negli eserciti invece di costruire scuole, ospedali e abitazioni. Il mondo non ha bisogno di soldati ma di più medici e insegnanti».
Lo scriveva il poeta: La pace non è silenzio d’armi, ma voce che semina campi e non confini.