Di pace si parla da troppo tempo, mentre si continuano a fare guerre. È arrivato il momento di organizzarla con una proposta istituzionale che rinnovi la politica e trasformi la pace in un programma di governo.
Il 2 ottobre a Palermo, nella sede del primo Parlamento d’Europa e nel cuore del Mediterraneo, come Comunità Papa Giovanni XXIII, insieme alle associazioni con le quali condividiamo questo ambizioso progetto, abbiamo convocato le autorità civili, le autorità ecclesiali, e i cittadini per presentare il
Ministero della Pace come una scelta di governo, durante il convegno "La nonviolenza: stile di una politica per la pace".
Ma i confini sono più ampi, è una scelta di
civiltà, è una scelta di
umanità, è una prospettiva di
speranza per il futuro dei nostri figli.
Pace: dalle parole ai fatti
La mia generazione sente parlare di “pace nel mondo” da quando è al mondo: 50 anni fa il grande fermento giovanile auspicava la pace con forza, oggi non è più solo attuale ma è urgente “organizzare la pace”, come diceva don Oreste Benzi.
Come cittadino italiano il mio orizzonte di riferimento parte certamente dal Presidente Sergio Mattarella quando a Santiago del Cile ha esortato i paesi che hanno la
vocazione alla pace ad indicare doverosamente alla comunità internazionale «qual è la strada vera, più giusta e adeguata alle sorti del mondo» (
Discorso alla comunità italiana di Santiago del Cile, martedì 4 luglio 2023).
E come fedele cattolico il mio orizzonte arriva fino a Papa Francesco, che ha ricordato come il sogno e la sfida di oggi per i paesi che si affacciano sul mediterraneo sia di recuperare la loro
vocazione «di essere laboratorio di civiltà e pace» (Udienza Generale, mercoledì 27 settembre 2023).
La Comunità Papa Giovanni XXIII intende rispondere a questa vocazione, a questa chiamata, riproponendo con nuova determinazione la scelta del Ministero della Pace per strutturare ed organizzare la pace. È un progetto ambizioso con obiettivi alti: gestire i conflitti sociali, promuovere la difesa civile, attuare politiche di disarmo, difendere i diritti umani, educare alla nonviolenza, prevenire la violenza.
La sperimentazione in atto
Noi stiamo già sperimentando che un diverso modo di agire è possibile, nelle nostre comunità di accoglienza, nelle cooperative sociali, nei territori in cui viviamo, sia in Italia che all’estero, anche in alcuni territori in cui sono attivi dei conflitti (dove siamo presenti con i volontari di Operazione Colomba), nel rapporto con gli enti pubblici, con le istituzioni sociali e sanitarie, con le istituzioni universitarie e scolastiche, nel tessuto cittadino. È possibile impiantare e far crescere semi di pace che a poco a poco modifichino l’ambiente e il contesto vitale in una nuova società che noi chiamiamo
società del gratuito: un contesto vitale nel quale scegliamo di mettere al centro la persona umana investendo sulla complementarietà al posto della contrapposizione, impegnandoci nel costruire lavorando “a favore di” e non nel demolire con i “contro”, incentivando il dialogo che favorisca la comunicazione e l’azione comune, con lo stile della nonviolenza che disinneschi la violenza.
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