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5 Dicembre 2023
Ultima modifica: 5 Dicembre 2023 ore 09:32

Caro Nelson Mandela. Perché non impariamo da te?

Dieci anni fa moriva una delle figure più carismatiche del novecento nel Sudafrica sudorientale. Ha lottato contro l'apartheid. Nonostante i 27 anni di carcere non ha odiato. Eppure non è sempre stato un non violento. Cosa ha da dirci oggi?
Caro Nelson Mandela. Perché non impariamo da te?
Da leader politico del Sudafrica diventa un leader morale di tutti, in tutto il mondo. Questo, specialmente in questo momento, noi europei dovremmo impararlo, caro Madiba.
Dieci anni fa moriva una delle figure più carismatiche del novecento nel Sudafrica sudorientale.
Mi interessa imparare qualcosa dalla vita di Nelson Mandela, (Mvezo, 18 luglio 1918 – Johannesburg, 5 dicembre 2013)?
Ha speso gran parte della vita in carcere, era a capo di un esercito, era un capo di Stato.

Mandela: 27 anni di carcere. Perché non ha odiato? 

A me interessa capire come sia uscito vivo dalla prigione, senza odiare, come ha vinto la sfida con un nemico più potente, mi interessa capire cosa sia la forza morale che emerge dai suoi discorsi, dalle sue azioni.
Nelson Mandela, di famiglia regale, ha sempre puntato alto: è stato il primo avvocato nero del Sudafrica bianco (e razzista), ha sempre dichiarato che non accettava il regime di apartheid (ne ha pagato il prezzo) ed ha vinto.
Ha affrontato lunghissimi anni di carcere (27 anni in prigione, dal 1963 al 1990), spesso in isolamento, è stato lontano dalla famiglia e ne è uscito senza risentimento, con una invincibile capacità creativa con cui ha dato vita alla commissione “Verità e riconciliazione” (insieme all’arcivescovo Desmond Tutu), con cui ha sfidato l’odio e il desiderio di vendetta di milioni di suoi concittadini.

Mostra Nelson Mandela
Ottobre 2023. Il re dei Paesi Bassi guarda delle immagini di Nelson Mandela nell'Apartheid Museum a Johannesburg in Sud Africa.
Foto di Kim Ludbrook


Dopo la sua cattura, lui che a capo dell’esercito fuorilegge dell’ANC, principale partito dei neri in Sudafrica stava preparando anche attentati alle infrastrutture del paese, finisce in carcere, ad un passo dalla morte  e capisce che può comunque lottare, anche in condizioni di assoluto sfavore come l’isolamento.
Trasforma il carcere nel suo nuovo campo di battaglia, impara la lingua dei suoi carcerieri, l’afrikaans, e li sfida non sul piano della forza fisica ma della forza morale, «vi vincerò e la vittoria sarà anche vostra», per usare parole famose.
I suoi secondini non possono che arrendersi, al punto da diventarne in seguito amici.
Cosa ha fatto Nelson in carcere per non odiare, per non uccidersi per non impazzire? Ha creduto al futuro di guida morale e politica del paese che sarebbe diventato e che giorno per giorno poteva già costruire ed essere: ha seguito una rigida disciplina di esercizio fisico e di preghiera e meditazione. «Sono il padrone del mio destino, il capitano della mia anima», si ripeteva meditando la poesia Invictus di William Ernest Henley a lui tanto cara, forse vedendo l’effetto della paura e dell’odio su chi lo teneva prigioniero ha deciso di non diventare come i suoi nemici.

INVICTUS

Dal profondo della notte che mi avvolge,
Nera come un pozzo da un polo all’altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per la mia anima invincibile.

Nella feroce morsa delle circostanze
Non ho arretrato né gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma non chino.

Oltre questo luogo d’ira e lacrime
Incombe il solo Orrore delle ombre,
E ancora la minaccia degli anni
Mi trova e mi troverà senza paura.

Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:

Io sono il capitano della mia anima.

William Ernest Henley 1988


Mandela era Sudafricano, paese di dolore e gioia, di razzismo e convivenza, là Gandhi ha cominciato i suoi esperimenti con la verità, là è nato e vissuto Albert John Luthuli, altro premio nobel per la pace e tra i fondatori dell’ANC, là è nato e ha vissuto Desmond Tutu…
Grazie alle pressioni di tante persone e associazioni da tutto il mondo, Mandela infine viene liberato nel 1990 e, appena uscito dal carcere, nel primo discorso pubblico, prima delle prime libere elezioni, chiede che mai più in quel meraviglioso paese ci sia lo sfruttamento e la violenza di un uomo sull’altro. Non ha chiesto vendetta, non ha detto: «Ora ve la faremo pagare», ha chiesto che tutti diventassero più umani.
Vince le elezioni presidenziali nel 1994. Dopo un mandato da presidente terminato nel 1999 si dedica all'impegno umanitario con la fondazione che porta il suo nome.
Muore a Jonahhesburg a 95 anni il 5 dicembre 2013.
Da leader politico del Sudafrica diventa un leader morale di tutti, in tutto il mondo…
Questo, specialmente in questo momento, noi europei dovremmo impararlo, caro Madiba.