Nicola Balestra, uno degli "angeli crocifissi" della Comunità Papa Giovanni XXIII - come li chiamava don Oreste Benzi - il 15 agosto se ne è volato in cielo, all'età di 44 anni. Resterà la memoria di un vero e proprio maestro di vita, in particolare «maestro dell'abbandono e del silenzio di Dio» come lo ha definito Grazia Isaia, la sua mamma affidataria, che lo ha accudito con amore fino all'ultimo respiro. Si è spento dopo essere stato in pellegrinaggio a Lourdes, tra le braccia di Maria. Il funerale avrà luogo nella Parrocchia di San Filippo e Giacomo in Verzuolo (CN), martedì 19 agosto alle 15.30.
Nicola è nato il 13 agosto 1981 a Carpi, in provincia di Modena. I suoi primi anni di vita sono stati segnati da grande sofferenza, disagio e difficoltà, vivendo con la madre in «una situazione veramente di estrema difficoltà - racconta Grazia -. Nicola aveva una cerebropatia grave ed era anche autistico. La sua salute era sempre più fragile a causa di tante complicanze di salute. Di fronte al peggioramento delle sue condizioni la madre, in un grande gesto d'amore, chiese all’assistente sociale di trovargli una brava mamma che potesse prendersi cura di Nicola».
Così Nicola, all'età di 4 anni, dopo un periodo nella Pronta accoglienza per minori gestita dalla Comunità Papa Giovanni XXIII a San Lorenzino di Riccione, arrivò in Piemonte dove visse per un anno con la sua prima mamma affidataria, Margherita.
La salute di Nicola però si aggravò notevolmente, il suo destino sembrava segnato. Si cercava per questo una mamma che potesse accompagnarlo durante il periodo che gli rimaneva da vivere, perché, affermava don Oreste Benzi, «è giusto che un bimbo muoia tra le braccia di una mamma». La strada di Nicola si intrecciò con quella di Grazia Isaia, appenna 21 enne, che il 5 ottobre 1987 decise di «accompagnare Nicola in questo passaggio».
Nonostante la sua «immensa fragilità», Grazia racconta come Nicola sia stato «la dimostrazione vivente che la vita è nelle mani di Dio». Come egli «avesse voglia di vivere, fosse aggrappato alla vita, e gli bastava veramente il minimo vitale per scappare fuori nelle situazioni più impensate». Dopo alcuni anni in Piemonte, nel 1990 si trasferirono nella Casa di preghiera, sempre della Comunità Papa Giovanni XXIII, a San Marino.
Grazia racconta: «Nicola ha incontrato il mondo, ha veramente toccato i cuori di tutti, di tanti, dei più disperati», alternando sempre fasi di salute precaria con momenti di recupero. Molti suggerivano di «lasciarlo andare per non farlo soffrire», ma la decisione di Grazia è sempre stata quella di accompagnarlo.
Nel 1993 Nicola si trovava nuovamente con la vita appesa ad un filo. I medici erano preoccupati per l'accanimento terapeutico. Don Oreste discusse con loro, sostenendo che «Nicola doveva portare avanti la sua missione nel mondo», e che mentre nell'ex Jugoslavia si stava facendo di tutto per uccidersi «qui voi dovete fare l'impossibile per farlo vivere». Grazie alla determinazione di don Oreste e a un piccolo intervento, Nicola riuscì a «riprendersi in modo veramente miracoloso».
Nicola ha compiuto diversi miracoli, salvando la vita a molte persone. Tra queste c'è Francesca, una ragazza con «tanti tentati suicidi alle spalle». Nicola, per lei, è stato, racconta Grazia, «come l'interruttore che fa scattare la scintilla». Si è resa conto che «se uno così ha senso, se qualcuno si prende cura di lui, vuol dire che lui ha senso, allora forse anche lei poteva averne uno». Da quel momento, «Francesca ha riscattato la sua vita, morendo poi serenamente in casa, in braccio, col sorriso sulle labbra, recitando un Ave Maria insieme».
Nel 2006, Nicola ha incontrato Robert, che è diventato per lui «un papà, con cui se la intendevano proprio». Robert stesso ha affermato che la sua vita è stata profondamente cambiata da Nicola. Grazia: «Nicola è grato di aver trovato le sue braccia robuste che l'hanno accompagnato in un lungo pezzo di cammino».
La vita di Nicola è stata riconosciuta come un «capolavoro stupendo, che Dio ha tessuto». Nicola sentiva chi lo capiva «tendeva sempre la sua mano, non faceva mai resistenza, e lui era grato di avere una carezza, un sorriso, una compagnia».
Negli ultimi anni Nicola era tornato in Piemonte con la sua sorellina, Elisabetta, figlia di Grazia, con cui era cresciuto. Le sue condizioni di salute lo hanno portato ad incontrare gli amici dell’Opera federativa trasporto ammalati a Lourdes e medici, incluso un primario di nome Nicola, che per vent'anni lo ha aiutato a continuare la sua missione.
Durante l'ultimo pellegrinaggio a Lourdes, giovedì 7 agosto, nonostante la sua salute precaria, «ci ha ancora portato tutti nella sua preghiera, nel suo cuore perché gli abbiamo affidato il mondo». «Lì - racconta Grazia - è stato immerso nelle piscine e ha ricevuto l'unzione degli infermi e la benedizione eucaristica».
Il ritorno a casa - prosegue il racconto - è stato un cammino di istante per istante.
Nicola ha compiuto 44 anni il 13 agosto, giorno del suo compleanno, festeggiato da chi gli era vicino, compresa Margherita, la sua prima mamma, incerti se l'avrebbe festeggiato "in cielo". La notte del 14 agosto, «in braccio a quella madonnina... è volato in cielo».
Nicola ha toccato innumerevoli cuori e ha «davvero salvato la vita a molte persone», riflette Grazia. È stato un «maestro veramente grande, un gigante», «un gigante camuffato, che ha abbassato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili». Con la sua fragilità, ha donato la sua mano e ha insegnato a tutti che anche il più fragile, anche il più piccolo, anche il più disgraziato non si sentiva fuori posto, si sentiva accompagnato, si sentiva sollevato».
Nicola Balestra non ha avuto bisogno di parole per lasciare un segno profondo, dimostrando che l'amore e la presenza silenziosa possono essere una guida potentissima. Con i suoi silenzi, ha insegnato a Grazia a «vivere la relazione verso il Padre, l’abbandono totale». Nicola «le ha stravolto la vita» e lei ha riconosciuto in lui «il crocifisso vero».
La sua esistenza è stata la testimonianza di come, anche nella più grande fragilità, si possa essere luce per gli altri.