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3 Dicembre 2021

Papa Francesco: «Non rifiutate i sacramenti ai disabili»

Il Santo Padre lo ribadisce in occasione del 3 dicembre, giornata internazionale delle persone disabili.
Papa Francesco: «Non rifiutate i sacramenti ai disabili»
Foto di Riccardo Ghinelli
Nel suo messaggio per la giornata internazionale delle persone con disabilità (3 dicembre), Papa Francesco scrive: «La Chiesa vi ama e ha bisogno di ognuno di voi per compiere la sua missione al servizio del Vangelo». Già don Benzi, negli anni '70, aveva lottato perché i sacramenti venissero garantiti alle persone gravemente disabili, anche quelle non capaci di intendere e volere.
Con una Santa Messa celebrata sotto un gelso davanti a Casa Betania di Coriano (RN), una delle prima battaglie di don Oreste Benzi arrivava a un traguardo: veniva riconosciuta la possibilità per i disabili di accedere ai sacramenti. Ne parliamo perché in occasione della giornata internazionale delle persone con disabilità Papa Francesco, in un suo bel messaggio, richiama con forza quanto affermato nel Direttorio per la Catechesi: «nessuno può rifiutare i Sacramenti alle persone con disabilità». Precisazione necessaria, perché, nonostante la sensibilità sia profondamente mutata nel tempo, anche recentemente si sono verificati episodi di esclusione. Per don Oreste la cosa era invece chiara da molto tempo.
Così ricorda Tina Bartolini, una delle prime mamme di casa famiglia: «Don Oreste diceva spesso “I loro angeli vedono Dio” e ha sempre ritenuto che i bimbi con handicap, anche gravissimi, dovessero ricevere i sacramenti. Soffriva tutte le volte che gli veniva riferito di un sacerdote che li aveva negati a bimbi con grave disabilità.»

Don Benzi: «I disabili sono la potenza di Dio tra noi»

Furono le madri di 2 bambini disabili, Carla Venturini e Luisa Pozzi, le prime a recarsi da don Oreste per sottoporgli il fatto che alcuni parroci negavano i sacramenti ai loro figli. Così decise di somministrare lui la Comunione ai bambini. Non fu una decisione da prendere alla leggera: in quei tempi, i primi anni ’70, tutti avevano studiato al Catechismo una delle condizioni per una Comunione valida: «Sapere e pensare a quello che si va ricevere». Come conciliarla con lo stato mentale di alcune persone? Don Oreste argomentava che nella Chiesa dei primi secoli la Comunione veniva data anche ai bambini e le norme vennero introdotte per evitare la banalizzazione del sacramento. Consultandosi col vescovo fu stabilito che fosse sufficiente la consapevolezza e la volontà di chi era loro vicino. L’atto che nella diocesi di Rimini ufficializzò la possibilità dei sacramenti anche per persone con gravi disabilità fu appunto la Santa Messa celebrata a Coriano dal vescovo Giovanni Locatelli il 21 luglio 1979 nella quale furono amministrati Battesimo, Comunione e Cresima a diversi accolti in casa famiglia. Allora la Comunità Papa Giovanni XXIII era ancora piccola, tutti conoscevano tutte le persone accolte nelle case famiglia e fu una festa di popolo molto sentita e partecipata.
«Voi siete il segno visibile della misericordia di Dio. Oggi mi trovo con voi come certo si doveva trovare sempre Gesù mentre predicava: gente che lo ascoltava e ammalati paralitici, poveri Insieme» furono le parole del vescovo Locatelli durante quell’omelia.
Nell’articolo su Sempre del settembre 1979 (intitolato: Segno visibile della presenza di Dio) don Oreste commentava: «La nostra Comunità in loro e con loro ha ricevuto un aumento dì grazia, per cui in loro e con loro ha maggiore possibilità di crescita e di testimonianza. Questi nostri fratelli coi quali il Signore ci ha fatto incontrare, sono dono di Lui che se accolto con amore ci salva. Ci dà Infatti la possibilità di rendere visibile il corpo di Cristo che è la Chiesa e di liberarci da noi stessi».
Ricordava poi le parole di papa Giovanni Paolo II in un’udienza privata: «Voi siete particolarmente uniti a Cristo Crocifisso e godete della sua stessa potenza» e proseguiva: «Fulvio, Adriana, Luca, Lucia e altri che non parlano, che riconoscono solo chi tanto li ama, sono in mezzo a noi potenza di Dio. Quando saremo alla presenza di Dio, vedremo certamente che essi hanno contato molto nella storia del Regno di Dio. Solo allora capiremo il dono ricevuto con essi dalla nostra Comunità».

Papa Francesco ai disabili: «La Chiesa vi ama e ha bisogno di voi»

Papa Francesco inizia il suo messaggio con l’affermazione che «La Chiesa vi ama e ha bisogno di ciascun o di voi per compiere la sua missione». Richiama l’amicizia con Gesù per noi e dice che «Avere Gesù per amico è la più grande delle consolazioni e può fare di ognuno di noi un discepolo grato, gioioso e capace di testimoniare come la propria fragilità non sia un ostacolo per vivere e comunicare il Vangelo». Richiama anche che «In questo popolo, che avanza tra le vicende della storia guidato dalla Parola di Dio, tutti sono protagonisti, nessuno può essere considerato semplice comparsa». Denuncia che «“ci sono ancora molte cose che [vi impediscono] una cittadinanza piena” (Enc. Fratelli tutti, 98). La discriminazione è ancora troppo presente a vari livelli della vita sociale» e che «Per quel che concerne la vita della Chiesa, la peggiore discriminazione è la mancanza di attenzione spirituale».
Non manca una parola sulle alle difficoltà presenti «L’amicizia di Gesù ci protegge nel tempo della prova. So bene che la pandemia di Covid-19, dalla quale con fatica stiamo uscendo, ha avuto e continua ad avere ripercussioni molto dure sulla vita di molti di voi».
Dopo aver ricordato che «nessuno è troppo debole per pregare» conclude con un accorato appello: «Cari fratelli e sorelle, la vostra preghiera è oggi più urgente che mai. Santa Teresa d’Avila ha scritto che “in tempi difficili sono necessari forti amici di Dio a sostegno dei deboli”. Il tempo della pandemia ci ha mostrato in maniera chiara che la condizione di vulnerabilità ci accomuna tutti: “Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme”. Il primo modo di farlo è proprio pregare. Possiamo farlo tutti; e anche se, come Mosè, avremo bisogno di un sostegno, siamo sicuri che il Signore ascolterà la nostra invocazione».