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29 Settembre 2022
Ultima modifica: 29 Settembre 2022 ore 08:40

«Noi, padre e madre di chi vuole uscire dalla droga»

Dall'Italia all'Argentina e ritorno, per stare a fianco di chi ha problemi di dipendenza.
«Noi, padre e madre di chi vuole uscire dalla droga»
Riccardo e Nadia, una coppia di sposi, decidono di accettare una sfida impegnativa insieme ai loro figli: partire per gestire una comunità terapeutica in Argentina. Dopo quell'esperienza rientrano in Italia e ora sono operatori in una comunità terapeutica a Ischia.
Riccardo Corso era operatore nella Comunità Terapeutica di Caraglio (CN) - parte della Cooperativa Comunità Papa Giovanni XXIII - quando gli hanno proposto di gestire insieme alla moglie Nadia Barra una struttura a Ferrere (AT). Era un loro desiderio e hanno accettato. Non è stato facile bilanciare le necessità dei figli e quelle dei ragazzi accolti, o ritagliarsi spazi personali. Ma questo li ha portati a lavorare sul loro ruolo e sul metodo da usare.

È poi arrivata la richiesta di gestire una Comunità Terapeutica in Argentina.
Aiutati dai referenti della cooperativa, ma soli e in una terra e cultura distanti, in Patagonia hanno incontrato ragazzi con storie molto dure.
«Faticoso partire da zero, anche logisticamente. Le due case (la nostra e quella dei ragazzi in percorso terapeutico) erano separate e per non lasciarli soli io o Riccardo dovevamo stare molto tempo separati - racconta Nadia -. Non passavano da noi solo tossicodipendenti, ma anche persone in difficoltà, alla ricerca di un senso nella vita. Questo percorso aiuta chiunque sia in difficoltà». Il bello di questa impostazione è l’avere come riferimento una famiglia. Molte delle persone accolte hanno alle spalle storie familiari terribili. Trovare un padre e una madre che li accolgono, confrontarsi con la semplicità e la sincerità dei bambini aiuta il percorso intrapreso.

Non passavano da noi solo tossicodipendenti, ma anche persone in difficoltà, alla ricerca di un senso nella vita.
Nadia


Le scuole in Argentina sono rimaste chiuse 2 anni, da qui la decisione di rientrare. È subito arrivata la proposta di gestire una struttura ad Ischia.
L’accoglienza è sempre la stessa, mentre i figli crescono. Quando i bimbi erano più piccoli i ragazzi accolti davano una mano a “guardarli”, ora che sono cresciuti partecipano tutti insieme alle attività e alle partite di calcio o di carte.
Molte sono le occupazioni svolte in comunità: laboratori di creatività; gestione orto e galline; animazione dell’oratorio e di attività con i bambini; cantoria della parrocchia; realizzazione di creme e shampoo naturali. Qui i ragazzi vengono coinvolti e responsabilizzati. Questa valorizzazione è aiuto fondamentale per chi arriva in comunità sentendosi un fallito.