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18 Maggio 2024
Ultima modifica: 19 Maggio 2024 ore 09:06

Papa Francesco dall'Arena di Verona: «La pace è nelle mani dei popoli, non dei leader»

Arena di pace 2024: le frasi più belle pronunciate da papa Francesco
Papa Francesco dall'Arena di Verona: «La pace è nelle mani dei popoli, non dei leader»
Foto di Nicoletta Pasqualini
Il pontefice accolto da una folla osannante che lo riconosce leader mondiale della pace. Testimonianze dai conflitti del mondo e della società. Poi la strada tracciata da Francesco che invita tutti a mettersi in gioco.
Arena di Verona, 18 maggio 2024. Nell’anfiteatro romano dove duemila anni fa gli spettatori assistevano dalle gradinate a combattimenti tra gladiatori e battaglie navali che celebravano l’arte della guerra, oggi – graziati da un cielo benedicente dopo giorni di allarme meteo che ha portato il Veneto a dichiarare lo stato emergenza – in 12 mila partecipano al raduno dei costruttori di pace.
Perché la guerra richiede abilità nel distruggere, la pace nel costruire.
Per questo l’evento di oggi è stato preparato con gruppi di lavoro in diverse aree di intervento: ecologia integrale e stili di vita; disarmo; economia, lavoro e finanza; migrazioni; diritti e democrazia.
Dai gruppi sono emerse proposte operative e domande che stamattina, in Arena, vengono sottoposte a papa Francesco, oggi riconosciuto come il principale leader mondiale in tema di pace, come ci diceva ieri il giornalista Riccardo Iacona, conduttore dell’evento assieme a Greta Cristini.

Dalle 9 del mattino si alternano testimonianze e performarce musicali, interrotte, alle 9 e 50 da un boato: in Arena entra un uomo vestito di bianco seduto su una sedia a rotelle, percorre lentamente la corsia centrale accolto da musica solenne, olà e fazzoletti sventolanti dalle gradinate. Vengono alla memoria i colossal in cui la Roma imperiale celebra il trionfo di un conquistatore al rientro da successi militari. Invece qui abbiamo un uomo anziano, fragile nel corpo, ma con una incredibile forza interiore capace di dare energia, fiducia e speranza a uomini e donne di fedi ed etnie diverse. Qui si celebra la forza del popolo, contrapposta a quella dei potenti.

«Il futuro dell’umanità non è nelle mani dei grandi leader, è soprattutto nelle mani dei popoli e nella loro capacità di organizzarsi – dice Francesco –. Il popolo deve avere coscienza di se stesso e agire come popolo. Le ideologie non hanno piedi per camminare, mani per curare le ferite, occhi per vedere le sofferenze: la pace si fa con i piedi, le mani e gli occhi dei popoli coinvolti».
Con l’arrivo di papa Francesco la conduzione passa ad Amadeus, in diretta su Rai 1.

 

Ecco le frasi principali dell’intervento di papa Francesco ad Arena di pace 2024

Il vero leader

«Dove c'è individualismo sparisce la comunità. Si travisa il senso della responsabilità. Il leader rischia di sentirsi il compito di salvare gli altri, come se fosse un eroe, ma questo avvelena l'autorità. Se l'idea è quella di un solitario al di sopra di tutti, chiamato a decidere, allora stiamo dando una missione impoverente di chi è leader. Nessuno esiste senza gli altri. Autorità è chi riesce a riconoscere i propri punti di forza e i propri limiti. L'autorità è collaborativa, sa fidarsi e così permette alle persone di dare un contributo significativo. Favorisce la partecipazione.»

Giovani e partecipazione

«La grande sfida è risvegliare nei giovani la passione per la partecipazione, la forza del fare insieme. La strada per il futuro non passa solo dall’impegno di un singolo ma dall’azione di un popolo in cui ciascuno fa la propria parte secondo le proprie capacità. Quando si agisce come popolo, il risultato è maggiore della somma dei singoli: uno più uno fa tre.»
 

Il premio nobel Ponzio Pilato

«ll Vangelo ci dice di metterci dalla parte dei piccoli, dei dimenticati. Mi piace quando vedo persone con limitazioni fisiche che partecipano a occasioni come queste, Gesù non nascondeva queste persone. Ognuno ha la propria voce, sia che parli con la propria lingua che con la propria esistenza, e tante volte non sappiamo ascoltarla, magari perché stiamo tutto il giorno con il telefonino. Bisogna che la voce dei piccoli, dei dimenticati venga fatta sentire senza che sia filtrata. Dobbiamo incontrare i piccoli, condividere il loro dolore e prendere posizione al loro fianco sulle violenze di cui sono vittime per andare contro questa cultura della violenza. Abbiamo pensato a quanti bambini e bambini sono costretti a lavorare come schiavi per guadagnarsi la vita? Tutti siamo responsabili. Il premio nobel di Ponzio Pilato lo meritiamo in tanti, perché siamo bravi nel lavarci le mani.»
 

Cambiare stile di vita

«Il primo passo è riconoscere che non siamo noi al centro. Dobbiamo accettare che il nostro stile di vita ne sarà toccato. Camminare con i piccoli ci costringe a cambiare passo, a rivedere ciò che portiamo nello zaino per alleggerirci da cose superflue e fare spazio a cose nuove. Una potatura è dolorosa ma non è una perdita, è una cosa che dà vita. Stare con i piccoli favorisce una potatura sapiente.»
 

Non temere i conflitti

«Se c’è vita, una comunità attiva, dinamismo positivo, ci sono anche conflitti e tensioni, è un dato di fatto. Dobbiamo fare i conti con le tensioni e i conflitti, davanti a questi non dobbiamo essere fermi ma creativi. Non dobbiamo avere paura dei conflitti, dobbiamo lasciarci interpellare per metterci alla ricerca delle soluzioni, per ritrovare armonia. Questo è un processo di ricchezza sociale. Se non ho paura del conflitto sono costretto a mettermi in dialogo, che non vuol dire fare uguaglianza ma condividere la pluralità. Il peccato dei regimi è che non ammettono la pluralità. Nella società come in famiglia: il conflitto tra genitori e figli, tra nuora e suocera, va risolto nello stesso modo di un conflitto mondiale. I conflitti fanno progredire: una società senza conflitti è una società morta, una società in cui si affrontano i conflitti e si prendono per mano è una società aperta al futuro.»
 

Abbracciarsi, un progetto di futuro

«Credo che davanti alla sofferenza di questi due fratelli – un imprenditore israeliano che ha avuto i genitori uccisi da palestinesi, e un imprenditore palestinese che ha avuto il fratello ucciso da iraeliani, ndr – che è la sofferenza di due popoli, non si può dire nulla. Loro hanno avuto il coraggio di abbracciarsi. Questo non solo è coraggio e testimonianza ma è un progetto di futuro. Ambedue hanno perso i familiari. A che serve la guerra? Facciamo un momento di silenzio pensando all’abbraccio di questi due per meditare e pensare a fare qualcosa anche noi per la pace. Pensiamo ai bambini in questa e in tante guerra, quale futuro avranno? I bambini nella guerra perdono il sorriso. Pensiamo ai vecchi che hanno lavorato tanto per portare avanti questi due Paesi e adesso vedono solo distruzione … preghiamo per la pace e chiediamo a questi due fratelli che portino la pace ai loro popoli.»

Matteo Fadda responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII in Arena di Pace 2024
Foto di di Pietro Strada

Il commento di Matteo Fadda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII 

In Arena presente anche una delegazione della Comunità Papa Giovanni XXIII con il responsabile generale Matteo Fadda, giunto qui dal Piemonte con la moglie Carla e due figli “rigenerati nell’amore” della sua casa famiglia .
«Tutti siamo responsabili della pace – è il suo commento a caldo –. Non dobbiamo candidarci al Nobel di Ponzio Pilato, come ha detto Papa Francesco, ma essere seminatori di speranza. Ognuno di noi nella sua vita deve esserlo per responsabilità personale e responsabilità comunitaria. Non deleghiamo agli altri, ma mettiamoci in gioco personalmente a partire dalla coppia, dalla famiglia, nella relazione con i figli, sul luogo di lavoro, nelle associazioni. Nessuno può dirsi non coinvolto, ognuno è responsabile. Stando con i più piccoli possiamo capire meglio come essere tutti uniti per la pace e la solidarietà.»