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16 Novembre 2023

Politiche per la famiglia: i nonni aiutano più dello Stato

Gli aiuti alla famiglia secondo l'ultimo rapporto CISF
Politiche per la famiglia: i nonni aiutano più dello Stato
Foto di Emrah Aktaş da Pixabay
Le politiche familiari discontinue e ambigue degli ultimi decenni hanno condannato le famiglie italiane a crescere i figli sempre in affanno. Con l'assegno unico pare che le cose stiano cambiando, ma la strada da fare è ancora lunga.
Secondo un'indagine Eumetra per l'annuale rapporto Cisf sulle famiglie italiane, il 41,6% degli intervistati ha messo la famiglia di origine (nonni o altri parenti) come l'aiuto più importante nei primi anni di vita del figlio, staccando di gran lunga i sostegni economici dello Stato (24,6%), gli asili nido (13,2%) e la flessibilità sul lavoro (20,6%).
Un dato che se da un lato premia e dà lustro alla solidarietà intergenerazionale del sistema-famiglia, dall'altro conferma il cronico problema delle politiche familiari italiane, sempre troppo esigue, ritardatarie, confuse con le politiche contro la povertà.

Il nuovo rapporto Cisf sulle politiche a sostegno della famiglia

È quanto emerge dal Rapporto Cisf di quest'anno, la ricerca annuale che il Centro Internazionale Studi Famiglia dedica ormai da decenni per fotografare lo stato delle famiglie in Italia. Ques'anno il volume, da poco uscito in libreria, si intitola "Politiche a sostegno della famiglia".
«La scelta di dedicare il Cisf Family Report 2023 al nodo delle politiche pubbliche a sostegno della famiglia in Italia non è stata facile - ha scritto sulle pagine di Avvenire il direttore Francesco Belletti -, ma è stata in qualche modo “inevitabile”, per diversi motivi. In primo luogo, questo tema si trova al centro di rapidi, significativi e tumultuosi cambiamenti, in diretta connessione con l’altrettanto turbolenta evoluzione dei sistemi politico-istituzionali e socio-economici, a livello nazionale e globale. Le politiche familiari del nostro Paese sono rimaste per decenni sostanzialmente ferme, all’interno di un dibattito sociale, culturale e politico spesso molto intenso, ma a lungo “ricco di parole, ma povero di fatti”. Questi ultimi anni però sembrano aver trovato un’accelerazione positiva, e sono state introdotte modifiche legislative che sembrano finalmente strutturali (una per tutte l’Assegno unico e universale per i figli, nel 2021).»
In campagna elettorale l'attuale Governo aveva puntato molto sulla famiglia ma - si sa - tra le promesse elettorali e le scelte concrete c'è spesso di mezzo il mare.
Buono l'aver mantenuto e rinforzato l'Assegno unico, buone anche tante piccole misure, prima fra tutte la decontribuzione per le madri lavoratrici ma, spiega il professor Matteo Rizolli della Lumsa durante una presentazione del Rapporto, «mi aspettavo che da un governo che ha investito così tanto su natalità ci fosse una visione complessiva, invece si prosegue con misure al margine... non è lo shock che questo paese necessita». Un paese, ricordiamo, con un tasso di natalià all'1,2% da diversi anni, con un numero di nuovi nati che dal 2014 ogni anno segna un nuovo record negativo.

Come dovrebbero essere le politiche familiari?

Massimo Calvi, caporedattore di Avvenire, che ha partecipato alla stesura del Rapporto, ha individuato quali devono essere le quattro caratteristiche di politiche familiari degne di questo nome: «Generose, destinando alla famiglia una quota apprezzabile della spesa pubblica in rapporto al Pil; universali, perché rivolte a tutte le famiglie; semplici, nel senso che la loro comprensione deve essere immediata; strutturali, ovvero non mutare radicalmente a ogni cambio di governo. A discendere da ciò, uno dei primi nodi da sciogliere riguarda il tema dell’universalità. In Italia non è mai veramente passato il concetto che le politiche familiari, che vanno rivolte a tutte le famiglie, non sono (solo) interventi di contrasto della povertà, che invece devono riguardare categorie specifiche di persone.»

Perché lo Stato dovrebbe sostenere le famiglie

Ma perché lo stato dovrebbe sostenere le famiglie? A rispondere è ancora il professor Matteo Rizzolli: «Come per le imprese: lo Stato "aiuta" le imprese nel senso che non deve intralciare troppo la loro capacità di produrre ricchezza. Così per le famiglia: la famiglia sa che cosa fare, lo Stato non deve intralciare i loro compito di crescere i figli. In questo senso non mi piace la parola "assegno": lo Stato estrae sotto forma di tasse e poi restituisce sotto forma di assegno. Sarebbe più corretto detassare le famiglie all’origine. Come dire: "Riconosco che hai un costo in più, quindi non ti tasso i soldi che spendi per tirare su tuo figlio".»
A dispetto di tutte le narrazioni che vedono nella famiglia l'origine di malesseri e distorsioni, la letteratura scientifica - continua il professore - ci dice che la famiglia è invece promotrice di benessere e di valore anche economico. Nel rapporto Cisf individua valori della famiglia sotto forma di internalità ed esternalità. Per l'internalità: favorisce la salute fisica e mentale degli individui, aumenta il grado di felicità, garantisce maggior ricchezza economica. Per l’esternalità: garantisce la natalità, previene i costi socio-sanitari legati alla frantumazione familiare, si impegna per la collettività.

La risorsa che è la famiglia, e che sono i figli

La famiglia insomma continua ad essere una risorsa sottostimata, vittima spesso di pregiudizi. Come ad esempio l'idea che un figlio "consumi il pianeta". Questa visione è falsata, la maggior parte delle risorse sono consumate dagli stati più ricchi che fanno meno figli. Poi, conclude Belletti, «a me piace pensare che un figlio in più potrebbe essere il nuovo Michelangelo, o colui che inventerà il modo per liberare gli oceani dalla plastica».