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9 Novembre 2022
Ultima modifica: 9 Novembre 2022 ore 13:34

Pompili: «Se don Oreste avesse incontrato papa Francesco...»

Qual è il messaggio di don Oreste Benzi? Che cosa ha da dirci oggi? Il Vescovo di Verona Domenico Pompili e Luca Fortunato, responsabile della Capanna di Betlemme di Chieti, dialogano sul servo di Dio a 15 anni dalla sua morte.
Pompili: «Se don Oreste avesse incontrato papa Francesco...»
Foto di Alessio Zamboni
Il carisma di don Oreste e le sue intuizioni continuano ad essere fonte di ispirazione a livello sociale, educativo, spirituale per molte persone e a portare frutti. Se ne è parlato a Legnago (VR) in un incontro in cui il presidente della Commissione CEI per la cultura e le comunicazioni sociali ha evidenziato come don Benzi abbia anticipato molti contenuti oggi promossi da papa Francesco.
Lo aveva capito fin da subito che Gesù è una persona viva da far incontrare ai giovani. Come? Don Oreste Benzi aveva pensato anche a questo: «Vieni e vedi!» come recita il Vangelo. Vieni a incontrare con gli ultimi, gli scartati: sono loro a testimoniare e rendere concreto Gesù. In questa visione don Oreste è stato un vero precursore dei tempi.
E a proposito di questo: «Ho sempre immaginato che cosa sarebbe accaduto se don Oreste si fosse incontrato con Papa Francesco, perché in fondo, quando don Oreste diceva queste cose, non erano così evidenti come adesso che c’è addirittura un Papa che dice le stesse cose, con la stessa insistenza ossessiva. Evidentemente don Oreste ha fatto crescere questa sensibilità».

Incontro con Luca Fortunato
Incontro al Duomo di Legnago (VR) per il 15° anniversario della morte di don Oreste Benzi. I saluti del parroco don Maurizio Guarise. Sull'altare a sinistra Luca Fortunato, al centro il Vescovo di Verona Domenico Pompili e Nicoletta Pasqualini, giornalista di semprenews.it alla conduzione.
Foto di Caterina Balocco


Don Oreste e l'attualità del suo messaggio

È stata la riflessione di Mons. Domenico Pompili, nuovo Vescovo di Verona all’incontro: Storie di riscatto, la scoperta degli ultimi, una Chiesa con l’odore delle pecore del 6 novembre al Duomo di Legnago in provincia di Verona per il 15° anniversario della morte di don Oreste Benzi, organizzato  dalla Comunità Papa Giovanni XXIII presente del territorio Veneto Ovest, in collaborazione con la parrocchia di Legnago e la Cooperativa sociale Il Calabrone, mediapartner Semprenews.it.

Ad indagare con lui sulla figura di don Oreste Benzi, sull’attualità del suo messaggio e su cosa abbia da dirci oggi, era presente anche Luca Fortunato, responsabile della Capanna di Betlemme di Chieti.
Il Vescovo Pompili, che è  presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali della Cei, ricorda la prima volta che ha incontrato don Oreste a Fiuggi, nella sua terra, invitato in un momento pubblico.
«Rimasi colpito da questo prete che all’inizio sembrava d’altri tempi. Era negli ultimi anni della sua vita, sembrava anche un po’ stanco per il lungo viaggio, ma poi bastava sentirlo parlare e veniva fuori tutta la sua energia, la profondità degli occhi, la parola coinvolgente.»
Pompili ricorda bene anche l'intervento di don Benzi alla settimana sociale dei cattolici a Pisa, il 19 ottobre del 2007, considerato da molti il suo testamento spirituale. In quel periodo Pompili era presente come portavoce per le comunicazioni sociali della CEI. Poi ancora: «Mi arrivò la telefonata da mons. Francesco Lambiasi, da pochi mesi Vescovo di Rimini, il quale mi raccontò della morte improvvisa di don Benzi».

Don Oreste e la sfida del Vangelo

Ma il carisma di don Oreste e le sue intuizioni continuano ad essere fonte di ispirazione a livello sociale, educativo, spirituale per molte persone e a portare  frutti. Uno di questi è Luca Fortunato. Una testimonianza che ha aperto il mondo sul servo di Dio. Dall’incontro con don Oreste e gli ultimi nei sotterranei della terra, Luca ha scoperto una formula vitale che ha cambiato la sua vita, come racconta nel suo libro La matematica dell’amore.  

Legnago - 15° anniversario della morte di don Oreste Benzi. A sinistra Luca Fortunato, al centro il Vescovo di Verona Domenico Pompili e Nicoletta Pasqualini, giornalista di semprenews.it alla conduzione
Foto di Alessio Zamboni


«I giovani cercano la felicità». Luca ricorda la sua ricerca della felicità e di come non sopportasse essere infelice, pur avendo un sacco di attività, la fidanzata, gli amici. «La felicità non c’è se l’amore non è disinteressato. Se ci limitiamo ad amare solo chi scegliamo per interesse, il nostro cuore può riempirsi al massimo al 60%».
La sfida è lanciata dal Vangelo, rivela. «Lì risiede il restante 40% per riempire il cuore. O fai finta di niente e devi riempire questo vuoto con dei surrogati, o cogli questa sfida lanciata da Gesù».
Nel libro di Luca i protagonisti sono i poveri, gli ultimi che lui incontra lungo le strade, fautori inconsapevoli di autentici miracoli. Racconta come alcuni giovani, che pochi minuti prima erano distratti davanti all’Eucarestia, invece «di fronte al corpo infreddolito, martoriato di un barbone, quei ragazzi non erano riusciti a fare a meno di mettersi in ginocchio. Sono i poveri che danno il sale alla nostra esistenza».
Don Oreste nella sua vita ha sempre ripetuto come un mantra, e lo fa fatto anche nel citato intervento alla Settimana dei cattolici a Pisa dove era presente anche mons. Pompili, quanto sia fondamentale «passare dalla devozione alla rivoluzione», affermando che «il cuore dei giovani batte per Cristo, ma che ci vuole qualcuno che senta quel battito».
È vero anche oggi? «Batte per Cristo nella forma che ci ha detto Luca - ha sottolineato il Vescovo -.  È la strada che don Oreste ci ha insegnato.»

 I tre amori di don Oreste secondo il Vescovo di Verona

«Don Oreste ha fatto la sua rivoluzione. Dopo una vita da prete, una parrocchia come tanti, ha avuto tre grandi amori: 
  • I giovani, di cui riusciva decifrare l’inquietudine, di cui sapeva cogliere questa sete d’infinito e sapeva dare a loro una strada per vivere queste esperienze.  
  • I senza casa, quelli che sono ai margini della strada, persone che sono in difficoltà e che diventavano degli interlocutori a cui guardare.
  • Le prostitute: un fenomeno che non possiamo sottovalutare se è vero che sono diversi milioni gli uomini che vanno abitualmente dalle prostitute, 1 maschio su 5».  E guardando ironicamente la platea dice: «Qui ci potrebbero essere parecchi di noi che hanno questo stile di vita. Ma anche qui l’amore ha vinto, perché è andato ben oltre la giustizia».

Don Oreste, ribadisce il vescovo, è stato un profeta anche «perché ha precorso i tempi di una Chiesa che finalmente si concepisce come un ospedale da campo, che è preoccupata di dare risposte concrete rispetto ad alcune grandi ferite». 


Cosa desiderano i giovani di oggi?

Inevitabilmente i giovani sono al centro del dialogo. Come parlare con loro oggi? La ricetta del Vescovo è l’ascolto e stare loro accanto. «Contaminandoci a vicenda, giovani e adulti, in modo da aiutarci a superare quella diffidenza reciproca. La generazione più grande vive un certo disagio nei confronti dei giovani, perché sembrano arrivare da un altro pianeta; ma anche i ragazzi rispetto a noi si sentono altrove, vivono lo stesso disagio».
Allora basta guardare a don Oreste. «Nonostante le apparenze di un prete che sembrava d’altri tempi, finiva per diventare un interlocutore dei giovani. Questo significa che quando ci si avvicina, questo incontro produce un effetto».

I giovani hanno bisogno di toccare con mano quella speranza. Tanti i ragazzi che passano dalla Capanna di Betlemme dove c’è Luca, per un’esperienza di condivisione con i poveri. Alcuni dei loro messaggi, Luca lì ha voluti inserire nel suo libro La matematica dell’amore. Nelle loro parole si sente la voce di ragazzi trasformati, cambiati da questa esperienza. Ma cosa cercano oggi i giovani?
«Desiderano stare bene e sperare. La mancanza di fiducia nei confronti degli adulti li porta a non sperare e a non credere che si possa stare bene. Ma stare bene è una cosa semplice, non un’utopia».
Luca ha incontrato Gesù che per lui è un educatore, scoprendo con lui la strada per stare veramente bene. E Luca questo cerca di trasmettere. «Se noi ai ragazzi facciamo una proposta vera, loro sanno discernere quello che è vero e li fa staree bene, da ciò che è sbagliato. È il Vangelo vissuto, che ha una preferenza per gli ultimi. Gesù è trasgressivo. Il suo modo di amare e di perdonare è veramente trasgressivo. I ragazzi vogliono un’esperienza vera. Gli scartati sono portatori sani di umanità.»

Il Vescovo di Verona Domenico Pompili celebra la messa al Duomo di Legnago per il 15° anniversario della morte di don Oreste Benzi.
Foto di Alessio Zamboni

Sono scoppiato a piangere pensando all'ingiustizia

Come il piccolo Francesco di 9 anni che ha toccato il cuore di Luca quando aveva 17 anni. Un giorno la sua mamma chiede aiuto alla mamma di Luca per cambiarlo. Una situazione familiare drammatica. Papà alcolizzato che non accetta il figlio e la mamma reduce da un ictus. «Quando sono entrato nella sua stanza - racconta Luca - ho sentito un odore insopportabile di pipì e cacca. Ho pensato: “Ma dove cavolo sono capitato?”. Mentre lo lavavo lui non fiatava, tanto da pensare che avesse anche qualche problema psichico. Poi sono stato costretto ad abbracciarlo per spostarlo sulla sedia a rotelle. Lui si stringe a me e mi dà un bacio sulla guancia dicendomi: “Grazie Luca. Vieni anche stasera a mettermi a letto?” Sono scoppiato a piangere pensando all’ingiustizia, al fatto che lui era cosciente di ciò che stava vivendo».
Luca ha visto negli occhi di Francesco lo stupore delle cose semplici. Se i suoi amici per stupirsi dovevano usare stupefacenti, lui che era amico di Francesco poteva stupirsi senza surrogati. «Questi ragazzi sono portatori sani di stupore, certo ci si deve impegnare. Sono io che vivo da scarto se non vivo in modo disinteressato, ma solo egoistico. Un segreto circolare che ha messo Dio nell'umanità.»