Conflitti sempre più disumani che sembrano inarrestabili, diritto internazionale calpestato, crisi sociali ed ambientali in perenne attesa di soluzioni strutturali, istituzioni sovranazionali delegittimate e paralizzate da veti e tensioni geopolitiche: è questo lo scenario che fa da sfondo alla Settimana di alto livello dell'80a sessione dell'Assemblea Generale dell'ONU in corso in questi giorni a New York.
Per rimarcare la centralità di questo storico crocevia per la comunità internazionale basta il tema scelto per il dibattito generale che si svolge dal 23 al 29 settembre 2025, “Meglio insieme: 80 anni e oltre per la pace, lo sviluppo e diritti umani”.
Nello spirito del dialogo e della parità tra tutti i 193 Stati membri dell’ONU che è alla base dell’Assemblea Generale, i Capi di Stato o di Governo di quasi tutti i Paesi del mondo si alternano sul podio di marmo verde della sala del Palazzo di vetro che ospita l’Assemblea per esprimere la propria posizione sulle questioni più scottanti nelle relazioni internazionali - dalla catastrofica situazione a Gaza al riconoscimento dello Stato di Palestina, dal cambiamento climatico alle crisi umanitarie e ai focolai di guerra diffusi in tutto il mondo, dalle disuguaglianze globali alla malnutrizione e insicurezza alimentare. (Da sottolineare l’assenza forzata della delegazione dell’Autorità Nazionale Palestinese a causa della mancata concessione dei visti da parte delle autorità statunitensi, in sfregio a ogni convenzione internazionale e regola della diplomazia.)
Dopo 80 anni l'ONU vive una fase di grande difficoltà
A 80 anni dalla sua fondazione, ad essere oggetto degli interventi è ormai sempre più la stessa ONU, il suo ruolo nell’ordine internazionale e il suo futuro, in una fase di grande difficoltà dovuta principalmente alla crescente delegittimazione di cui è oggetto, alla polarizzazione politica tra i propri membri, al diritto di veto all’interno del Consiglio di Sicurezza che ne paralizza la capacità di intervento, nonché alla crisi finanziaria (scaturita soprattutto dal drastico taglio dei contributi da parte degli USA e dei Paesi che li hanno subito imitati) che si ripercuote sull’operatività quotidiana a tutti i livelli.
Al centro del dibattito, caratterizzato da spinte opposte e contrastanti tra cooperazione e isolazionismo, c’è quindi il futuro del multilateralismo e dell’organizzazione che da 80 anni rappresenta l’ordine globale basato sul diritto internazionale e volto a promuovere la pace, lo sviluppo e i diritti umani. La capacità di far fronte alle sfide globali nel prossimo futuro dipende molto anche da ciò che emergerà da questo confronto tra visioni del mondo e delle relazioni internazionali e da come ne uscirà il sistema delle Nazioni Unite, rilegittimato e rafforzato oppure ulteriormente indebolito. Il 23 settembre, all’avvio del dibattito, gli interventi dei rappresentanti dei singoli Paesi sono stati preceduti dai discorsi di apertura del Segretario Generale dell’ONU Guterres e della presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite Baerbock (già ministra degli esteri della Germania). Di seguito, come da consuetudine, i primi due Capi di Stato a prendere la parola sono stati il presidente brasiliano Lula e il presidente degli USA Trump, che nel panorama attuale incarnano due visioni diametralmente opposte.
Trump contro le Nazioni Unite
Grande scalpore ha suscitato l’intervento di Trump, anche se i suoi attacchi contro il sistema multilaterale e le stesse Nazioni Unite e le dure prese di posizione sui temi del cambiamento climatico e delle migrazioni non sono stati una sorpresa, essendo già riflessi negli atti della sua amministrazione negli scorsi mesi.
In realtà, nonostante l’attenzione mediatica si sia concentrata sul discorso del Presidente americano, la maggior parte degli interventi che si sono succeduti in rappresentanza dei vari Stati hanno sostenuto la centralità del multilateralismo e la necessità di impegni globali e azioni condivise per le persone e il pianeta, riecheggiando le parole del Segretario Generale Guterres, della Presidente dell’Assemblea Generale Baerbock e del Presidente brasiliano Lula.
Ecco alcuni dei passaggi più significativi di questi tre interventi.
Guterres: «Le Nazioni Unite sono una forza per la pace»
23 settembre 2025. Intervento del Segretario Generale dell'ONU António Guterres durante la 80a assemblea generale delle Nazioni Unite a New York Guterres ha innanzitutto ricordato la fondazione dell'ONU dopo la seconda guerra mondiale, quando i Paesi fondatori crearono le Nazioni Unite «come strategia pratica per la sopravvivenza dell'umanità». «Ottant'anni dopo, ci troviamo di nuovo di fronte alla domanda che si ponevano i nostri padri fondatori, solo più urgente, più interconnessa, più spietata». Nel panorama attuale in cui il mondo è assediato da violenza, fame e disastri climatici, «i pilastri della pace e del progresso stanno cedendo sotto il peso dell'impunità, della disuguaglianza e dell'indifferenza»: in questo contesto, le Nazioni Unite restano indispensabili. «Nella migliore delle ipotesi, le Nazioni Unite sono più di un luogo di incontro, sono una bussola morale, una forza per la pace… un guardiano del diritto internazionale e un'ancora di salvezza per le persone in crisi.” Ha osservato che il mondo multipolare odierno potrebbe portare dinamismo, ma senza cooperazione rischia l'instabilità. «La multipolarità senza istituzioni multilaterali efficaci porta al caos, come ha imparato a sue spese l'Europa con l’esperienza della prima guerra mondiale». La cooperazione internazionale è una necessità. "Nessun Paese può fermare una pandemia da solo. Nessun esercito può fermare l'aumento delle temperature. Nessun algoritmo può ricostruire la fiducia una volta che si è infranta". Si tratta, ha detto, di "pragmatismo cocciuto" di fronte a minacce globali condivise. In questo momento di crisi, le Nazioni Unite non sono mai state così essenziali. "Il mondo ha bisogno della nostra legittimità unica. Del nostro potere di aggregazione. Della nostra visione di unire le nazioni, colmare le divisioni e affrontare le sfide che ci attendono."
Il Segretario Generale ha definito «cinque scelte critiche» per i governi:
Pace contro guerra. I conflitti dal Sudan all'Ucraina a Gaza mostrano il costo dell'ignorare il diritto internazionale. «La Carta non è facoltativa. È il nostro fondamento», ha affermato Guterres, esortando gli Stati membri a scegliere una pace radicata nel diritto internazionale. «L'impunità è la madre del caos e ha generato alcuni dei conflitti più atroci dei nostri tempi», ha avvertito. In Sudan, dove i civili vengono massacrati, affamati e ridotti al silenzio, ha sottolineato l'importanza di porre fine al sostegno esterno che sta alimentando lo spargimento di sangue. Elogiando i recenti sforzi diplomatici per porre fine alla guerra in Ucraina, ha chiesto un cessate il fuoco completo e una pace giusta e duratura. «A Gaza, gli orrori si stanno avvicinando al terzo mostruoso anno… con una portata di morte e distruzione superiore a qualsiasi altro conflitto» nei suoi anni da Segretario Generale. Ha ribadito la condanna per gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 e la presa di ostaggi, sottolineando al contempo che «nulla può giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese e la distruzione sistematica di Gaza». Ha chiesto la piena e immediata attuazione delle misure della Corte Internazionale di Giustizia, un cessate il fuoco permanente, il rilascio di tutti gli ostaggi e l'accesso umanitario. «E non dobbiamo cedere sull'unica risposta praticabile per una pace sostenibile in Medio Oriente: una soluzione a due Stati», ha affermato.
Dignità e diritti. Sottolineando che «i diritti umani non sono un ornamento della pace, ma ne sono il fondamento», ha affermato che richiedono una lotta quotidiana e una volontà politica. Il carburante per raggiungerli resta il percorso tracciato esattamente 10 anni fa con l’Agenda 2030 e i suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, per realizzare il quale è necessario investire nella finanza per lo sviluppo per poter garantire salute, istruzione e opportunità. Purtroppo i tagli agli aiuti stanno causando il caos. "Per scegliere la dignità, dobbiamo scegliere la giustizia economica e la solidarietà", ha affermato, chiedendo una riforma dell'architettura finanziaria internazionale.
Giustizia climatica. «I combustibili fossili sono una scommessa persa», ha dichiarato, sollecitando investimenti più rapidi nelle energie rinnovabili, impegni nazionali più forti per il clima e maggiori finanziamenti per le nazioni vulnerabili (con una roadmap credibile per mobilitare 1,3 trilioni di dollari all'anno per i paesi in via di sviluppo entro il 2035). «La scienza afferma che limitare l'aumento della temperatura a 1,5 gradi è ancora possibile... ma la finestra si sta chiudendo».
Tecnologia al servizio dell'umanità. L’intelligenza artificiale e gli altri strumenti devono essere gestiti in modo responsabile. “Nessuna azienda dovrebbe essere al di sopra della legge. Nessuna macchina dovrebbe decidere chi vive o muore", ha affermato, mettendo in guardia contro l'uso non regolamentato dell'intelligenza artificiale e chiedendo standard globali per mantenere la tecnologia al servizio delle persone.
Una ONU più forte. Per raggiungere tutti questi obiettivi, ha affermato Guterres, la comunità internazionale deve scegliere di rafforzare le Nazioni Unite per il ventunesimo secolo. Definendo "indifendibile" il fatto che per ogni dollaro investito per costruire la pace, il mondo ne spenda 750 in armi da guerra, ha sottolineato la necessità di “investire in una ONU che si adatti, innovi e sia in grado di offrire servizi alle persone di tutto il mondo.
Guterres ha concluso con una nota personale, ricordando di essere cresciuto «nell'oscurità della dittatura, dove la paura metteva a tacere le voci e la speranza era quasi annientata». Quell'esperienza di crescita nel Portogallo post-autoritario gli ha insegnato che «il vero potere nasce dalle persone, dalla nostra comune determinazione a difendere la dignità". Il Segretario Generale ha quindi esortato gli Stati membri ad agire con decisione: «In un mondo di molte scelte, c'è una scelta che non dobbiamo mai fare: la scelta di arrenderci. Non dobbiamo mai arrenderci. Per la pace. Per la dignità. Per la giustizia. Per l'umanità».
Annalena Baerbock: « Aiutare gli altri rende il proprio Paese più forte»
23 settembre 2025. Intervento della presidente dell'Assemblea Generale Annalena Baerbock durante la 80a assemblea generale delle Nazioni Unite a New York Sottolineando la difficile situazione delle persone in zone di crisi come Gaza, Ucraina, Haiti e Repubblica Democratica del Congo, la presidente dell’Assemblea Generale ha chiesto agli Stati membri di fare di più e di «non lasciare che i cinici strumentalizzino i fallimenti delle Nazioni Unite» affermando che l'istituzione è obsoleta o irrilevante. Quando i principi della Carta delle Nazioni Unite vengono ignorati… non è la Carta a fallire, né le Nazioni Unite come istituzione. «La Carta è forte solo nella misura in cui gli Stati membri sono disposti a rispettarla» e a chiamare a risponderne i violatori. Immaginate quanto sarebbe peggio il mondo senza le Nazioni Unite, ha sottolineato, ricordando ad esempio l’impatto di agenzie dell’ONU come il Programma Alimentare Mondiale (WFP/PAM), in grado di raggiungere quasi 125 milioni di persone. L'ONU è nata «in un mondo in fiamme» e da allora è stata «una bussola che punta verso la pace, l'umanità e la giustizia». La sua storia non è fatta di facili vittorie, ma di cadute e risalite, di sostegno reciproco e di impegno costante. Oggi, le Nazioni Unite si riuniscono per dimostrare che esse – e ogni nazione rappresentata al loro interno – possono trovare la forza e l'unità dimostrate per la prima volta a San Francisco 80 anni fa. I fondatori hanno dimostrato che la leadership non consiste nell'imporre la propria volontà, ma piuttosto nell'incoraggiare gli altri, agendo con un senso di altruismo, di reciproco vantaggio e persino di interesse personale. Aiutare gli altri rende il proprio Paese più forte, come si è visto nella risposta alla pandemia globale, alla crisi climatica, allo sviluppo di normative internazionali sulla sicurezza aerea e agli sforzi per garantire che l'intelligenza artificiale non passi inosservata. «In questo mondo globalizzato e digitalizzato, lavoriamo insieme, o soffriamo da soli».
Introducendo il tema di questa sessione, «Meglio insieme: 80 anni e più per la pace, lo sviluppo e i diritti umani», Baerbock ha sottolineato che essere all'altezza di questo tema non è facile, ma l'Assemblea Generale è stata creata per affrontare i temi più difficili e risolvere le divergenze. «Anche la casa del dialogo e della diplomazia ha bisogno di una ristrutturazione», e in questo momento decisivo le iniziative di riforma dell’ONU sono quanto mai necessarie. L'Assemblea Generale è chiamata a creare un'istituzione agile, economicamente vantaggiosa e adatta allo scopo, in grado di riformarsi ad ogni livello, che rispetti il Patto per il Futuro e acceleri il raggiungimento dgli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, senza i quali non può esserci una pace duratura. Ha infine ricordato l'imminente selezione del prossimo Segretario Generale, per il quale non è mai stata scelta una donna, affermando che non è solo una questione di rappresentanza, ma anche di credibilità delle Nazioni Unite.
Lula, presidente del Brasile: «La pace richiede il multilateralismo»
23 settembre 2025. Intervento del presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva durante la 80a assemblea generale delle Nazioni Unite a New York L’intervento di Lula ha suscitato grande consenso e ha ben rappresentato il punto di visto di moltissimi Paesi sulle questioni oggetto del dibattito. Il Presidente brasiliano ha sottolineato il legame tra «la crisi del multilateralismo e l'indebolimento della democrazia», osservando che «in tutto il mondo le forze antidemocratiche cercano di sottomettere le istituzioni e soffocare le libertà», mentre le democrazie solide riducono le disuguaglianze e garantiscono i diritti più elementari di cibo, sicurezza, alloggio, istruzione e salute. «La povertà è nemica della democrazia tanto quanto l'estremismo… L'unica guerra da cui tutti possono uscire vittoriosi è quella che combattiamo contro la fame e la povertà», ha affermato, chiedendo un cambiamento nelle priorità della comunità internazionale, concentrandosi sulla riduzione della spesa per gli armamenti, sull'aumento degli aiuti allo sviluppo, sulla riduzione del debito per le nazioni più povere e sull'istituzione di un'imposta globale minima, «in modo che i super ricchi paghino più tasse dei lavoratori». La democrazia protegge anche la famiglia e l'infanzia. In tal senso, ha espresso preoccupazione per il fatto che le piattaforme digitali siano utilizzate per seminare intolleranza, misoginia, xenofobia e disinformazione.
Riferendosi a Gaza, ha rimarcato che «nessuna situazione è più emblematica dell'uso sproporzionato e illegale della forza di quella che si sta verificando in Palestina» e, condannando gli attacchi terroristici di Hamas, ha affermato che «nulla giustifica il genocidio in corso a Gaza»: il diritto internazionale umanitario e il mito dell'eccezionalismo occidentale sono sepolti sotto le macerie. La sopravvivenza del popolo palestinese richiede uno Stato indipendente.
Ricordando che il 2024 è stato l'anno più caldo mai registrato, Lula ha auspicato che la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si svolgerà a novembre a Belém possa essere un momento «per i leader mondiali per dimostrare la serietà del loro impegno per il pianeta». Dopo aver ricordato la scomparsa nel corso del 2025 di Papa Francesco e dell’ex presidente dell’Uruguay "Pepe" Mujica, raffiguarandoli come incarnazione dei valori umanistici al cuore dell’identità delle Nazioni Unite, la sua conclusione indica una convinzione per fortuna condivisa ancora dalla maggioranza dei Paesi: «in un mondo sempre più multipolare, la pace richiede il multilateralismo».