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24 Aprile 2019

Rachel Moran. Vi spiego cos'è veramente la prostituzione

Non c’è niente di glamour nel sesso a pagamento. In un libro-denuncia ci racconta i sette anni trascorsi per le strade di Dublino nell’industria del sesso, vista dalla parte della vittima. 
Rachel Moran. Vi spiego cos'è veramente la prostituzione
Foto di Alessio Zamboni
«Io sono stata brutalizzata, abusata in ogni modo. Avevo il dovere di dire la verità». Le rivelazioni choc di una sopravissuta alla prostituzione, che ora si batte perché questo abuso non venga legalizzato. «Non esistono donne malate di sesso»
Rachel Moran è un’irlandese bella, alta e altera. Dal verde trasparente dei suoi occhi si possono scorgere i suoi ricordi come conchiglie nell’acqua ancor prima che essa si ritragga. La tristezza ancor prima che Rachel parli. Eppure, con determinazione e freddezza racconta la sua storia di sopravvissuta alla prostituzione.
Nel 1991, a soli 15 anni, è stata prostituita nelle strade di Dublino. La sua è una storia di povertà, emarginazione sociale e discriminazione sessuale. La storia di chi credeva di non valere niente.
Sono trascorsi più di vent’anni e oggi sta portando avanti una battaglia politica per combattere lo sfruttamento sessuale.
Rachel a 24 anni riprende gli studi. Diventa giornalista e scrittrice. Le ci sono voluti più di dieci anni per metabolizzare e scrivere quello che ha vissuto e fare i conti con la vergogna. Sette anni trascorsi nell’industria del sesso raccontati in un libro-denuncia dal titolo Stupro a pagamento. La verità sulla prostituzione (Round Robin Editrice).

Una storia dura e cruda, vista dalla parte della vittima, che ha sentito il dovere di raccontare per aiutare tutte quelle ragazze che sono sfruttate.
Con precisione chirurgica analizza i luoghi comuni che circondano ciò che viene considerato il “mestiere più antico del mondo” – che di mestiere non ha proprio niente, se non quello di destrutturare la persona – mettendo a nudo le varie tattiche usate da chi tenta di normalizzare e sanitarizzare ciò che invece è violenza contro le donne.
Ha fondato Space International, un’associazione di sopravvissute alla prostituzione. Grazie anche al suo impegno il 14 febbraio 2014 l’Irlanda ha adottato una legge ispirata al Modello Nordico.

A 42 anni continua a girare il mondo per portare la voce delle “sopravvissute” e illuminare l’opinione pubblica e i governi su che cos’è veramente la prostituzione.

Da che famiglia vieni?
«Da una famiglia disfunzionale. Mio padre era bipolare e mia madre schizofrenica. Inoltre erano intrappolati nella morsa della dipendenza. Mio padre dal gioco compulsivo e mia madre dai farmaci. Dopo il suicidio di mio padre, mia mamma è diventata sempre più schizofrenica e questo ha portato alla mia fuga da casa. Dopo essere scappata sono andata a finire in una casa di accoglienza. Molte delle ragazze accolte avevano avuto abusi in famiglia, ma a me non è mai successo. I miei erano persone malate, ma non cattive.»

Hai cambiato diverse case di accoglienza e a 14 anni sei diventata una senzatetto.
«Un periodo imbevuto di assenza di prospettive. Un’assenza di gioia e anche di speranza.»

La prostituzione è stata la conseguenza della vita che facevi in strada?
 «A 15 anni, 1991, sono stata prostituita nelle strade di Dublino. Per un anno e mezzo sono stata nel quartiere a luci rosse. E non mi sono sorpresa di incontrare tante ragazze adolescenti che avevo conosciuto nelle case di accoglienza. L’esperienza dei senzatetto è così traumatica che una persona prenderebbe qualsiasi strada in cambio di sollievo, anche per una sola notte.»

Come ci sei finita dentro?
«È molto difficile rispondere a questa domanda. Succede continuamente intorno a noi che le ragazze finiscano prostituite per le strade, e stiamo parlando di milioni. Succede perché gli uomini permettono che questo succeda. È questa la vera ragione.»  

Cosa significa essere usata a pagamento?
«La prostituzione è un sistema deumanizzante. L’aspetto più crudele di questo sistema è che tu ricevi del denaro per essere deumanizzata e questo conferma il senso di colpa in te, che invece sei traumatizzata e non hai nessuna colpa per questo abuso che ricevi continuamente.»       

«La più grande bugia di tutte – dici – è che le donne possano scegliere di prostituirsi». Quindi non si tratta di una scelta?
«Io non ho mai conosciuto ragazze malate di sesso; la prostituzione non è mai una libera scelta, in quanto le persone prostituite sono quelle che hanno la minore capacità di scegliere. Se andate a visitare i bordelli o le zone a luci rosse dove ci sono le donne prostituite, vedrete che queste donne non hanno avuto altra scelta se non di trovarsi in quella situazione. Esiste una percentuale minima di donne che nonostante vengano da contesti sociali non svantaggiati e abbiano avuto davanti tutte le strade percorribili, hanno scelto la prostituzione. Stiamo parlano dell’1% ed è assurdo che possano parlare e rappresentare l’altra maggioranza. Fare una legge seguendo l’1% e ignorando il resto è assurdo.»
   
La verità sulla prostituzione?
«È una forma di abuso che funziona all’interno di uno scambio commerciale. E quello che le persone non vogliono vedere è l’abuso perpetrato sulle minorenni. Se ragioniamo istintivamente, a livello sensoriale, nessuno di noi vorrebbe stare nella prostituzione. Non si può fingere che le donne siano malate di sesso, quando tante di loro ricorrono alla droga per annebbiare tutti quei rapporti sessuali».

Tu parli di stupro a pagamento.
«Quando si parla di violenza si pensa alle botte. Ma violenza è anche l’atto sessuale violento che porta ad un trauma psicologico profondo, che non se ne andrà mai. Il sesso non si può comprare, perché è uno scambio reciproco. Quello che gli uomini comprano è l’accesso sessuale al nostro corpo.»

La forza di uscirne, di trovare una vita diversa.
«Avendo fatto uso di cocaina, dopo sette anni di prostituzione mi sono trovata a fare i conti con questa dipendenza. Dovevo uscirne perché non ero in grado di funzionare come madre. Ero una madre ma non ero in grado di gestire il ruolo genitoriale e quindi ho dovuto, per questo motivo, trovare la forza per uscire.»

Tu promuovi il “modello nordico” che criminalizza gli acquirenti di sesso, aiutando invece chi subisce lo sfruttamento sessuale.
«Il modello nordico ha funzionato perché riconosce la prostituzione come forma di abuso sessuale, criminalizza l’acquisto di sesso e offre vie d’uscita e aiuto alle vittime. Non si può intervenire se non si offre una alternativa vera. Se quando io ero coinvolta qualcuno mi avesse parlato di una associazione che mi offriva una alternativa alla prostituzione, avrei sicuramente accettato.»

In Germania la prostituzione è regolamentata. 
«Molti pensano che con la regolamentazione si possa alleviare la sofferenza di queste donne e togliere i papponi, ma non è così. Per ridurre la prostituzione deve essere repressa la domanda. Quello che ho visto in Germania è una delle cose più spaventose che si possono vedere sulla terra. Immaginatevi un bordello di 12 piani. In un piano ci sono solo trans, in un altro donne di colore, poi le donne in stato interessante, donne abusate e commercializzate come in una sorta di supermercato. Ci sono le tariffe flat, per cui si paga una tariffa fissa e si possono fare tutte le consumazioni che si vogliono. Ci sono pacchetti in cui puoi comperare una donna, una birra e una salsiccia. Nei bordelli tedeschi ci sono soprattutto donne straniere.»

Perché la mercificazione del sesso viene accettata anche dalle donne?
«Viene accettata dalle donne che non hanno mai vissuto su di sé la mercificazione: in questo c’è già una risposta. È sempre successo nella storia che si sia usata la retorica della scelta per giustificare qualsiasi violazione dei diritti umani. Quando si parla di scelta in astratto, si ritiene per forza che sia una cosa buona. È una cosa folle. Ci sono donne nell’accademia o nei media che sponsorizzano la prostituzione per le altre. Perché non lo fanno per loro stesse? Perché invece la considerano normale per le altre? C’è una contraddizione.»

Chi è oggi Rachel?
«Uno psichiatra mi ha detto: “Tu hai potuto resistere alla prostituzione perché non ti sei mai dimenticata chi eri”. E io sono la stessa che ero a vent’anni. Se fossi l’ultima donna sulla faccia della terra ad aver subito violenza non starei qui a parlarne, ma lo faccio perché capiterà ad altre. Io sono stata brutalizzata, abusata in ogni modo, avevo il dovere di dirlo, di dire la verità.»