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13 Novembre 2023
Ultima modifica: 13 Novembre 2023 ore 09:18

Raee. Dove finiscono i rifiuti elettronici?

L'inchiesta sul destino delle apparecchiature elettroniche in Italia
Raee. Dove finiscono i rifiuti elettronici?
Foto di Foto di 19661338 da Pixabay
Solo il 66% dei Raee finisce in impianti accreditati, gli altri seguono vie illegali. Dove finiscono le tonnellate di rifiuti di elettrodomestici che mancano all'appello?
In Italia sono poco più di 6 su 10 i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (Raee), sia di grandi che di piccole dimensioni che, una volta usciti dalle nostre case, seguono il percorso che porta a un impianto accreditato in grado di garantirne il corretto riciclo. Che bene fanno tutti gli altri? Proprio per rispondere a questo interrogativo Erion WEEE , il Consorzio del Sistema Erion dedicato alla gestione dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (Raee), ha realizzato insieme ad Altroconsumo l'indagine “  Raee : Chi l'ha visto? " .
L'inchiesta, che segue a distanza di quattro anni quella condotta sempre con Altroconsumo su 200 grandi elettrodomestici, ha questa volta previsto il monitoraggio di 370 Raee (300 grandi apparecchiature e 70 piccole) provenienti da tutte le regioni d'Italia. All'interno del campione analizzato (che, vale la pena di sottolinearlo, non è rappresentativo a fini statistici) sono presenti rifiuti elettronici diversi e appartenenti a quattro raggruppamenti: R1 (frigoriferi, congelatori, ecc.), R2 (lavatrici, lavastoviglie, ecc. .), R3 (notebook, tablet, ecc.) ed R4 (elettronica di consumo e piccoli apparecchi). Su ognuna di queste apparecchiature è stato installato un dispositivo GPS in grado di monitorare la posizione lungo tutto il percorso, a partire dalla casa in cui si trovava prima del conferimento.

Solo il 66% dei Raee finisce in impianti accreditati

A fronte di un campione di 264 Raee considerato valido ai fini dell'inchiesta (per gli altri 106 la trasmissione è stata interrotta nel luogo del primo conferimento o il trasmettitore è risultato difettoso), solo 175 (il 66,3%) sono giunti in uno degli impianti accreditati al Centro di Coordinamento Raee (CdC Raee), rimanendovi per un periodo di tempo sufficiente a poter essere trattati correttamente. 
In 12 casi (4,5% del campione), invece, la permanenza dei Raee nell'impianto accreditato è stata troppo breve per consentire una lavorazione plausibile, in linea con gli standard qualitativi dal Centro di Coordinamento Raee, mentre altri 15 rifiuti (5 ,7%), sono stati trasportati in impianti registrati, ma non accreditati e quindi non tenuti formalmente a rispettare gli standard di trattamento riconosciuti dal Centro di Coordinamento. 

Le vie illegali dei rifiuti elettronici

Anche i restanti 62 Raee monitorati (pari al 23,5% del campione), hanno intrapreso un percorso non virtuoso: i rifiuti, infatti, dal luogo di conferimento hanno raggiunto una destinazione diversa da quella prevista, finendo in alcuni casi addirittura all'estero . Questo cluster rappresenta un flusso illegale, perché durante il proprio percorso i rifiuti non sono mai transitati in impianti autorizzati al trattamento sfuggendo così ad ogni controllo. 
Le destinazioni anomale riscontrate sono tra le più varie. Ad esempio, tre quaderni sono arrivati ​​in Africa: hanno lasciato i porti nazionali e sono approdati in Senegal, Egitto e Marocco. In altri casi, la trasmissione si è interrotta presso zone residenziali dove la batteria del tracciatore si è scaricata o dove il tracciatore è stato rilevato e messo fuori uso. Inoltre, non mancano Raee gettati in discariche abusive o consegnate direttamente ad acciaierie o attività di recupero e riciclo di metalli ferrosi senza essere lavorati.

Il problema non è il riciclo ma controlli e sistemi di raccolta

«Questa inchiesta evidenzia ancora una volta il cuore del problema: accanto al Sistema Raee italiano che funziona e porta benefici al Paese, c'è una zona grigia fatta anche di traffici illeciti - spiega Giorgio Arienti, direttore generale di Erion WEEE - . Se vogliamo che le cose cambino non possiamo più fare finta che questo fenomeno non esita». Arienti propone di intensificare i controlli lungo la filiera e prevedere sanzioni più dure per chi alimenta questi flussi , al fine di «non vanificare gli sforzi dei cittadini e dei soggetti virtuosi che lavorano nel settore».
Nel nostro Paese gli impianti accreditati al Centro di Coordinamento Raee sono in grado di riciclare oltre il 90% in peso dei Raee. Il problema non è quindi il riciclo, ma la raccolta: una parte di questi resta nelle case degli italiani, ma gli altri? Come rivela l'inchiesta, finisce in mano a soggetti che usano i Raee unicamente per il proprio tornaconto, catturando le materie più facili da estrarre nel modo più economico, senza minimamente curarsi dell'aspetto ambientale . «E questo comporta anche una significativa ridotta della capacità di riciclare tutte le materie prime seconde e le materie prime critiche, fondamentali e strategiche per il nostro Paese, contenute nei Raee», conclude il direttore.

Mancano all'appello 400mila tonnellate di Raee domestici

Secondo l'ultimo Rapporto annuale del CdC Raee, infatti, il dato di raccolta pro-capite di Raee Domestici in Italia si attesta su 6,12 kg per abitante, a fronte di un obiettivo europeo pari a 11 kg: secondo le stime di Erion I RAEE, mancano all'appello circa 400.000 tonnellate di Raee domestici, vale a dire quasi 3 milioni di grandi elettrodomestici (come frigoriferi, condizionatori e lavatrici) e più di 400 milioni di piccoli elettrodomestici (come cellulari, microonde, radio). Insomma, si tratta di un “buco nero” allarmante , perché per ogni Raee che viene sottratto all'economia del riciclo si perde un'opportunità. 
Per questo motivo, gli autori dell'inchiesta evidenziano quanto sia necessario continuare a lavorare per garantire piena e completa informazione al consumatore : sia su come “dismettere” correttamente un'apparecchiatura non più utilizzabile, sia per promuovere il riuso o la riparazione di oggetti ancora valorizzabili.