Hanno espresso perplessità e criticità in merito a questa riforma l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, l’Unione Nazionale delle Camere Minorili, l’Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia, il Tavolo Nazionale Affido costituito da tante associazioni tra cui la Comunità Papa Giovanni XXIII, e la rete #5BuoneRagioni.
La Dott.ssa Cristina Maggia, Presidente dell'Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia (AIMMF), durante la sua audizione del 27 ottobre 2021 presso la Commissione Giustizia ha riferito che l’AIMMF da molti anni chiede l’introduzione di riforme processuali nel rito minorile e nel 2013 propose una riforma ordinamentale con l’introduzione di un Tribunale unico per i Minorenni e la Famiglia. Purtroppo questa riforma non è in linea con quanto auspicato e nonostante sia stato chiesto uno stralcio di questa parte della riforma per consentire un’analisi dei dati e una raccolta di prassi e una riflessione accurata, ad oggi non è stata accettata questa richiesta.
Non mancano tuttavia associazioni e coordinamenti favorevoli alla riforma, come Cammino (Camera nazionale avvocati per la persona, le relazioni familiari e i minorenni), Ondif, osservatorio italiano diritto famiglia e AIAF, associazione italiana avvocati famiglia
Va notato che ad esprimere pareri contrari sono quele organizzazioni che sono nate e cresciute avendo come focus i minori e il loro superiore interesse, mentre a favore sono associazioni che portano maggiormente il punto di vista degli adulti.
Che cosa si riconosce di buono in questa riforma? Innanzitutto il Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie permetterebbe di superare l’odierna frammentazione tra Tribunali ordinari e Tribunali per i minorenni, uniformando quindi la trattazione sulle problematiche dei minori e delle loro famiglie presso un unico organo giudicante. In secondo luogo potrebbe avvicinare l’azione del Giudice al territorio ed ai servizi sociali, sanitari, scolastici e del Terzo settore.
Motivazioni che però non convincono del tutto le associazioni contrarie a questa riforma. Nella legge delega la materia minorile infatti sembra essere stata trattata avendo in mente soltanto le procedure contenziose di separazione e di divorzio, dimenticando che il 90 % delle procedure di cui si occupano i Tribunali per i Minorenni e la Procura minorile, per mettere in protezione minori vittime di condotte trascuranti, maltrattanti, abusanti da parte spesso di entrambi i genitori non in conflitto tra di loro (procedure de podestate).
Ma l'aspetto che forse più di tutti balza all'occhio è la presenza di un Giudice monocratico nelle sedi circondariali, cancellando così l’esperienza ormai collaudata ed efficace dei giudici onorari che portano collegialità e multidisciplinarietà al giudizio
Con questa legge delega l’ascolto dei minori è messo a rischio perché avverrà solo più dal giudice togato e non più da parte dei giudici onorari che non sono magistrati veri e propri, ma persone dotate di una preparazione specifica (sono infatti cultori di scienze umane come psicologia, assistenza sociale, criminologia, pedagogia..). Verrà quindi negata la tutela del diritto del minorenne ad essere ascoltato con cura, tempo e competenze specifiche.
Il giudice monocratico, di prossimità, operando in un territorio circoscritto, di fronte a decisioni difficili e determinanti, sarà maggiormente esposto: dovrà essere capace di assumersi tutte le responsabilità, senza lasciarsi influenzare da eventuali rischi determinati anche dall’esposizione mediatica o dalla presenza molto ravvicinata ad esempio di famiglie criminali. Avrà il coraggio quel giudice di optare per l’allontanamento, ad esempio, di bambini da tali famiglie criminali in piccole città dove tutti si conoscono e tutti lo conoscono?
Da quanto è descritto, i tempi dei procedimenti rischiano di allungarsi, invece di accorciarsi, come vorrebbe la riforma. In particolare, il giudice monocratico, per svolgere le sue funzioni, non potendo più contare sulla competenza dei giudici onorari, dovrà necessariamente ricorrere alle consulenze tecniche d’ufficio (CTU), con conseguenti, pericolosi e incongrui allungamenti dei tempi. Le C.T.U però “fotografano” le situazioni dei minori e le loro relazioni familiari, ma non comportano ovviamente una loro presa in carico che compete istituzionalmente ai Servizi sociali. Le CTU hanno un costo! Ma il Disegno di legge introduce la clausola di invarianza finanziaria, ovvero non prevede lo stanziamento di risorse economiche necessarie a potenziare il sistema vigente. Tutte le modifiche, dunque, si andrebbero a verificare a costo zero e senza personale aggiuntivo, nonostante il modello proposto dalla riforma risulti maggiormente complesso e implichi un incremento del numero dei magistrati e del personale, al fine di scongiurare peggioramenti.
Una riforma avanzata a ritmi talmente veloci che ora sembra troppo tardi per poterla modificare o stralciare. Tuttavia il gran numero di critiche arrivate fanno ben sperare che - nella sua applicazione - si instaurino delle prassi più vicine a quanto suggerito dalle associazioni che da decenni lavorano per il bene dei minori.