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21 Giugno 2019
Ultima modifica: 18 Febbraio 2021 ore 22:08

Per i rifugiati Rimini è: «Un porto sicuro»

Sei ore di musica nel porto romagnolo in occasione della giornata mondiale.
Per i rifugiati Rimini è: «Un porto sicuro»
Foto di Francesca Ciarallo
Modena City Ramblers, Pierpaolo Capovilla, 99 Posse
Risuona nella notte della riviera romagnola la disperazione delle parole della poetessa anglo eritrea Warsan Shire, e i suoi racconti di migranti, lontani dallo stereotipo che li vede qui a godersi alberghi di lusso e 35 euro al giorno, con la pretesa dello smartphone e del wi-fi mentre esportano criminalità.

Risuona la denuncia delle cifre, settanta milioni sono le persone che oggi sono costrette a fuggire dai propri Paesi in cerca di condizioni di vita accettabili, il numero più alto mai registrato nella storia moderna. Oltre 25 milioni sono rifugiati, più della metà minori, dichiara l’UNHCR.
Fuggono da bombardamenti, invasioni militari, violenze, gruppi armati e altri pericoli spesso inimmaginabili. Intraprendono viaggi di speranza, fatti di violenza, soprusi torture.

Per non dimenticare che dietro le cifre ci sono volti, voci, persone, ogni anno il 20 giugno si celebra la giornata internazionale del rifugiato, promossa con la risoluzione 55/76 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per prevenire e risolvere i conflitti e contribuire alla pace e alla sicurezza di queste vite provate. Il documento è stato approvato il 4 dicembre 2000 in occasione del 50° anniversario della Convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati e da allora in tutto il mondo la data è celebrata con eventi di sensibilizzazione di ogni tipo.

A Rimini il 20 giugno 2019, c'è un ponte di musica, danza e parole, grazie al contributo dei tanti artisti che si sono alternati e hanno deciso di impegnarsi in prima persona. Sei ore di musica e di riflessioni al porto, luogo simbolico sia perché parte dell’identità della città, sia perché rappresenta un punto di partenza e di approdo. “Rimini porto sicuro” è organizzata dall’associazione Arcobaleno e dal Comune di Rimini.

Sul palco alcuni nomi storici della musica italiana, come Modena City Ramblers, Pierpaolo Capovilla, “I racconti delle nebbie” (Paolo Benvegnù e Nicholas Ciuferri con Nicola Cappelletti), O Zulù dei 99 Posse, i Punkreas, Giulio Casale, Cesare Malfatti e i Marlene Kuntz).

Tanta gente al porto di Rimini
In serata la manifestazione Rimini Porto Sicuro ha coinvolto centinaia di persone per la giornata mondiale del rifugiato 2019
Foto di Francesca Ciarallo


Abbiamo chiesto al vicensindaco Gloria Lisi di raccontarci la manifestazione: «Siamo tutti migranti e forse ce lo dimentichiamo. Oggi è il nostro no alle morti nel mar Mediterraneo, oggi è il nostro sì a Rimini Porto sicuro, a un progetto SPRAR che nasce nella terra dell’accoglienza, una terra che grazie all’accoglienza è diventata anche ricca. Abbiamo maturato esperienza nell’accoglienza dell’altro, del diverso, di chi è in difficoltà e scappa da guerre, carestie, situazioni di tortura e tirannia e non è libero. Il nostro è il voler dire si attraverso la musica e attraverso tutti questi artisti che sono venuti qui gratuitamente. Un grande grazie a Rimini, una scelta coraggiosa, che non paga elettoralmente ma il nostro è un confine umano. Pensiamo che l’accoglienza sia un valore perché una persona in difficoltà va aiutata soprattutto se rischia la vita. Rimini potrebbe essere d’esempio ad altri enti locali, non tanto per i valoro di solidarietà, ma come esempio di giustizia sociale e dignità».

Intanto pian piano si fa sera. Le luci delle barche sul porto si riflettono nell’acqua. Qualcuno dal palco ricorda che «L’Europa ha svolto un ruolo fondamentale nella creazione dell’architettura legale che sorregge il diritto internazionale in materia di asilo», come ha dichiarato Vincent Cochetel, Inviato Speciale UNHCR per il Mediterraneo Centrale. «E’ giunto il momento di invocare quella storia gloriosa di assistenza alle persone in fuga da guerre, violenza e persecuzione, e di permettere ai rifugiati soccorsi di scendere a terra in sicurezza».

Il soccorso in mare è una tradizione secolare e un obbligo che non si esaurisce tirando le persone fuori dall’acqua. Un salvataggio può essere considerato completo una volta che i passeggeri hanno raggiunto la terraferma in un porto sicuro. L’UNHCR ribadisce che nessun porto in Libia può essere considerato sicuro in questo momento e che nessuna persona soccorsa nel Mar Mediterraneo dovrebbe essere riportata in quel Paese.

«E non avresti mai pensato di farlo
fin quando la lama non ti marchia di minacce incandescenti il collo
e  nonostante tutto continui a portare l’inno nazionale sotto il respiro
soltanto dopo aver strappato il passaporto nei bagni di un aeroporto
singhiozzando ad ogni boccone di carta
ti è risultato chiaro il fatto che non ci saresti più tornata.
dovete capire
che nessuno mette i suoi figli su una barca
a meno che l’acqua non sia più sicura della terra».