«Sandra ha la mia stessa età, abbiamo lo stesso anno di nascita, e pensare che potrebbe essere con noi, mi fa impressione. Non è qui con noi fisicamente, ma è qui con noi spiritualmente».
Ha esordito con questa parole il vescovo di Rimini Nicolò Anselmi durante l'omelia della messa che ha celebrato oggi presso la parrocchia riminese di San Girolamo in memoria della beata Sandra Sabattini.
Con la dolcezza e la cordialità che lo caratterizzano, il vescovo ha subito fatto sentire i presenti a casa, come fossero convenuti per ricordare un’amica, e ha ricordato che il Papa lo ha affidato proprio a Sandra quando ha fatto l’ingresso ufficiale nella Diocesi di Rimini nel gennaio 2023.
Durante l’omelia, ha condiviso quanto riflettuto la mattina pregando la liturgia delle ore con la lettura tratta da un passo del Diario di Sandra.
La parola che ha risuonato con particolare forza nel cuore del Vescovo è stata "gioia", un sentimento profondamente legato alla vicinanza di Dio e alla realizzazione della propria vocazione.
Ecco le parole di Sandra che lo hanno colpito: «La mia gioia è stare con Te nei poveri perché è questa, son sicura, la mia vocazione».
E poi: «Adesso sento una grande gioia, una grande voglia di camminare su questa strada, ma quando l’impeto iniziale se ne andrà, sarà una gara dura. È per questo che è necessaria la preghiera, perché solo se la mia fede sarà veramente vera riuscirò a portare a termine quello che Tu vuoi da me, quello a cui Tu mi hai chiamato».
Mons. Anselmi ha quindi sottolineato il fatto che la “gioia” è una questione che sta a cuore a tutti, riflettendo: «Ma cos’è che ci dà gioia? Sandra collega questa gioia alla parola vocazione».
Calando queste parole nella sua esperienza personale, Anselmi ha rivelato: «La prima cosa che mi dà gioia è sentire il Signore presente, vicino così come Sandra lo sentiva vicino».
«Certe volte lo sentiamo di più, certe volte lo sentiamo di meno - ha proseguito -. Vive attraverso di noi, parla attraverso di noi, le persone che incontriamo, i nostri colleghi di lavoro. Questa è una sensazione fantastica, di gioia per me. Il sentirlo vivente dentro anche quando sono peccatore. San Paolo direbbe: “Non sono più io che vivo, ma è Dio che vive in me”».
Il secondo aspetto evidenziato dalle parole di Sandra, secondo il vescovo, è che era sicura della sua vocazione. «Un'altra fonte di gioia è la percezione di essere al posto giusto. Non al posto che ho voluto io, che ho cercato io, dove vorrei essere io, ma quello che troviamo quando ci abbandoniamo e ci facciamo portare da lui e allora siamo nel posto in cui lui ci vuole, il nostro posto nella storia».
L’uomo, sottolinea Anselmi, si tormenta perché vorrebbe fare tante cose, invece la gioia viene dall’obbedienza ad un progetto d’amore.
Nel momento in cui sento che il Signore mi vuole proprio qui, sono nella gioia, è il vivere la nostra vocazione. «Sandra aveva avuto questa percezione, stare con Gesù e stare con i poveri».
La sensazione che Anselmi ha di Sandra è quella di una persona gioiosa, contenta perché abbandonata alla volontà di Dio. Una gioia che si acquisisce e si mantiene con la preghiera, che «è proprio lo stare con lui».
Concetti che al vescovo fanno venire in mente l’esortazione sinodale del Papa ai giovani, Christus vivit, che suggerisce due elementi per essere gioiosi: fare «amicizia con Dio, imparare a ragionare come ragionava lui, avere i suoi gusti», e poi «concepire la nostra vita come un dono. Dire continuamente sì all’amore dei poveri, al servizio».
«Ringrazio Sandra - ha concluso - di averci trasmesso quella sua freschezza, che si vede bene attraverso il Diario, questa sua gioia che viene dall’aver scoperto la volontà di Dio su di lei e poi averla vissuta».