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18 Dicembre 2021

Scappa dalla Siria con moglie e quattro figli, la Sicilia li accoglie

Nella giornata indetta dall'Onu per i diritti delle persone migranti, il 18 dicembre, da Modica arriva una storia di solidarietà che coinvolge il territorio, dagli scout alla Comunità Papa Giovanni XXIII.
Scappa dalla Siria con moglie e quattro figli, la Sicilia li accoglie
In Siria Mahmoud faceva il commerciante ma il suo negozio è stato distrutto. Poi la fuga, il campo profughi in Libano, il corridoio umanitario. Un dramma familiare di cui si è fatta carico a Modica una rete di volontari con un progetto di accoglienza in cui ognuno mette a disposizione le proprie capacità e risorse.
Accogliere una famiglia di profughi? No, no, troppo complicato, e chi ci riesce? Loro non parlano l’italiano, ci vogliono un sacco di soldi, bisogna trovare una casa, no, impossibile, non siamo capaci, passiamo ad altro.
Un modo di ragionare che può avere mille giustificazioni. Nicoletta Trincale, responsabile del gruppo Agesci Modica1 (gli scout cattolici) ribalta la frittata: «No, è una cosa fattibile, affrontabile con la massima serenità. Basta non pensare di essere soli, basta concepirsi come una rete dove ciascuno porta il suo pezzo di responsabilità».
Nicoletta parla con cognizione di causa. Fare rete può essere uno slogan buttato là per togliersi dall’impaccio di non aver trovato una soluzione concreta. Diverso è quando fare rete diventa una esperienza reale che vede coinvolti vari soggetti nel perseguire insieme un unico obiettivo.

A Modica la rete di accoglienza

È quanto sta accadendo a Modica, meraviglioso angolo di Sicilia patria di un famoso cioccolato, per l’accoglienza di una famiglia siriana giunta in Italia con il corridoio umanitario attivato a fine novembre dalla Comunità di Sant’Egidio.
I ragazzi e i capi scout sono i principali protagonisti di questa sceneggiatura, ma la trama del racconto non sarebbe completa e non giungerebbe a felice conclusione se non ci fossero anche tutti gli altri numerosi personaggi. Una banale metafora per dire che per l’accoglienza della famiglia di Mahmoud (lui, la moglie e quattro figli) si sono attivati, oltre all’Agesci, Masci, Piccoli Fratelli, Centro Missionario Intercongregazionale, Caritas, Comunità Papa Giovanni XXIII, Rete Radie Resch, Ricostruttori, Misericordia.
«Il progetto – racconta Nicoletta Trincale – è nato un anno fa su proposta dei volontari di Operazione Colomba, il corpo di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII. Noi e altre associazioni ci siamo aperti all’accoglienza ed abbiamo anche cominciato uno specifico percorso di formazione per essere pronti a svolgere al meglio questa accoglienza. Si è ben presto formata una estesa rete di solidarietà che ci ha convinto che il progetto si poteva realizzare».
Va sempre ricordato che per l’accoglienza tramite i corridoi umanitari non ci sono specifici fondi pubblici a disposizione, tutto è nelle mani dei territori che si aprono all’accoglienza.

Una casa per Mahmoud e la sua famiglia

Per la famiglia di Mahmoud è stata trovata una casa che è stata sistemata e arredata. Qui tutti hanno partecipato, o offrendo un mobile o in altro modo. Anche se l’amministrazione comunale di Modica si è impegnata a pagare l’affitto per i primi sei mesi, poi bisognerà continuare per un altro anno e mezzo (l’accompagnamento delle persone accolte coi corridoi umanitari dura due anni) e quindi servono risorse. Il gruppo scout si è autotassato ed ha anche organizzato qualche attività per raccogliere denaro. Una famiglia, proprietaria di un aranceto, lo ha messo a disposizione dopo la raccolta ufficiale. Così alcuni volontari sono andati a raccogliere le arance rimaste sugli alberi e le hanno vendute, devolvendo il ricavato per l’accoglienza della famiglia.
Ma l’accoglienza non è fatta solo di denaro. La famiglia, come è normale, non spiccica una parola di italiano. Ed ecco che alcuni insegnanti si sono offerti per andare al pomeriggio a casa di Mahmoud ed insegnare la nostra lingua a tutti i componenti. Anche perché un primo obiettivo del progetto è che dopo l’Epifania i quattro figli (due femmine di 14 e 10 anni, due maschi di 13 e 8 anni) possano essere inseriti nelle scuole di Modica. L’inserimento sarà tanto più fruttuoso quanto più avranno cominciato a prendere confidenza con l’italiano.
Alla famiglia va garantita l’assistenza sanitaria. Ancor prima che i volontari dell’Agesci andassero all’Asl per aprire la relativa pratica di un pediatra per i ragazzi e di un medico di famiglia per gli adulti, una pediatra che abita nello stesso stabile è andata a visitarla e li ha invitati ad andare a bussare alla sua porta per ogni futura necessità.

Una escursione guidata dagli scout

Da qualche giorno la famiglia siriana ha terminato il necessario periodo di quarantena anti-Covid. Ed ecco che gli scout, esperti escursionisti, si sono offerti per guidare tutti in una gita a piedi alla scoperta delle bellezze di Modica. «Così – sottolinea Nicoletta – ciascuno partecipa al progetto di accoglienza con le proprie capacità, le proprie competenze, le proprie risorse. Abbiamo capito che se si attiva una rete di solidarietà si offre una speranza a molte altre famiglie». «In questo progetto – aggiunge Gabriella Portelli, della Comunità Papa Giovanni XXIII – il peso maggiore lo hanno portato gli scout dell’Agesci. Noi li abbiamo accompagnati, garantendo la nostra presenza per ogni necessità, in uno spirito di sinergia totale».
In Siria Mahmoud faceva il commerciante, gestiva un negozio di mobili ed elettrodomestici completamente distrutto dalla guerra. È la ragione per cui insieme alla famiglia è fuggito, finendo nel campo profughi del Libano dove ha incontrato i volontari dell’Operazione Colomba.
Adesso l’impegno più grosso della rete di solidarietà creatasi a Modica è trovare un lavoro a Mahmoud. «Lui – racconta Nicoletta – ci ha già fatto sapere di essere disponibile a qualsiasi lavoro. In genere li vediamo tutti disponibili a farsi aiutare. Noi cerchiamo di essere presenti e discreti, per far loro capire che l’ambiente circostante non è ostile ma disponibile alla condivisione.»
Già i volontari sono andati a trovarli portando loro le scacce, una sorta di piadina siciliana. Presto tutti i volontari della rete organizzeranno una festa in loro onore, per conoscerli e farsi conoscere.
La Sicilia si presenta come terra accogliente e solidale.
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