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19 Settembre 2023

Se la temperatura aumenta niente più sci

Tutte le stazioni sciistiche in Italia sono a rischio
Se la temperatura aumenta niente più sci
Foto di andrea77n da Pixabay
Un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Climate Change rileva l'urgenza di fermare il riscaldamento causato dalle emissioni dei combustibili fossili
Il 100% delle stazioni sciistiche italiane sarà condannato alla carenza di neve se le emissioni da combustibili fossili non verranno drasticamente tagliate. A dirlo è un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Climate Change. Solo il 51% delle stazioni potrebbero essere parzialmente salvate dalla neve artificiale. Con il raggiungimento dell'obiettivo dell'Accordo di Parigi (+1,5°C) la percentuale si abbasserebbe al 17%.
La stessa sorte, ma in percentuali differenti a seconda del luogo, riguarda la maggior parte delle stazioni sciistiche europee. Infatti, circa la metà delle stazioni sciistiche del mondo si trova in Europa (lo studio ne ha esaminate 2.234), ma l'affidabilità della neve è minacciata dai cambiamenti climatici causati dall'uomo. Lo studio è il primo ad analizzare come le stazioni sciistiche di tutto il continente sarebbero colpite da diversi livelli di riscaldamento e fino a che punto l'innevamento potrebbe mantenere una fornitura affidabile di neve.

Se vogliamo salvare la neve sulle vette, dobbiamo azzerare le emissioni

Il rapporto rileva che, se le temperature aumentassero di 3°C - circa il livello previsto per questo secolo in base alle attuali politiche di riduzione delle emissioni - la grande maggioranza (91%) delle stazioni sciistiche europee sarebbe ad alto rischio di avere troppa poca neve, il che significa che le condizioni peggiori, che in precedenza si verificavano solo un anno su cinque, possono essere previste almeno una volta ogni due anni. Anche con un innevamento estensivo, circa la metà delle stazioni sciistiche europee si troverebbe ad affrontare queste condizioni, se le emissioni e l'aumento della temperatura raggiungessero questo livello. Gli autori avvertono inoltre che l'innevamento non sarà sempre in grado di far fronte all'aumento delle temperature.
Le stesse percentuali italiane (stiamo parlando del 100 per cento) riguardano anche le alpi tedesche, mentre per quelle francesi il rischio di non vedere più neve riguarda il 93 per cento delle piste, così come dati simili interessano quelle austriache e svizzere.
Tuttavia, una riduzione più rapida delle emissioni - raggiungendo l'azzeramento delle emissioni globali più velocemente di quanto previsto - consentirebbe a molte più stazioni sciistiche di rimanere aperte. Se l'aumento della temperatura fosse limitato a 1,5°C, solo il 32% delle stazioni sciistiche sarebbe ad alto rischio, percentuale che potrebbe essere ridotta al 14-26% con l'innevamento programmato.

L’innevamento artificiale non basta

Gli autori osservano che, sebbene la creazione di neve artificiale possa consentire ad alcune località di rimanere aperte, aumenterebbe la domanda di acqua ed elettricità, incrementando ulteriormente le emissioni di CO2. Lo studio valuta l'impronta idrica ed elettrica dell'innevamento e l'impronta di CO2 associata, che dipende da come viene generata l'elettricità nel Paese.
«La sfida principale è quella di sviluppare e implementare percorsi di sviluppo che riducano in modo massiccio le emissioni complessive di gas serra del turismo sciistico, principalmente guidate dai trasporti e dagli alloggi, mantenendo al contempo attività sostenibili dal punto di vista ambientale che forniscano opzioni di sostentamento per un’ampia gamma di persone che vivono nelle aree montane» spiega Hugues François, ricercatore dell’Inrae (Institut national de la recherche agronomique) di Grenoble e autore principale dello studio. «Fino a che punto il turismo sciistico svolgerà un ruolo importante in queste aree nel lungo periodo rimane una questione aperta».