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12 Ottobre 2022

«Sei un'incapace, senza di me non vali niente!»

Un marito-padrone sminuisce la sua donna con gesti e parole. Ecco la storia.
«Sei un'incapace, senza di me non vali niente!»
Succede proprio oggi, nel 2022. In Italia. Lei dipendeva in tutto dal marito. Lui non le dava i soldi per le visite mediche, per comprarsi le scarpe o per i vestiti. Lei rimane senza amici né momenti di svago, la sua vita è tutta centrata sui suoi figli, in casa, a pulire, lavare e stirare. Lui le rivolge sempre più spesso parole di minaccia, offese, derisioni, umiliazioni continue. Nel 2022 esistono ancora situazioni in cui la violenza di prevaricazione può annientare la donna, anche se non è fisica. Grazie allo sportello Miriam per donne con vulnerabilità, Matilde riesce a ricostruirsi una vita.
Matilde parla quasi sottovoce, con voce calma e sorridente. Lo sguardo genuino e stupito di chi aspetta consigli come fossero stampelle. Viene da un paesino del sud Italia, ha quasi 35 anni, due figli piccoli che sono tutta la sua vita. Alla lettera. Ha alle spalle già una storia da “migrante”. Dopo gli studi superiori e un lavoro che le piaceva di cassiera, un’estate si innamora di un giovane che dopo un anno la porta con sé in Francia. Un anno ha resistito e poi è scappata e tornata a casa. Lui alzava le mani e lei terrorizzata, non reagiva. 
Prova a riprendere in mano la sua vita nonostante un lungo periodo di depressione e la perdita del papà. Prima di morire le aveva presentato un ragazzo, Vincenzo, figlio di cari amici di famiglia – diceva il padre. Anche lui del sud Italia, ma di una terra dove ci sono famiglie che vivono di favori e minacce silenziose che Matilde fatica anche a nominarti. Lui si innamora subito, dopo due estati in vacanza insieme a casa dei suoi, Matilde va a convivere insieme a lui in un appartamentino vicino ai futuri suoceri. Si accorge da subito che c’è qualcosa che non va. L’appartamento non ha gli infissi, la pavimentazione non è ben fatta. C’è troppo freddo d’inverno, non è sicura che sia proprio abitabile, ma lo seguirebbe fino in capo al mondo. E poi sempre dai suoi per mangiare, per lavare e stirare i vestiti lui fa riferimento a sua madre. 
Quando si trasferiscono in provincia di Modena, Matilde tira un sospiro di sollievo. I primi anni sono stati davvero rose e fiori a suo dire. Arrivano i figli e tutto cambia. 

Ma in realtà, lei non si rende conto che la sua vita è tutta centrata sui suoi figli, in casa, a pulire, lavare e stirare. Senza amici, senza momenti di svago. Non può invitare i suoi parenti e nemmeno ha la possibilità di andare a trovarli al sud. Lui invece ha le sue uscite con i colleghi, il suo lavoro, la palestra. Dopo il primo figlio, Matilde scopre anche dei problemi ginecologici che prima non aveva. Dovrebbe operarsi. Ma è lui che l’ha sempre portata alle visite, lui che compra i vestiti e lei non ha un soldo per sé, non sa decidere da sola… Lui inizia a svilirla perché non sa fare niente se non la domestica. «Quindi stai dietro ai figli e alla casa e non rompere! Attenta che ti controllo le chiamate se non fai quel che mi serve!». Cambiano i rapporti intimi, cambia il suo modo di fare verso di lei e i bimbi. Parole di minaccia, offese, derisioni, umiliazioni continue, spesso anche davanti ai bambini. Lei si accorge di non sapersi muovere da sola in quella cittadina dove sono arrivati. E di sentirsi straniera, inutile, isolata, limitata nella sua libertà. È preoccupata anche per i suoi bimbi che sentono di continuo le loro liti. Anche se lui è astuto, e mai alzerebbe le mani addosso a lei: «Conosco le leggi io. Se non ti picchio, non puoi mica denunciarmi!». Conosce per fortuna alcune mamme dell’asilo e si fa coraggio nel confidarsi con una di loro. Le viene così proposto di andare allo sportello donne della Comunità Papa Giovanni XXIII attivo a Carpi da circa un anno. Frutto di una collaborazione con una operatrice dell’Ufficio Migrantes e di un percorso di due anni di formazione specifica e di rete territoriale, grazie al progetto europeo MIRIAM sulla rapida identificazione di donne vittime di violenza e la collaborazione di servizi a bassa soglia e servizi specializzati per supportarle.

Conosco le leggi io. Se non ti picchio, non puoi mica denunciarmi!


«Di questa giovane donna, mi ha colpito la rapidità del cambiamento e la trasformazione fisica della sua persona – spiega Elena Zuffolini, segretaria di Migrantes interdiocesana. Matilde ha resistito 5 anni dentro una relazione basata sulla violenza psicologica ed economica. Era arrivata allo sportello su mio consiglio dopo averla conosciuta nella sala di attesa in ospedale. In una confidenza mi aveva detto «non mi dà i soldi neanche per comprarmi le scarpe, non posso fare la spesa, controlla tutto». Da quando ha avuto il coraggio di parlare, ci è voluto solo un mese perché si presentasse allo sportello sempre più curata nell’aspetto e nell’abbigliamento e più determinata».
Oggi Matilde dopo un percorso lungo e complesso, di supporto psicosociale e di consulenza e accompagnamento di una legale, è riuscita ad allontanare il compagno che la opprimeva con parole e gesti. Lavora in una ditta dove è stimata e ha trovato nuove amiche. Si prende cura di sé e dei suoi figli in tutto, ha imparato ad usare una carta di credito, a partecipare agli incontri a scuola con le altre mamme, a dare una mano in parrocchia, ha preso la patente e anche l’auto. Si è integrata finalmente nella cittadina di provincia dove vive, sentendola un po' più casa sua. Ora può raccontare le sue esperienze di vita precedenti alla sua storia con Vincenzo, come se si fosse riappropriata di ciò che era, di ciò che è capace di fare e di quello che potrà ancora imparare e riscoprire delle sue potenzialità. Cose piccole e scontate, che non penseremmo così impossibili per una donna nel 2022, ma che la relazione malata col suo compagno le aveva tolto. 

Cos’è stato l’aspetto più importante in questa storia e nel lavoro dello Sportello MIRIAM per donne con vulnerabilità? «Nell’approccio con chi si rivolge a noi, l’aspetto più importante è l’ascolto empatico, ma in realtà la questione è più profonda. Ricostruire la storia insieme alla donna è fondamentale per rileggere insieme i tratti di violenza e illegalità e accompagnarla a definirli per quello che sono. Nell’ambito della mediazione interculturale, che è quello in cui mi sono formata, si parla di “rispecchiamento” per definire l’azione che il mediatore compie quando aiuta la persona a vedersi per quello che è, permettendole di definirsi e quindi di svoltare. In questi casi però c’è in gioco una fragilità maggiore, data dalla scomposizione del sé per effetto della violenza subìta e reiterata. Per questo è importante avere consapevolezza degli effetti del trauma per leggere atteggiamenti e azioni, ma anche omissioni e lacune, e calibrare la relazione di aiuto su un livello di attenzione adeguato al reale stato della persona. Il rischio altrimenti è forzare, spingere a un passo che la persona non è pronta a sostenere, come abbiamo attenzionato nel caso di Matilde, con l’effetto di farla cadere subito dopo, bloccarla o disperderla. Allo sportello, ogni storia necessita di consigli mirati e personalizzati, così come di un confronto fra operatori e di una rete con istituzioni del territorio, centri antiviolenza, servizi sanitari, che anche per Migrantes è molto importante: mettere insieme diverse competenze, portando la nostra conoscenza della persona che è di tipo relazionale e pastorale, con una lettura anche spirituale che non sempre trova corrispondenza in certi ambiti, ma spesso solleva lo sguardo generale donando una linfa nuova e un po’ di speranza». 
 
Questa storia è stata raccolta all'interno del progetto "MIRIAM. Free Migrant Women from GBV, through identification and access to specialized support service", finanziato dal "Justice Programme" e dal "Rights, Equality and Citizenship Programme" dell'Unione Europea e finalizzato, attraverso il partenariato di Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Differenza Donna in Italia e Fundaciòn de Solidaridad Amaranta in Spagna, a potenziare i servizi per le donne vittime di violenza, con una particolare attenzione alle donne straniere vittime di sfruttamento sessuale, violenza domestica e matrimoni forzati. 
Per saperne di più: www.apg23.org/it/progettomiriam/
Per info e richieste di aiuto, scrivere a: progettomiriam@apg23.org