La Colombia: un Paese dove la povertà è visibile per le strade e la prostituzione è un fenomeno quotidiano. Ma qualcosa sta cambiando. La storia di Valentina che è tornata libera nella sua amata Medellìn dopo anni di prostituzione in Europa è un esempio di successo nella lotta contro la tratta
Medellín, la città del nord della Colombia capitale del turismo, racconta, tra baraccopoli controllate dalle bande e strade del centro con senzattetto per terra, una quotidianità ben più complessa. Basti considerare che nel Paese gli accordi di pace con le Forze Armate Rivoluzionarie (FARC) sono di soli 10 anni fa.
Droga e prostituzione minorile si intrecciano ancora in diverse aree di quella che è la seconda città, e chi acquista prestazioni da ragazzine e trans può esser rapinato o perdere la vita coi drink a base di scopolamina. Il Comune sta portando avanti azioni di rivalutazione urbanistica per migliorare il volto della città, dare sostegno ai senzatetto che abitano le strade, e arginare la prostituzione che è parte della vita urbana. Ma chi appartiene a minoranze come gli afrodiscendenti o le persone transessuali è particolarmente esposto alla
violenza e soprattutto allo sfruttamento della prostituzione. Ed è spesso costretto a vivere nel terrore o nelle mani di strozzini senza scrupoli.
Nelle aree periferiche e sulle colline di Medellín, poi vivono migliaia di persone in alloggi abusivi, costruiti con legno, mattoni e lamiera, spesso a rischio di frane durante le piogge. I “combos”, le bande che controllano questi insediamenti, impongono affitti settimanali altissimi a quelle 2 o 3 famiglie nello stesso alloggio, vendono alla gente impoverita dopo la guerra civile materiali da costruzione e cibo, creando un sistema di dipendenza economica difficilissimo da abbondare.
Dalla famiglia alla strada
Valentina cresce in questa trappola degli strozzini, in una famiglia povera molto numerosa e, fin dall’adolescenza, sente un bisogno incontenibile di vedersi donna, come le sue sorelle. Le liti con il padre che non vuole sentirne parlare, il desiderio di cambiamento, la spingono verso terapie ormonali e interventi di liposuzione, pur sapendo che hanno costi altissimi. Per saldare prestiti e gli interessi vertiginosi,
finisce sulla strada della prostituzione che promette guadagni facili, grazie a clienti attratti da un corpo “femmina ma anche maschio”.
Molti ragazzini della sua stessa età, in transizione tra i 15 e i 17 anni, seguono la stessa strada. La vita per strada in Colombia non è affatto “rose e fiori”. Valentina racconta con volto cupo la violenza subìta e mostra i segni sul corpo: «
A me hanno sparato ben 7 volte. Ero prostituta, ero trans, ero nera. Da noi funzionava così. Vedi? ho ancora le cicatrici sulle gambe».
Medellín resta solo la prima tappa. Il sistema di sfruttamento spesso prosegue in Spagna, Italia o Grecia. «Ci dobbiamo abituare — confida —: dobbiamo pagare per le terapie, mantenere la famiglia, estinguere i debiti con gli strozzini. È difficile cambiare stile di vita. E poi i clienti ti fanno un sacco di regali, sono così gentili e danarosi che pensi ti vogliono aiutare, e non usare. Nessuno però ci metterà mai la faccia per te, per amore. La solitudine è tanta. E poi io
ho anche preso l’HIV. Chi mai vorrà stare con me tutta la vita?». Ma proprio la sua salute compromessa – in Colombia l’aspettativa media di vita di una donna transessuale è di 35-40 anni – la spinge a chiedere aiuto. Stanca di spostamenti e sfruttamento, Valentina si affretta a pagare i debiti e lascia per sempre una cantina buia senza bagno né cucina, in una città del nord Italia dove alloggiava con alcune sue compagne. Dopo mesi di cure mediche e assistenza garantite dall’associazione di don Oreste Benzi, finalmente recupera la sua voglia di vivere, aderisce a un
progetto di rientro assistito sostenuto dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) e torna nella sua Medellin sostenuta dalle organizzazioni antitratta del territorio.
Il suo sogno: avviare una piccola attività, sostenere fratelli e sorelle, e dimostrare che
esiste un’alternativa reale se si è supportate. Dopo tanti anni lontano da casa, tornare come persona libera senza più l’obbligo di perfezionare il suo corpo di continuo, è l’inizio del suo riscatto.
Medellin: una città che sta cambiando, dalla parte delle vittime
Secondo i dati del 2025, in Colombia ci sono tra
70.000 e 100.000 persone nel mercato del sesso.
Il 15% sono transessuali. Il 60% denuncia di affrontare violenze, minacce o coercizione, e meno della metà ha accesso a controlli sanitari regolari. La legge colombiana ha cambiato la loro condizione negli ultimi anni grazie alla legge contro la tratta del 2005 e quella che penalizza la discriminazione basata sull’orientamento sessuale del 2011, anche a seguito delle continue aggressioni e omicidi. Tra il 2022 e il 2025, i casi registrati di violenza negli spazi pubblici sono passati da 1 030 dell’anno precedente a 750 nel 2024.
A Medellín si sono mobilitate le istituzioni e le organizzazioni del terzo settore. Il programma
Ciudades y Espacios Públicos Seguros para Mujeres y Niñas, attivo da dieci anni, ha costruito ad esempio una risposta strutturata, con linee di ascolto (come la “Línea 123 Agencia Mujer”), case rifugio, supporto psicologico e consulenza legale e osservatori sulla parità di genere.
Esistono inoltre organizzazioni che lottano contro la tratta degli esseri umani come
Espacios de Mujer che di recente ha documentato che
oltre il 60% delle vittime sono sfruttate sessualmente, l’80% sono donne, e nel paese sono trafficate prevalentemente donne venezuelane. Le vittime colombiane sono reclutate per essere prostituìte in Cile, Messico e Perù o in Europa, specialmente in Grecia e Spagna.
Lo scorso anno si è anche mobilitata in un progetto di cooperazione per garantire il rientro assistito dall’Italia alla Colombia a chi vuole tornare a casa e ricominciare una nuova vita, lontano da combos, narcotraffico e sfruttatori nel mercato del sesso, in collaborazione con l’Ambasciata di Colombia a Roma e la Comunità Papa Giovanni XXIII.
Altre donne come Valentina potranno essere libere di tornare e libere di vivere senza schiavitù.