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29 Dicembre 2023

È stato come fiorire

Servizio Civile in Portogallo. La testimonianza
È stato come fiorire
Foto di Caro Sodar da Pixabay
Nella casa di Fatima sono accolte persone in difficoltà ma anche pellegrini che percorrono il cammino di Santiago. Ci si avvicina ad ognuno, con la delicatezza che apre all'incontro.

Ho appena concluso due mesi di Servizio Civile a Fatima, in Portogallo.
Ancora ricordo il giorno in cui mi è stato comunicato che sarei dovuta partire in estate, il 1° di luglio: ho passato tutto il tempo a piangere! Avevo molta paura perché non avevo mai vissuto in una casa famiglia e pensavo che non sarei stata in grado di essere d'aiuto ed offrire un supporto valido e degno a tutte le persone che vi abitano.
Tuttavia alla fine sono partita e sono arrivata a Fatima, nel distretto di Santarem, in Portogallo.
Al mio arrivo, ho cercato di entrare in punta di piedi nella realtà delle persone accolte nella casa perché sentivo di avere molto da imparare e da conoscere e non volevo fare l'errore di giudicare senza guardare al di là delle apparenze. Antonio, il responsabile della casa, mi ha da subito accolto con grande gentilezza. Mi ha sempre chiesto solo una cosa: «Bianca, fai condivisione con noi. Donati completamente a chi ti sta vicino».

Così le mie insicurezze mi hanno abbandonato

Piano piano, le mie insicurezze mi hanno abbandonato e ho iniziato sempre più a “fare condivisione”, in mille modi diversi.
In primo luogo mi sono messa a completa disposizione di tutti e della casa: pulire gli spazi comuni, aiutare in cucina, fare la spesa, riordinare... insomma, dovunque ci fosse bisogno intervenire e dare una mano. E di una mano c’è sempre stato bisogno! Perché la casa di Fatima non accoglie solo fragili e bisognosi ma anche pellegrini che si trovano in cammino sulla via di Santiago.
Inoltre, ho cercato di donarmi agli altri senza avere paura di restarne ferita: sento di aver stretto un forte legame con Rosangela, una signora sarda che è arrivata a Fatima un anno fa come pellegrina, ma anche con tutti gli altri abitanti della casa: I., il figlio di Rosangela, che soffre di schizofrenia e ha un ritardo mentale ed ama la musica pop come me e fa tante fotografie; A., l’uomo più anziano della casa che si occupa di fare il pane tutti i sabati insieme ad Antonio; S., che ha sofferto di depressione e ha subìto violenza domestica negli scorsi due anni, con cui ho condiviso la stanza per un mese; J., un signore mozambicano che suona il pianoforte e che ringrazia sempre, anche quando è lui a fare qualcosa per gli altri; infine A., un ragazzo angolano che soffre di schizofrenia ma che sopporta con grande forza il dolore che la sua malattia lo costringe a patire.
Come non nominare, poi, il bellissimo orto che sorge proprio accanto alla casa? Se ne occupa Dimitri che è a Fatima da quasi un anno con sua moglie, per aiutare Antonio nella gestione della casa. La terra in cui sorge l'orto una volta era secca e all’apparenza non adatta a far crescere nulla. Ora, invece, è piena di piante, di ortaggi e alberi da frutto che tutti giorni arrivano direttamente in tavola freschi di raccolta.

Insieme alla GMG

Insieme a quella che ora posso chiamare la mia seconda famiglia ho vissuto la GMG che, pur avendo avuto luogo a Lisbona, è arrivata anche a Fatima. È stato bellissimo ascoltare le storie e le voci di tutti i giovani che abbiamo ospitato ed essere testimoni attivi della loro sete di vita.
In sostanza, penso che questi due mesi a Fatima siano stati per me come fiorire: al mio arrivo ero un seme piccolo, nascosto sotto terra, impaurito e desideroso di luce. Col tempo, la gratuità con cui mi sono donata e tutto l'amore che ho ricevuto in cambio mi hanno fatto crescere in mezzo a tanti bellissimi fiori, fragili sì, ma con uno stelo talmente duro da superare anche le peggiori tempeste.
Grazie Fatima, grazie Antonio, grazie Rosangela, grazie Dimitri, grazie a tutti, vi voglio bene!

Maria Bianca Broccoli



Maria Bianca Broccoli, venticinque anni, di Castel San Pietro Terme (BO).  Laureata in Lingue e Letterature Straniere ed in Lettere Moderne, ha scelto il servizio civile perché sta ancora cercando se stessa, è indecisa sul suo futuro e ha deciso di usare questo tempo per mettersi al servizio dei più fragili