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4 Aprile 2022
Ultima modifica: 4 Aprile 2022 ore 10:49

Guerra russo-ucraina. Siamo in preda alla russofobia?

L'aggressione della Russia in Ucraina rischia di scatenare un indiscriminato sentimento anti-russo.
Guerra russo-ucraina. Siamo in preda alla russofobia?
Mentre si cancella Tchaikovsky dal programma musicale, e Dostoevskij da un corso di studio, un murale fa discutere e attira l'attenzione di Putin.
In risposta all'attacco russo nei confronti dell'Ucraina, l’Unione Europea - come altri Paesi del mondo - ha messo in atto una serie di sanzioni mai viste prima a livello economico e commerciale. Finanza, beni di lusso, trasporto aereo, gas e petrolio, oligarchi russi sono solo alcuni dei settori presi di mira dalle sanzioni, provvedimenti che con il tempo dovrebbero portare ad un indebolimento economico della Russia e far desistere Putin dal continuare l’invasione in Ucraina.
 
Ma con l’avvento della guerra stiamo assistendo anche ad una escalation di atteggiamenti russofobi, di diffidenza per tutto ciò che viene dalla Russia, che con le sanzioni non hanno nulla a che vedere. Alcuni di questi sono da considerarsi curiosi, come quello accaduto nel Wisconsin al National Mustard Museum, che ha tolto dalla sua collezione di mostarde la senape russa.  
 


 

Altri atteggiamenti, invece, rischiano di essere ridicoli, come ha fatto notareThe Guardian, riferendosi alla decisione presa dalla Cardiff Philharmonic Orchestra di rimuovere ufficialmente l’Ouverture del 1812 del compositore russo Pyotr Ilyich Tchaikovsky, che celebra la difesa della Russia contro l'invasione di Napoleone, dal suo prossimo programma a causa del conflitto in Ucraina. 

Diverso è il caso di Valery Gergiev, escluso dalla direzione della Dama di Picche alla Scala di Milano, al quale il sindaco Sala aveva chiesto una presa di distanza dalla guerra come avevano fatto altre persone del mondo artistico russo. Il maestro non ha risposto. «Io  certamente non ho chiesto nessuna abiura - ha chiarito Giuseppe Sala - però ho chiesto una presa di distanza dalla guerra, che è una cosa un pò diversa». Al direttore poi, amico personale di Putin, è saltata anche la tournée negli Stati Uniti con la Wiener Philharmoniker.

Tutto ciò che sa di russo va messo al bando? 

La  russofobia diventa una faccenda seria quando si tocca indiscriminatamente la cultura, l'arte, come è successo qualche settimana fa anche nel nostro Paese. Una reazione al conflitto in atto che rischia di far  pagare ad un popolo intero l'errore commesso dal suo presidente.
Con la russofobia tutto ciò che sa di russo, comprese le persone, è da bandire o quantomeno da far tacere. Anche la cultura e l’arte russa diventano un pericolo, una minaccia.

Possiamo eliminere tutto ciò che ha una radice russa? Lo studio della lingua russa, vietare la mostra del russo Kandinsky in questo periodo a Rovigo (che invece consiglio di visitare perché esprime proprio come l'arte porti in sé un messaggio di libertà e di pace che è temuto dai regimi), togliere lo studio dei classici russi, o cosa altro ancora? 
Una scelta che aprirebbe ad un conflitto razziale che non andrebbe certo ad intaccare l'autarca di turno, mentre andrebbe a scapito dei rapporti di pace con un popolo ricco di tradizioni e cultura come quello russo.
 
Un tentativo di censura della cultura russa "per evitare qualsiasi polemica" è successo all’Università di Milano-Bicocca, la quale ha cancellato, salvo poi ripensarci, un corso su Fëdor Dostoevskij con lo scrittore esperto di Russia, Paolo Nori.
«Una cosa che mi conforta, in questo momento terribile, è la reazione che c’è stata in Italia dopo l’annullamento dei miei 4 interventi alla Bicocca di Milano – scrive Nori su Instagram –. Ho ricevuto decine e decine di inviti a parlare di Dostoevskij in Università, Teatri, Biblioteche, Librerie, e farò proprio così. I 4 interventi che non ho tenuto in Bicocca diventeranno 44 interventi in tutta Italia, e abbiamo già cominciato. Questa vicenda minuscola dimostra una cosa che voi in Russia sapete bene: la letteratura è più forte di qualsiasi censura e di qualsiasi dittatura».
 
 



Ecco come ha commentato il filosofo Massimo Cacciari all'Adnkronos, il caso Dostoevskij: «Questo dimostra ormai in che clima viviamo: un clima di caccia alle streghe a 360 gradi. Siamo un Paese che sta portando il cervello all'ammasso. Prima tutto sì sì, no no, nero o bianco su tutte le questioni. E adesso di tutta l'erba un fascio, Russia di Putin con dentro Dostoevskij. Poi Tolstoj? Chi sarà il prossimo?».

La bellezza salverà il mondo

È chiaro che la russofobia non aiuta a costruire la pace. Per sconfiggere l’ignoranza e abbattere le barriere ci vuole più cultura.
«La bellezza salverà il mondo» diceva il principe Miškina nell'Idiota di Dostoevkij. 
Lo ha fatto con il suo stile inconfondibile Jorit, il famoso street artist napoletano, dipingendo un grande murale con il volto dello scrittore russo Dostoevskij su una delle facciate dell’istituto Augusto Righi di Napoli.
Un modo per lanciare un messaggio: «Perché la cultura non sia mero nozionismo settoriale né piatta dialettica – scrive su Instagram – . Solo con la cultura si capiscono le cause delle guerre e si costruisce la PACE: la cultura è valore universale, della #humantribe, per cui Dostoevskij è patrimonio dell’umanità».
I volti di Jorit raccontano l’anima, parlano alla gente, comunicano appartenenza e sono sempre caratterizzati da due segni sulle guance. Sono i segni dell’appartenenza alla tribù umana.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Jorit (@jorit)


Realizzando il volto del famoso scrittore russo, Jorit ha voluto creare un ponte di comunicazione con il popolo russo e sembra esserci riuscito. Tanto da andare, racconta l'artista «sui più importanti canali russi».
«L’arte e lo sport, soprattutto in questo periodo di guerra - scrive - devono diventare canale di dialogo e di scambio di umanità, non luoghi nei quali far crescere barriere, come purtroppo ci è capitato di vedere in questi giorni.»
Quindi l'arte come strumento di dialogo, un ponte di pace.
«Speriamo che la guerra finisca e se finirà dovremo tornare alla vita, ma sarà più difficile farlo se nel frattempo avremo accumulato odio e divisioni tra essere umani».

Il murale di Jorit attira Putin

L'opera ha riscosso l'interesse da parte di Putin, il quale ha trovato il tempo, nel bel mezzo dell’attacco in Ucraina, di complimentarsi per tale murale, segno di vicinanza alla cultura russa. «Penso che molti sappiano che a Napoli un artista di strada - ha detto -  di recente abbia dipinto sul muro di un palazzo il ritratto dello scrittore russo Fedor Dostoevskij, ormai cancellato in Occidente. Questo dà ancora speranza. Attraverso la simpatia reciproca delle persone, attraverso una cultura che collega e unisce tutti noi, la verità sicuramente si farà strada».
Peccato che sia stato proprio lui ad avviare questa guerra che sta seminando morte e divisione.
Colpito dall'intervento del presidente russo Jorit risponde: «Assurdo, Putin parla del murale di Dostoevskij a Napoli. È mai possibile che sono riuscito a fare più io, semplice cittadino, per la pace con un murale che il nostro Governo?».
Fioccano però i commenti sui social. Jorit si è forse montato la testa? C'è chi lo critica per essersi prestato al gioco di Putin. «È una strumentalizzazione della tua arte, non penserai davvero che sia benintenzionato? Non ti faccio così ingenuo».
Chi invece lo ringrazia. «L’arte è l’espressione divina che può spazzare via ogni malvagità.» 



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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C'è poi il caso del fotografo russo Alexander Gronsky cancellato dal festival Fotografia Europea di Reggio Emilia, come forma di protesta alla guerra in Ucraina e poi arrestato in Russia mentre manifestava contro la guerra. «Certo, è spiacevole che un evento culturale venga cancellato, ovunque nel mondo. Ma penso che lo dovremmo considerare un inevitabile danno collaterale di questa guerra - ha detto intervistato da Marco Bettazzi per La Repubblica -. La guerra non fa distinzioni, fa vittime e distrugge quel che trova». Aggiungendo: «Credo che il popolo russo dovrà pagare un prezzo per i crimini commessi in suo nome».

Appello di 8000 scienziati russi contro la guerra in Ucraina

Anche il settore della collaborazione scientifica con gli scienziati russi ha subito attacchi. Lo scrive su Il Foglio dell’11 marzo Enrico Bucci:
«Molti programmi di collaborazione, finanziati o da finanziare, tra cui il programma aerospaziale congiunto, sono stati annullati; intere nazioni, come la Germania, hanno annunciato che ogni forma di collaborazione scientifica con la Russia sarà interrotta
Anche il fondo Horizon Europe di 95 miliardi per la ricerca e innovazione ha eliminato la Russia. 

Scienziati russi e giornalisti scientifici avevano scritto, all'indomani dell'attacco russo, una lettera contro la guerra in Ucraina avviata da Putin, senza giustificazioni. «Chiediamo l'arresto immediato di tutte le operazioni militari dirette contro l'Ucraina. Chiediamo il rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dello Stato ucraino. Chiediamo pace per i nostri paesi.» Ad oggi sono più di 8000 gli operatori scientifici che hanno aderito all'appello lanciato dagli scienziati russi. 
 
Si è temuto che le ripercussioni della guerra arrivassero anche sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss) dove da quasi un anno vivevano collaborando pacificamente 3 astronauti (uno americano e due russi). Invece il 30 marzo, dopo gli abbracci nello spazio tra l'astronauta della Nasa Mark Vande Hei e i cosmonauti russi Pyotr Dubrov e Anton Shkaplerov, sono rientrati tutti sulla terra a bordo della navicella russa Soyuz, sul suolo russo in Kazakhstan.

La scienza è una via di pace

Altro appello: «Aiutiamo gli scienziati ucraini ma non isoliamo gli scienziati russi». Lo ha affermato Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica, durante la firma dell'accordo di collaborazione tra l'Accademia Nazionale dei Lincei e l'Accademia delle Scienze portoghese. «Viviamo tempi tragici che ci portano a respirare di nuovo un'atmosfera da Guerra Fredda. In questo momento dobbiamo aiutare gli scienziati ucraini ma non dobbiamo indebolire i collegamenti con gli scienziati russi, perché rappresentano un canale di dialogo che potrebbe aiutarci a costruire la pace nel lungo periodo».
La scienza, dunque, come l'arte e la cultura, può unire ciò che la guerra divide.