Topic:
9 Agosto 2025
Ultima modifica: 9 Agosto 2025 ore 07:26

Don Oreste Benzi: la Società del Gratuito

Il rilancio di una profezia: un modello di società che sfida la logica del profitto
Don Oreste Benzi: la Società del Gratuito
Foto di Gianni Bellesia
Dalle intuizioni di don Benzi, la proposta di una nuova società, dove nessuno viene escluso e il principio guida è la ricerca del bene comune. Non utopia, ma realtà, e c'è già chi la sta realizzando. Se ne parlerà dal 5 al 7 settembre a Rimini alle Giornate di don Oreste

«Due società si contendono il mondo. La logica del profitto si contrappone alla logica del gratuito» esordisce don Oreste Benzi nel suo intervento di apertura del convegno nazionale organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII nel settembre del 1994 dal titolo "La Società del gratuito. Ripartire dagli ultimi, ma davvero!"

È a questo evento che si fa risalire il lancio ufficiale della proposta di una nuova società, chiamata, appunto, "Società del gratuito".

Dopo anni di battaglie che lo hanno visto in prima linea per promuovere i diritti dei bambini senza famiglia, delle persone con disabilità o malattia mentale, dei tossicodipendenti, dei rom e sinti, dei senza fissa dimora, delle donne sfruttate dal racket della prostituzione, dei carcerati, don Oreste va alla radice del problema, individuando quei meccanismi perversi che generano l’esclusione e l’oppressione. E propone una società diversa. Ma cosa intende don Oreste con questo termine e quale percorso ha portato alla formulazione di questa proposta così attuale e profetica, tanto che la Comunità Papa Giovanni XXIII ha deciso di rilanciarla nell’anno dedicato al Centenario della nascita di don Oreste Benzi?

Ripartire dagli ultimi

La nascita della Comunità Papa Giovanni XXIII si fa risalire al 1968, quando, con la prima vacanza “inclusiva” a Canazei, si scopre il valore rivoluzionario della “condivisione diretta” di vita con gli “ultimi”, a quel tempo essenzialmente rappresentati dalle persone con disabilità, che vivevano relegate negli istituti. Nascono i primi slogan: non per gli ultimi ma con gli ultimi. E una consapevolezza: mentre il servizio, pur lodevole, si basa su una prestazione che non modifica le relazioni sociali, la condivisione le rivoluziona, riconoscendo un ruolo attivo anche a chi la società tende ad emarginare. Per cui alla condivisione viene subito associata l’esigenza di «rimuovere le cause dell’emarginazione», del resto riconosciuta anche dall’art. 3 della Costituzione italiana.

Ma cos’è questa Società del gratuito e cosa centra la gratuità con la condivisione e la rimozione delle cause dell’emarginazione? Ripercorriamo velocemente le tappe che hanno portato questa visione.

«La Società del gratuito non si può imporre, ma si realizza nella misura che c’è chi la sceglie»

Nel 1981 la CEI emana un documento, "La Chiesa italiana e le prospettive del Paese", che invita a «ripartire dagli ultimi che sono il segno drammatico della crisi attuale».
I vescovi propongono un concetto innovativo: non dobbiamo solo di tutelare i diritti dei più deboli, ma metterci al loro fianco perché «con gli ultimi e gli emarginati potremo tutti recuperare un genere diverso di vita», «demoliremo gli idoli», «riscopriremo i valori», «ritroveremo fiducia». Stare con gli ultimi è dunque una via di cambiamento sociale e di miglioramento generale della società.

Nel 1984 la Comunità organizza a Rimini il convegno "Ripartire dagli ultimi" che riprende il citato documento CEI e mira a creare un collegamento tra le realtà laiche ed ecclesiali che sono impegnate di difesa degli emarginati.

Nel mondo del volontariato laico ed ecclesiale c’è fermento, si comincia a parlare del volontariato come “soggetto politico” che non si limita ad alleviare le sofferenze ma si fa voce degli ultimi e porta le loro istanze nei luoghi in cui si decidono le leggi e la distribuzione delle risorse per promuovere lo sviluppo del welfare state o stato sociale.

Investire sul gratuito

La matrice ideale da cui è partito don Oreste, tuttavia, è anzitutto educativa, per cui nella sua visione la lotta alle ingiustizie non può essere disgiunta da una comprensione integrale dell’essere umano e dei suoi bisogni più profondi. Nei suoi scritti cominciano ad affiorare i concetti che poi saranno alla base della Società del Gratuito.

Nel febbraio del 1985 pubblica sul mensile Sempre un editoriale titolato "Investire sul gratuito la via del cambiamento".
«Qual è il male che sta alla radice del malessere di tutta la società? – scrive –. L’uomo investe denaro nel campo economico per riaverlo aumentato; impegna le proprie energie, le proprie capacità nel sociale per riaverle aumentate; in questa impostazione l’uomo diventa il centro di se stesso e potenzialmente è nemico degli altri, nel senso che tutte le volte che nel suo cammino incontra qualcuno che va contro i suoi interessi lo combatte».

«Tutte le manifestazioni sociali oggi – prosegue don Oreste – sono espressione di questa lotta». E si chiede: «Può esistere una nuova umanità?». «Sì, può esistere – è la risposta – e la condizione essenziale è il capovolgimento del principio detto sopra: l’uomo deve investire la propria persona, le proprie capacità, per comunicarle, deve impegnare il proprio denaro per produrre dei beni da dare agli altri. L’altro, il fratello, è il destinatario dell’impegno di vita.» Ma avverte: «Una condizione è necessaria: la gratuità».

La Società del gratuito

Dopo anni di convegni su singole tematiche (in particolare sull’affido familiare e sulle dipendenze), a dieci anni dal convegno del 1984 la Comunità decide di tornare a lanciare una visione generale, creando un collegamento tra la scelta di “ripartire dagli ultimi” e la proposta di una nuova società che ne deriva.

Don Oreste nel convegno "La Società del gratuito. Ripartire dagli ultimi, ma davvero!" tiene una relazione sul tema “Due civiltà a confronto” e per la prima volta lancia pubblicamente la proposta della Società del gratuito, contrapposta alla Società del profitto. «Per definire una società – spiega – è necessario individuare i principi che la informano e che generano i meccanismi che la regolano». Da questa analisi emerge che quella attuale può essere definita come «la società del profitto» perché «in essa l’uomo investe se stesso e ciò che ha per riaverlo, aumentato, in potere economico, politico e sociale». È una società egocentrica, infantile, ferma a quella fase dello sviluppo in cui il bambino dice: «È tutto mio». L’altro è «uno strumento di cui ci si serve, un’occasione di cui si approfitta o un ingombro da far fuori». Per questo «la guerra è un elemento strutturale di questo sistema sociale».

«Il principio che dà forma alla Società del gratuito, invece – continua don Oreste – è l’alterocentrismo e la dinamica generata da questo principio è la gratuità.» In chi vi aderisce c’è la consapevolezza che «il bene individuale è contenuto solamente nel bene di tutti». In questa società «si investe se stessi e ciò che si ha per partecipare e comunicare, prendendo per sé solo ciò che è necessario per continuare ad amare». Per questo «la pace è strutturale».

Come passare dalla Società del profitto a quella del gratuito? La Società del profitto è inconvertibile, sostiene don Oreste, al massimo se ne possono limitare gli effetti più dannosi. Ma accanto ad essa si sta sviluppando la Società del gratuito, promossa da persone che scelgono liberamente di farsi guidare da una logica completamente diversa, dando vita a «nuovi mondi vitali», basati su nuovi modi di gestire la famiglia, la professione, l’azienda, l’uso del denaro. Pertanto, secondo don Oreste, la Società del Gratuito «non si può imporre, ma si realizza nella misura che c’è chi la sceglie», e si diffonde dunque per «trapianto vitale».

Il convegno ha una grande partecipazione e una forte presenza di giovani. Ci si lascia con l’idea di ritrovarsi due anni dopo.

Così, nel 1996, il tema viene rilanciato in un nuovo convegno – "La Società del gratuito. Sradicare il sistema che crea la povertà" – allargando gli orizzonti ad una dimensione mondiale, sia nelle analisi che nelle esperienze raccolte.

«Il principio che dà forma alla Società del gratuito, è l’alterocentrismo e la dinamica generata da questo principio è la gratuità.»

Nelle conclusioni (cfr. Sempre n.10/96) ci si lascia con l’idea di creare un collegamento di soggetti che agiscano secondo tre vie: 1) la sperimentazione di mondi vitali nuovi (nuovi modi di gestire l’impresa, la scuola, ecc); 2) la contrapposizione di vita (professionisti che scelgono di agire secondo le regole della SdG); 3) promuovere un’azione politica per agire sulle cause delle ingiustizie e creare condizioni favorevoli allo sviluppo della SdG.

Verso un nuovo rilancio

Da allora non sono stati più organizzati convegni pubblici sulla SdG anche se il tema ha continuato ad animare la vita della Comunità Papa Giovanni XXIII, con vari momenti di approfondimento su argomenti collegati, come la “scuola del gratuito”, l’“economia di condivisione”, il “Ministero della pace”, da cui sono derivate anche varie pubblicazioni.

Nel frattempo sono molte le elaborazioni e le esperienze che si sono sviluppate a livello ecclesiale e civile che in qualche modo sono collegate al tema della SdG, basti pensare all’ecologia integrale promossa da papa Francesco, al movimento Laudato si’, all’economia civile, all’economia di comunione.

Allo stesso tempo, il momento attuale vede l’affermarsi di fenomeni che vanno nella direzione opposta: riemergere di nazionalismi, sfiducia nelle istituzioni internazionali, conflittualità politica ed economica esasperata, ideologia della competizione come motore di sviluppo, ripresa della corsa agli armamenti come unica via per assicurare la difesa e la pace, concentrazione delle ricchezze nelle mani di pochissime persone in grado di influire anche sugli strumenti comunicazione e quindi sulla percezione della realtà.

Le Giornate di don Oreste

L'evento che si terrà a Rimini dal 5 al 7 settembre 2025 arriva dunque – oltre che nell’anno del Centenario della nascita di don Oreste Benzi e a 30 anni dal lancio ufficiale della SdG avvenuto con i due convegni del 1994 e 1996 – in un momento storico in cui c’è estremo bisogno di punti di riferimento per individuare un modello di società che garantisca allo stesso tempo libertà, equità, pace e sviluppo.