Topic:
12 Agosto 2023

Sospeso il Reddito di cittadinanza. E adesso?

Preoccupazione tra gli operatori sociali
Sospeso il Reddito di cittadinanza. E adesso?
Foto di Nattanan Kanchanaprat da Pixabay
Dal reddito di cittadinanza, all'assegno di inclusione, alla carta "Dedicata a te". Ecco cosa cambia negli aiuti alle persone in difficoltà

Il reddito di cittadinanza, attivo in Italia dal 2019, è stato sospeso dal 1 Agosto u.s. a circa 169mila famiglie. Si tratta di persone tra i 18 e i 59 anni, ritenute “occupabili” e che quindi non avranno più diritto al RdC. Chi resta fuori da questo computo, quindi i "non occupabili", potrà percepirlo fino al 31 dicembre 2023 e dall'1 gennaio 2024 si passerà all’assegno di inclusione.
La comunicazione è arrivata via sms nei giorni scorsi ed ha suscitato polemiche largamente prevedibili tra i beneficiari dell’assegno e destato preoccupazione tra gli operatori sociali. Il reddito di cittadinanza resta in vigore oltre la settima mensilità solo per le famiglie che hanno un componente minorenne, disabile o con almeno 60 anni di età ma, comunque, non oltre il 31 dicembre 2023.
A partire dall'1 gennaio 2024, anche queste categorie dovranno richiedere l’attivazione della misura "Assegno di inclusione" per continuare a beneficiare dell’integrazione al reddito. Avrà una durata di 18 mesi, cui seguirà un mese di pausa e altri 12 mesi di sussidio. Per accedere a questa misura l'Isee non si dovrà superare i 9.360 euro e l'importo sarà di 500 euro, a cui eventualmente andranno aggiunti 280 euro per l’affitto. Ciò che colpisce di questa misura è che in nessun modo si considerano i carichi familiari dai 18 ai 60 anni.
Già a partire dal prossimo 1 settembre 2023, possono beneficiare dello strumento di “supporto alla formazione e al lavoro” le persone tra i 18 e i 59 anni, definite “attivabili al lavoro” con ISEE non superiore a 6.000 euro e l'indennità di 350 euro sarà corrisposta solo nel periodo di frequenza ad un corso di formazione, alla partecipazione a un progetto di servizio civile o, ancora, svolgimento di un lavoro socialmente utile e, comunque, per 12 mesi non prorogabili. È prevista, infine, la carta “Dedicata a te”, per le spese dei beni alimentari di prima necessità, destinata alle famiglie con almeno 3 componenti e un ISEE fino a 15.000 euro.

Reddito di Cittadinanza: utilità e criticità

Il RdC, in questi anni, è stato oggetto di un’importante campagna informativa e mediatica, non sempre con il fine di elogiarne le doti rispetto alla lotta contro la povertà, ma spesso per evidenziare criticità legate al possibile effetto distorsivo rispetto alla percezione di un beneficio economico che non avrebbe stimolato a rendersi attivi ma piuttosto a rispolverare una vecchia logica assistenzialista.
«Il RdC, e le misure di sostegno al reddito più in generale in Italia, hanno contribuito a far emergere quanto il mercato del Iavoro non riesca a proteggere le persone dalla povertà. Molti beneficiari del RdC, infatti, devono la loro vulnerabilità economica e l’emarginazione sociale proprio al mercato del Iavoro. Una parte dei beneficiari del RdC è composta da una quota di lavoratori precari (per tipologia di contratto, durata e orario lavorativo e quindi di retribuzione) per i quali non sono state ancora pensate misure tali da evitare che scendano sotto la soglia della povertà» (Reddito di cittadinanza: il problema è il lavoro povero, Marucci M., 2021). A questi beneficiari si aggiungono i nuclei familiari che restano completamente esclusi dal mercato del Iavoro perché non occupabili.
Senza un supporto economico come il Rdc la pandemia sarebbe stata ancora più drammatica per tante famiglie italiane.
Un aspetto che ha lasciato molti dubbi sul RdC è stato quello di percepire un reddito senza dover corrispondere nulla: ha assunto un ruolo assistenzialista, quasi un ritorno al passato. Diverso sarebbe stato l’invito al beneficiario, o meglio ancora l’obbligo, se in condizioni lavorative, a svolgere una funzione formativa, un lavoro socialmente utile, una borsa lavoro, un tirocinio, anche al fine di creare sinergia tra il mondo della formazione e le imprese, favorendo l’incontro tra domanda e offerta.
A pesare in modo negativo sul RdC sono stati i risultati in termini di attivazione lavorativa o di offerta formativa. Su questi aspetti incidono negativamente le carenze dei Centri per l’impiego, con in media un lasso di tempo di oltre 4 mesi per la presa in carico dei beneficiari.

Le proposte di "Alleanza contro la povertà in Italia"

Di seguito alcuni commenti rilasciati da esponenti di “Alleanza contro la povertà in Italia” nata nel 2013 e composta da 35 Organizzazioni nazionali di cui fa parte anche la Comunità Papa Giovanni XXIII.
«L’Alleanza contro la povertà in Italia ha subito espresso preoccupazione per le ricadute, che già si stanno registrando sui diversi territori. [...] Ha chiesto, da un lato, che la sospensione sia momentaneamente derogata, con un prolungamento dell’erogazione del RdC, dall’altro che, contestualmente, i Comuni siano messi nelle condizioni di far fronte alle richieste e di esercitare le funzioni che la legge assegna agli Enti Locali. Con le 35 organizzazioni che ne fanno parte, ha prodotto un position paper, contenente analisi e proposte concrete, che verrà presentato al Senato il prossimo 14 settembre
Sebbene il decreto, in sede di conversione sia stato migliorato, permangono tuttavia alcune importanti problematiche e relative possibilità di miglioramento: prima fra tutte, la destinazione categoriale, che esclude coloro che sono ritenuti occupabili in base ad un criterio anagrafico, privando così dell’accesso alla nuova misura il 42% dei beneficiari il RdC. L’obiettivo principale, che ancora una volta evidenziamo, è il ritorno a una misura universale, che sia rivolta in favore di tutti quei nuclei familiari che si trovano in una difficile condizione economica, indipendentemente dall’età dei loro componenti. 
A partire dalla prospettiva di ripristinare questa condizione, Alleanza contro la povertà formula 8 proposte (sintetizzate): 
1.     Reintrodurre la soglia reddituale di accesso differenziata per coloro che sono in locazione a 9.360 euro.  
2.     Allentare il vincolo di residenza per gli stranieri da 5 a 2 anni. 
3.     Rivedere la scala di equivalenza. 
4.     Indicizzare soglia reddituale e sostegno all’affitto.
5.     Ridefinire l’offerta congrua analogamente a quella prevista per percettori di Naspi. 
6.     Migliorare la cumulabilità reddito-lavoro. 
7.     Più risorse umane e finanziarie ai Comuni. 
8.     Garantire la volontarietà della partecipazione ai PUC (Progetti Utili alla Collettività).»
Antonio Russo, portavoce dell’Alleanza contro la povertà in Italia (https://alleanzacontrolapoverta.it/wp-content/uploads/2020/07/position-paper-abstract-impaginato.pdf)