Doveva essere, il Veneto, la prima regione a legiferare in tema di fine vita, con il Progetto di Legge 217 "Procedure e tempi per l'assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito". Un progetto che nella regione ha avuto un forte slancio grazie all'associazione Luca Coscioni che aveva raccolto novemila firme. Invece ha vinto il fronte del no. Il Presidente Zaia, favorevole al testo, aveva con sè parte dell'opposizione ma non tutta la sua maggioranza. Fratelli d'italia e Forza Italia erano e sono rimasti contrari, così come parte della Lega.
Ha vinto il fronte del no dopo un dibattito durato sei ore e mezza, al termine del quale il presidente del consiglio Ciambretti ha dovuto informare che «L'articolo 2 è parte fondamentale della legge. Senza quello la legge non regge. Quando non viene approvata una parte fondamentale della legge il progetto bisogna rinviarlo alla commissione». L'articolo 2 infatti - "Assistenza sanitaria in ogni fase del percorso di suicidio medicalmente assistito su richiesta della persona malatta" - ha ricevuto 25 voti a favore anziché i 26 richiesti. Per un punto quindi il progetto è stato rinviato.
Qualcuno ha voluto dare una visione politica di questa battaglia e ha visto il no al testo come un no a Zaia, che in questi mesi in Veneto si prepara a correre per il terzo mandato. Ma lui minimizza: «Mi spiace che qualcuno abbia dato una lettura errata - ha dichiarato - ovvero che la legge discussa in Veneto "istituiva il fine vita". Non istituiva niente, ma stabiliva solo i modi e i tempi delle risposte ai malati, e le modalità di coinvolgimento delle Asl».
Le parole di Luca Zaia aprono un altro argomento molto dibattuto, se cioé legiferare sul fine vita sia competenza regionale. Alcuni sostengono di no. Il riferimento attualmente è la sentenza della Corte Costituzionale 242 del 2019. L'avvocato leghista Roberto Bet, consigliere regionale, ha infatti affermato che «Non trovo un passaggio della sentenza della Corte Costituzionale che ponga, in capo al Servizio sanitario, un obbligo di prestazione al suicidio medicalmente assistito. Invece questo obbligo di prestazione verrebbe introdotto dalla proposta normativa in esame. Siamo sicuri che possiamo legiferare su un terreno che non è di nostra competenza? Credo che ci potremo esporre ad un rischio di incostituzionalità».
Dello stesso parere quanto si legge in un pamphlet del network "Ditelo sui tetti" che contiene 50 domande e risposte sul fine vita. Alla domanda «La sanità è una delle competenze delle Regioni. Esse hanno quindi il potere di legiferare su eutanasia e suicidio assistito al posto dello Stato?», la risposta è:
«No. Le Regioni non hanno affatto il potere di legiferare in materia di eutanasia/suicidio assistito, perché l’organizzazione della sanità è sì una competenza regionale, ma i Lea, livelli essenziali di assistenza, che i cittadini hanno il diritto di ottenere dal Sistema sanitario nazionale, sono fissati da un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, sulla base delle decisioni di una Commissione nazionale che è un organo del ministero della Salute».
Soddisfatto Marco Marseglia, Presidente del Forum Veneto delle Associazioni familiari: «Chi ha seguito il dibattito in aula, ha potuto assistere ad un momento alto di democrazia; quasi tutti i consiglieri, compreso il presidente sono intervenuti per spiegare le proprie motivazioni di voto. Il confronto è stato schietto, ma mai sopra i toni, i vari interventi quasi sempre non banali hanno evidenziato una ricerca e un approfondimento dei temi e un rispetto per le posizioni divergenti. Come cittadino sono soddisfatto della maturità che oggi i consiglieri hanno dimostrato in aula. Come presidente del Forum ho potuto constatare che le tematiche e le preoccupazioni espresse nel nostro intervento in audizione sono state riprese da molti consiglieri, segno che il nostro punto di vista aveva centrato pienamente i punti salienti degli argomenti discussi».