Nelle piazze di tutta Italia ci sarà la possibilità di dare il proprio contributo per dare un pasto, ma anche un tetto e una famiglia, a chi non ha nulla.
Don Oreste Benzi ha lasciato un’eredità viva, fatta di volti, scelte concrete e cambiamenti, esortando ciascuno a dare qualcosa di sé. A cent’anni dalla sua nascita, sentiamo ancora il desiderio di ascoltare la sua voce, custodire ciò che ha seminato e trasformarlo in memoria attiva e quotidiana.
Un Pasto al Giorno, ce ne dà l’opportunità ogni anno a settembre, con l’iniziativa di sensibilizzazione e raccolta fondi che la Comunità Papa Giovanni XXIII promuove per
garantire 7 milioni e mezzo di pasti alle migliaia di persone con cui siede a tavola ogni giorno, in Italia e in circa 40 Paesi nel mondo.
Fu proprio don Oreste, durante un viaggio nel 1985, visitando insieme a Elisabetta Garuti la prima missione avviata quell’anno in Zambia dalla Comunità, a renderci consapevoli che con diecimila lire al mese si poteva garantire un pasto al giorno a un bambino malnutrito e salvarlo. «Tornato in Italia, lo dirò a tutti», disse. Non «farò qualcosa», ma «dobbiamo fare qualcosa». Sentiva che
la responsabilità era di tutti, che non si poteva guardare altrove.
Un Pasto al Giorno è questo: una chiamata a dare qualcosa di sé – tempo, risorse, voce – a chi non ha nulla e ogni anno la Comunità Papa Giovanni XXIII e
centinaia di volontari si fanno portavoce di chi non ha voce.
La fame nel mondo non è finita
La fame nel mondo non è finita: secondo il Global Report on Food Crises, nel 2024 sono più di
295 milioni persone in 53 Paesi che ne soffrono. Per questo, dopo 40 anni, continuiamo a raccontare, testimoniare e chiedere di essere ancora insieme, perché morire di fame non è più accettabile. Eppure, accade. Ogni giorno.
Ogni volta che rivedo persone unirsi per rendere possibile questo evento, sento nascere dentro di me una gratitudine profonda. In un mondo dove l’ingiustizia sembra diventata una notizia come le altre, dove guerre, violenze e fame scorrono sugli schermi senza più colpirci davvero… c’è ancora chi sceglie di non restare indifferente.
Tutti abbiamo il potere di esserci. Di com-partecipare. Di diventare parte di una presenza che, pur piccola, può cambiare la vita a qualcuno, è la forza di condividere. Forse saremo solo una goccia nell’oceano, ma
per il bambino che riceverà un pasto, quella goccia sarà tutto.
Tendere la mano per chiedere un aiuto non è mai semplice, ma senza quel gesto, molte persone dall’altra parte del mondo resterebbero senza cibo e il cibo non è solo nutrimento: è il primo passo per restituire dignità, accendere la speranza, costruire un futuro diverso.