«Siamo a servizio della Chiesa locale - risponde Cinzia - il vescovo Lambiasi ci ha nominati referenti pastorali di Misano Monte».
«In realtà è una nomina che nasce all’interno di una storia, legata ad una vita condivisa con la parrocchia. Viviamo in questa parrocchia da 27 anni, Davide è diacono da 10 anni».
«Abitiamo in casa nostra - precisa Davide -. La vita della parrocchia si appoggia alla nostra casa famiglia. È bello che il salone di casa nostra diventi anche aperto agli incontri parrocchiali. La casa famiglia è aperta alla vita, nasce per dare una famiglia a chi non ce l’ha, e adesso, in questa nuova veste, accoglie la parrocchia».
«Siamo sempre stati una famiglia aperta all'accoglienza. Abbiamo scelto di essere casa famiglia circa 15 anni fa, quando è arrivato un ragazzino con gravissime disabilità, morto tra nostre le braccia e rianimato 4 volte».
«Un numero variabile - sorride Cinzia - , oggi siamo in 7, da domani in 9. Ci sono in nostri 3 figli naturali».
«Un figlio, qualche settimana fa, si è preso la briga di calcolarlo. Pare che in questi 27 anni di matrimonio siano passate circa un centinaio di persone, compresi i volontari».
«Domenica dovevamo festeggiare il nostro anniversario - dice Davide - ma c’erano diversi impegni su più territori, lei mi ha raggiunto
Noi siamo capaci di fare gli slalom - conferma Cinzia - , ci prendiamo pochi momenti ma quelli ci sono, siamo determinati. Le case famiglie - si dice sono famiglie con i muri di vetro. La casa non è più un luogo protettivo, non sei più tuo, e quindi sei costretto trovare nuovi modi per rispondere alle sollecitazioni».
«Sovrapponibili forse no, ci sono alcune esperienze che si chiamano “famiglie missionarie km 0”, quelli che una volta erano i sagrestani, so che c'’è un diacono a Roma… Ci sono diversi diaconi che reggono le cosiddette "comunità in attesa di pastore". Ciò che ha fatto notizia nel nostro caso è stata l’ufficialità, cioé la nomina da parte del Vescovo».
«Ci siamo conosciuti, fidanzati , sposati e siamo diventati genitori all’interno del cammino della nostra Comunità. Questo ci ha modellato, educato a tenere lo sguardo su Gesù, orientando la nostra famiglia al servizio dei poveri, all’interno della Chiesa. Nel nostro cuore abbiamo sentito e riconosciuto che solo attraverso la condivisione diretta potevamo trovare il senso profondo alle nostre esistenze. La vocazione è proprio questo, capire quale strada e con quale modalità siamo chiamati a crescere e a trasformarci in dono per l’umanità».
«Oggi, attraverso la nomina di referenti pastorali, ci viene chiesto di ampliare la condivisione diretta, accogliendo nelle nostre esistenze la vita della parrocchia. Non vogliamo farlo come servizio, ma come condivisione diretta, ricordando le parole di don Oreste, “non c’è chi salva e chi è salvato, ma ci si salva insieme”».