Il 6 dicembre viene inaugurata a Loreto una nuova casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII, sotto la guida di Fabrizio e Maria Sbrancia. La struttura si trova vicino al Santuario della Santa Casa e rappresenta un segno di accoglienza e fede, dove una numerosa famiglia ospita persone in difficoltà, testimoniando il valore dell'amore e della convivenza.
Una nuova casa famiglia della Comunità di don Benzi viene inaugurata presso il Santuario della santa casa di Loreto.
Per l'occasione, sabato 6 dicembre alle ore 11 presso la Basilica della
Santa Casa di Loreto sarà celebrata la messa presieduta dall'arcivescovo
Fabio Dal Cin. Alle 12 seguirà un momento conviviale di fraternità nel
foyer della sala Macchi, in piazza della Madonna, al piano terra del Palazzo Apostolico.
Ad accogliere tutti saranno i responsabili della casa famiglia, i coniugi
Fabrizio e Maria Sbrancia, insieme alla numerosa famiglia composta da 10 persone, tra figli e accolti. «Saremo felici di accogliere chi voglia salutarci e incoraggiarci in questa nuova avventura. – spiega Fabrizio Sbrancia – Per anni abbiamo vissuto vicino Macerata ed ora finalmente siamo felicissimi di tornare qui, a casa, sia io che mia moglie siamo della zona».
Fabrizio Sbrancia e
Maria Bonfigli sono i responsabili della casa famiglia
Il chicco di grano promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.
«Abbiamo dato questo nome perché essere genitori per noi e un po’ morire a se stessi per dare vita» raccontano. «Siamo sposati da 38 anni, oltre a noi ci sono i figli che il Signore ci ha dato,
Mattia di 36 anni,
Filippo di 34 anni,
Veronica di 32 anni,
Matilde di 25 anni,
Rebecca di 22 anni,
Francesca Pia di 22 anni, una ragazza sordo-cieca-muta che abbiamo adottato 16 anni fa,
Vincenzo di 44 anni,
Denise di 20 anni,
Siponta di 54 anni, A. di 36 anni e suo figlio P. di 4 anni e da poco una volontaria,
Monica, di 60 anni.

Il santuario mariano di Loreto, presso cui il 6 dicembre 2025 viene inaugurata una nuova casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII

Fabrizio Sbrancia e la moglie Maria Bonfigli condividono la loro vita nella casa famiglia di Loreto

Il 6 dicembre viene inaugurata una nuova casa famiglia a Loreto
Come avete conosciuto la Papa Giovanni?
«Dopo vent'anni di matrimonio, attraverso la casa famiglia “santa Maria del cammino “ di Montecassiano (MC) gestita da Denis Marini e Monica Ghergo, i quali ci affidarono una ragazza rumena che aveva concluso il suo percorso di recupero presso la loro casa ma che aveva ancora bisogno di essere affiancata per poter prendere il volo. Ora quella ragazza è divenuta una donna felicemente sposata e madre di due splendidi bambini.»
Quando avete iniziato?
«Questa accoglienza ci fece scoprire quella voglia di aprire la nostra porta di casa a chi fosse nella necessità. Con lei abbiamo scoperto questa vocazione e nel 2007 siamo “entrati” in comunità. Intanto avevamo già iniziato ad essere famiglia aperta accogliendo, per brevi periodi, adolescenti, mamme con bambini, nonne, ragazzi in misura alternativa al carcere.»
Come siete arrivati a Loreto?
«Dopo un percorso di discernimento siamo stati confermati dalla comunità ad aprire una casa famiglia e da quel momento ci siamo ingegnati a cercare una struttura adatta che ci potesse permettere di accogliere in maniera adeguata, dato che prima eravamo nella nostra casa di campagna in 12 persone con un solo bagno. Ad agosto 2010 ci siamo trasferiti a Botontano di Cingoli, perché li vi era una struttura adeguata. Adesso i responsabili della comunità ci hanno chiesto di venire a Loreto per aprire una casa famiglia in una struttura donata dall'ente ecclesiale
Casa della Carità, già
Fraternità del terz'ordine francescano. La casa dista 50 metri dal Santuario ed è adiacente all'ascensore che collega il centro al parcheggio. E' molto bella e funzionale alle necessità di accoglienza.»
Che significato ha per voi abitare in un luogo così importante per la cristianità nel mondo?
«Accogliere è stupendo ma anche faticoso. Qui siamo al sicuro perché siamo sotto il manto della Madonna. Abbiamo poi scoperto che Don Oreste aveva il sogno di aprire una casa famiglia in ogni santuario Mariano. Sono già presenti case famiglia a Lourdes, Fatima, Pompei – per citare i più importanti – e adesso anche a Loreto dalla Santa casa di Maria.»
Come vi aiuta la vostra fede?
«L’incontro con i poveri ci ha aiutato a vivere la fede in maniera più viva: sono le persone che accogliamo i nostri maestri, quelli che ci richiamano continuamente a Dio, aiutandoci nella perseveranza, nell’affidarci a Lui senza remore. È vero che “le membra che sono più deboli sono le più necessarie”, come ci ricordava sempre don Oreste, perché ci richiamano all’essenzialità del rapporto con Dio. Abbiamo riscoperto l’importanza della preghiera, perché, come affermava don Benzi, “chi vuole stare in piedi deve stare in ginocchio”. È la preghiera che ci fa vivere la comunione con Gesù povero e sofferente e che ci dà la forza di accogliere il Gesù povero, chiunque sia, che bussa alla nostra porta.»
C'è una persona che ha segnato la vostra vita?
«Francesca. È entrata in casa nostra che aveva sei anni e le davano poco tempo di vita. Adesso ha 22 anni. Nel suo essere cieca, sorda, muta, grida continuamente a me e a tutta la nostra famiglia il suo essere inchiodata alla sua carrozzina e la sua vocazione è fare e ricevere coccole, facendoci capire che non è importante come sei e in che condizioni sei, ma l’importante è amare, e lo si può fare in tutte le condizioni in cui ci troviamo. Lei è la nostra maestra di vita e la principessa della casa.»