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26 Luglio 2019
Ultima modifica: 23 Marzo 2022 ore 16:22

Vangelo di domenica 11 agosto: «Dov'è il tuo tesoro»

Dov'è il tuo tesoro, là sarà il tuo cuore: contenti del necessario, domandiamoci cosa vuol dire concretamente restituire il superfluo che ci rimane.
Vangelo di domenica 11 agosto: «Dov'è il tuo tesoro»
Foto di Pezibear
Vangelo della domenica: meditiamolo insieme grazie al commento di don Oreste Benzi
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. 
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. 
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più». 
Dal vangelo di Luca (Lc 12, 32-48)

Commento al Vangelo di domenica 11 agosto 2019

Le borse che non invecchiano, il tesoro inesauribile dove i ladri non arrivano e la tignola o le tarme non corrodono, sono i poveri. Ciò che leggi economiche inique permettono di avere di più, cioè il superfluo, va restituito ai poveri ai quali è stato ingiustamente tolto. Contenti del necessario, domandiamoci cosa vuol dire concretamente restituire il superfluo che ci rimane. E se tra di noi c’è chi può dire: «Ma io ho paura!», vi rispondo che è per questo che il cristiano non è mai solo, ma sempre inserito in una comunità. Non c’è una regola, un modo in cui si attua la restituzione perché dobbiamo rendere contemporaneo il Vangelo alla storia, tenendo ben presente il pianto e la sofferenza di quanti stanno pagando nell’ingiustizia il nostro benessere. Dilatate i confini del vostro cuore: se non sentite il mondo intero dentro di voi, non riuscirete nemmeno ad amare i vostri stessi figli. Li possederete, ma non li capirete mai! Ogni giorno nella creatività dello Spirito siamo chiamati a ridefinire ciò che è per noi il superfluo. 
Papa Giovanni XXIII diceva infatti che il superfluo non deve essere misurato secondo quel che rimane a noi, ma secondo quello che manca agli altri. Che bella avventura è vivere con Gesù!
 
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