Vangelo della XXVI domenica del tempo ordinario - Anno C: meditiamolo insieme grazie al commento di don Oreste Benzi
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”». Dal Vangelo di Luca (Lc 16, 19-31)
Commento al Vangelo di domenica 28 settembre 2025 (XXVI domenica del tempo ordinario - Anno C)
Dove sta l’ingiustizia? Il problema è che quell’uomo ricco non riconosce Lazzaro come persona, cioè non lo riconosce come figlio di Dio e quindi lo vede come un ingombro che dà fastidio. Io creo il povero tutte le volte che non lo riconosco per quello che lui è nel Signore. Finché non mi rendo conto che sono amato da Dio, è ovvio che sono incapace di capire che l’altro è amato da Dio, e allora cosa farò? L’oppressore. Invece se sono pieno di Dio, divento povero per far ricchi coloro che abbiamo impoverito. Nella misura in cui mi sento compartecipe di questa stupenda umanità, vivo l’aspetto comunitario, per cui prima guardo al bene di tutti e poi guarderò a quello che mi è necessario. Certe spese sono un insulto ai poveri perché ho capito chi sono io, chi è il povero e cosa siamo insieme: un solo popolo!
Il commento di don Oreste Benzi al Vangelo della domenica e alle Letture è tratto dal messalino Pane Quotidiano,abbònati qui
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