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23 Dicembre 2022
Ultima modifica: 23 Dicembre 2022 ore 08:13

Vittorio Tadei, la missione di un imprenditore

Un libro ripercorre la vita dell'imprenditore riminese, fondatore del gruppo Teddy, grande amico di don Oreste Benzi
Vittorio Tadei, la missione di un imprenditore
Fin da giovane scopre le sue doti di imprenditore. L'azienda cresce e dà profitti, ma attraverso un'esperienza dolorosa Tadei scopre un nuovo modo di fare impresa, attenta ai più fragili e aperta alle nuove generazioni.
Giustamente il Gruppo Teddy nel comunicare l’uscita de Il socio di minoranza afferma che si tratta del primo libro dedicato all’avventura umana e imprenditoriale di Vittorio Tadei. Sì, perché dopo aver letto tutte d'un fiato le 180 pagine del racconto biografico di Marco Bardazzi e Marco Lessi si resta con la netta sensazione che la figura di Tadei (e il suo Sogno, il suo modello di azienda) siano una miniera dove ci sia molto da scavare: molte preziose pepite siano pronte ad essere estratte, e molti filoni possano essere seguiti per arrivare a nuove scoperte e interessanti approfondimenti.

Chi era Vittorio Tadei

Chi era Vittorio Tadei? La conoscenza della sua figura è finora limitata al giro dei dipendenti e collaboratori dell’azienda da lui fondata, dei riminesi che in qualche modo lo hanno incrociato, degli amici della Comunità Papa Giovanni XXIII. Ma merita di essere conosciuta da un pubblico più vasto, ed il libro appena uscito può essere uno strumento utile allo scopo. Oltretutto, anche chi lo ha conosciuto in vita troverà nel racconto di Bardazzi e Lessi notizie storiche, aneddoti curiosi e divertenti, informazioni inedite, che restituiscono al lettore un affascinante ritratto dell’imprenditore riminese.
Marco Bardazzi, Marco Lessi, "Il socio di minoranza. L'avventura umana e imprenditoriale di Vittorio Tadei", Ed. Teddy Spa

L’avventura umana e imprenditoriale di Vittorio si dipana dal 1935, quando nasce in via Abruzzo, sesto di sette figli, tre maschi e quattro femmine, fino al 2016, l’anno della morte quando i suoi funerali si trasformano in un’autentica festa della fede.
Studi da ragioniere senza alcuna attrazione per il lavoro impiegatizio, appassionato ciclista con ambizioni da campione, verso la fine degli anni Cinquanta si presta a dare una mano alle sorelle che hanno aperto un negozio di abbigliamento a Riccione.
Nella ruggente riviera romagnola degli anni Sessanta, quanto chi ha piglio e fiuto imprenditoriale si improvvisa albergatore, bagnino o ristoratore, Vittorio Tadei scopre di avere un’anima da venditore («Riusciva a far comprare qualcosa a tutti, anche a quelli che entravano per curiosare»). E non tarda molto a scoprire anche le sue doti di imprenditore: a Riccione due negozi, a Rimini, nella casa di via Abruzzo, il laboratorio della moglie Pinuccia che crea e produce i capi da mettere in vendita.
È stato l’inizio di un’avventura che passo dopo passo, ad un ritmo che solo la travolgente passione di Vittorio riusciva a sostenere, ha portato ad un gruppo di moda che è presente in 78 paesi, conta più di 3.000 dipendenti, commercializza quattro marchi (Terranova, Calliope, Rinascimento, QB24), fattura 540 milioni all’anno.

La sfida a testa o croce con un venditore ambulante

Chi leggerà il libro potrà letteralmente gustarsi i passaggi di questo percorso, dove anche l’aneddotica aiuta a conoscere meglio la spumeggiante personalità di Tadei, abile nell’intercettare i desideri dei clienti e molto originale nella scelta dei collaboratori. Due episodi fra i tanti.
Un giovane commerciante ambulante vuole acquistare le sue rimanenze di magazzino. Non riescono a mettersi d’accordo sul prezzo, una trattativa estenuante in cui nessuno dei due vuole cedere. Finché Tadei non propone di giocarsela a testa o croce: «Se vinci tu, prendi tutto a 2.550 lire al pezzo, se vinco io me ne dai 4.500.» Vinse il ragazzo, che poi diventò uno dei responsabili del Gruppo. Ma quella volta Vittorio capì che il giovane non aveva un soldo in tasca e per pagamento accettò un assegno post datato all’anno dopo.
E che dire della scelta del giovane ragioniere che poi diventerà direttore Business Development del Gruppo? «Quanto guadagni da ragioniere?». «Un milione e cento». «Bene, io ti do un milione». E quello accetta, fra la disperazione della madre.
Una cavalcata tumultuosa, irresistibile. Un successo dopo l’altro. Accompagnato da due frasi scolpite nel cuore, incontrate in gioventù. La prima la legge nel 1948 in un libro trovato fra le macerie della sua casa bombardata: «L’uomo è amministratore dei beni di cui dispone e non padrone». La seconda frase il ciclista Vittorio la legge sul muro di un convento vicino a Pistoia: «A cosa serve conquistare il mondo intero se poi perdi te stesso?». Due frasi che per essere capite e vissute attendevano che qualcosa accadesse.

Una ferita lo fa incontrare con don Oreste Benzi

La tumultuosa, irresistibile cavalcata diventa qualcos’altro, diventa il Sogno, grazie ad una ferita e ad un incontro. La ferita ha il volto di Gigi (Luigi), l’unico figlio maschio, che fin da ragazzo mostra evidenti fragilità fisiche e psichiche. È una ferita che tocca in profondità Vittorio, che lo spinge a cercare il rapporto con don Oreste Benzi e con alcuni amici della Comunità Papa Giovanni XXIII. Un’esperienza di dolore (e della relativa impotenza a risolverlo) che lo portano progressivamente ad avere un’idea diversa del proprio lavoro e della missione della Teddy. Comincia a capire che, come aveva letto in quel libro, lui è solo un amministratore di bene, è solo il “socio di minoranza” che agisce per conto del “socio di maggioranza”, il Padreterno, capace di dare un senso a tutto, anche alla sofferenza.
È la scoperta che porta Vittorio a sostenere numerose iniziative di solidarietà, ad essere sempre pronto a rispondere ai bisogni che incontra. In più di un’occasione Vittorio Tadei ha detto che Gigi e don Oreste sono stati i suoi grandi maestri.
Vittorio Tadei con don Oreste Benzi
L'imprenditore Vittorio Tadei era grande amico di don Oreste Benzi e ha sostenuto molti progetti promossi dalla Comunità Papa Giovanni XXIII sia in Italia che all'estero

Il libro restituisce molti episodi del fecondo sodalizio fra l’imprenditore e il sacerdote dalla tonaca lisa: lasciamo al lettore il gusto di scoprirli. È sulla scia dell’insegnamento di questi maestri che la Teddy è diventata il Sogno: il sogno di un’azienda grande che guadagna molto per investire e creare nuova occupazione; il Sogno dove i giovani attraverso il lavoro danno un senso alla vita; il sogno di un’azienda dove ogni 5 persone normodotate ce ne sia una che ha dei problemi; il sogno di creare una classe dirigente coraggiosa, responsabile, competente.
Nella Postfazione che chiude il volume, Guido Corbetta, docente di Strategia delle aziende familiari alla Bocconi di Milano, evidenzia come la storia di Vittorio Tadei e del Gruppo Teddy sia esente da alcune sindromi imprenditoriali che hanno bloccato lo sviluppo di altre imprese.
In Teddy il proprietario si considera amministratore, e questo ha risvolti importantissimi nell’uso del denaro.  Per Tadei non è vero che piccolo è bello: lui voleva ingrandire, sempre. In Teddy non c’è l’one man show, ma una squadra di uomini e donne coinvolte nel Sogno. Ed infine Tadei ha saputo affrontare al momento giusto il tema del ricambio generazionale.
«Sono convinto – conclude Corbetta – che per tutti, credenti e non credenti, la storia di Vittorio Tadei possa rappresentare una fonte di ispirazione per come ha creato lavoro per tante donne e uomini, spendendo senza riserve i suoi numerosi talenti».
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