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13 Dicembre 2021
Ultima modifica: 23 Marzo 2022 ore 15:19

Sono Andrea, sono disabile, e ho un progetto

«Vivere da solo per me è possibile, nonostante Covid e 4 ruote».
Sono Andrea, sono disabile, e ho un progetto
Dal 3 dicembre scorso, Giornata internazionale dedicata ai diritti delle persone con disabilità, il tema dell'inclusione sta facendo il giro del mondo. In Italia oggi sarà al centro della riflessione della Conferenza nazionale sulla disabilità. Un giocatore di basket in carrozzina manda online consigli pratici per la vita indipendente.
Tutto ha inizio più di un anno fa, a settembre 2020. Finalmente è tutto pronto. Appartamento quasi al completo, interamente su un piano anche se il bagno sarebbe stato meglio più adatto. Scatoloni svuotati. Salutati amici e familiari che comunque restano a pochi passi da lui. È un anno che Andrea, 35 anni, forlivese, non dimenticherà mai. Centralinista e collaboratore nella segreteria di una casa di riposo finchè il Covid non glielo ha temporaneamente impedito alcuni mesi fa, Andrea nella vita è anche un giocatore appassionato di basket. Dal 2007 gioca con la Wheelchair Basket nel campionato Uisp, pur essendo in carrozzina da trent’anni.

Giocatori disabili sul campo di basket
Andrea, con la sua squadra, sul campo di Basket


Nonostante il Covid il suo coraggio non lo ha fatto demordere. Già a 20 anni aveva avuto la sua prima esperienza di vita indipendente ed ora, che il sogno si è avverato, è lui ad insegnare ad altri giovani con disabilità come andare a vivere da soli, nell’evento IO VALGO promosso dalla Comunità di don Oreste Benzi.

I consigli di Andrea per l'autonomia nella disabilità

«Bisogna essere prima di tutto propensi e volenterosi nel volerlo fare davvero. Quindi disposti ad affrontare i rischi, le difficoltà, le fatiche che ne conseguono. Tenete in conto che avrete bisogno di qualcuno e dovrete crearvi una rete di persone di supporto». Andrea non nasconde le sue peripezie, fin dall’inizio nella ricerca dell’appartamento giusto grazie all’aiuto di Acer e poi nella ricerca della persona giusta che lo affianchi nelle azioni quotidiane.

Il mio assistente mi aiuta e mi dà le braccia ma la spesa la faccio io

Non si vergogna a dirlo: di assistenti ne ha cambiati ben 7 in 5 mesi. Ma è una scelta fondamentale che va ponderata bene. Per esempio non si accontenta certo di insalata e scatolette o solo di cibi precotti e surgelati da metter in microonde. Le ricette sono farina del suo sacco. «Il mio assistente mi aiuta e mi dà le braccia ma la spesa la faccio io. Lui fa le mie gambe ma dove andare e cosa occorre fare glielo spiego io. Oggi per esempio avevo voglia di un croissant salato. E allora: prendiamo gli spinaci, saltiamoli in padella, aggiungiamo due pomodorini secchi e una spolverata di parmigiano… In ogni attività della giornata sono io il protagonista: lui diciamo che è il mio prolungamento nel quotidiano, mi affianca ma non deve sostituirsi a me».

Oggi l'evento nazionale per la disabilità

Se potesse parlare alla Conferenza nazionale sulla disabilità promossa dal Ministro Erika Stefani, con la partecipazione del Presidente del Consiglio Mario  Draghi, dal titolo DISABILITÀ: LA PERSONA AL CENTRO. Verso la piena inclusione delle persone con disabilità, direbbe loro che «i comuni dovrebbero investire più risorse nei progetti individuali delle persone con disabilità e non istituzionalizzarle. Se si continua a creare centri residenziali o semiresidenziali, che inclusione c’è?».

Andrea ad essere protagonista ci tiene davvero tanto. E per questo è stata una grande risorsa in questi anni proprio la sua squadra, che a lui piace chiamare “la squadra dell’amicizia”. «Il nostro non è un campionato Uisp come gli altri perché pur essendo competitivi, non importa dire che abbiamo vinto. Non abbiam paura di essere in gioco e confrontarci con chi è più forte di noi. Ma ci teniamo a dare spazio alle diverse capacità di ognuno, Ogni persona infatti — con disabilità o normodotata, perché nel campionato possono partecipare proprio tutti — è classificata da un colore che dice le sue caratteristiche: c’è anche chi fatica a fare canestro o chi non riesce a correre veloce. Ma ciò che conta è avere la possibilità di giocare, di partecipare. Abbiamo semplificato delle regole perché ci fosse un agonismo sano, per dare un posto a tutti. Per questo il nostro è un campionato davvero inclusivo!».

Andrea ci tiene a parlare di questa sua passione e di cosa ha imparato da questo sport per la sua vita indipendente. «Giocando a basket, ho imparato a controllarmi di più, ad essere meno aggressivo. La squadra mi sprona e mitiga la mia irascibilità. Soprattutto i bambini mi insegnano ad essere più mite e soprattutto a non mollare mai».

Ma ogni giorno com’è possibile alzarsi e organizzare la propria vita quando si è su 4 ruote?

C’è chi penserebbe che sarebbe più facile restare in famiglia finchè i genitori sono vivi e che vivere in carrozzina sia un ostacolo troppo grande alla vita indipendente.

«Devo dirti la verità: nella mia famiglia voglio un gran bene a tutti ma per me oggi la solitudine non esiste e non ho mai pensato di tornare indietro in questo anno… È importante però avere spirito di adattamento perché, se non sei allenato, se non sei mentalmente pronto, non ce la farai. Può capitare per esempio di aver bisogno proprio quando l'operatore è già andato via. Ma la regola d’oro è trovarne uno vicino casa. Ogni giorno c’è un imprevisto. La mattina il mio assistente deve venire a tirarmi su da letto. Ma se lui non c’è, posso chiamare i miei oppure con pazienza cerco tra i miei amici della chat di gruppo “help Andrea” che ho creato al bisogno».

Andrea non ha paura di chiedere. Mi ripete — perché ci crede — che non bisogna avere paura di metterci la faccia e di mettersi in gioco anche nel farsi aiutare per far sì che i propri diritti siano rispettati.

Come aiutare Andrea

In questi mesi sta cercando infatti di raggiungere anche un altro obiettivo importante: raccogliere fondi per l’acquisto di un mezzo appositamente attrezzato fondamentale per la sua vita indipendente. E non si vergogna di chiedere aiuto a tutti. «Chiedere non è un mio fallimento ma il cercare una risorsa nuova – spiega. Per me significa prendere spunto da un bisogno o anche da una difficoltà per inventarmi, pensare che ogni occasione è uno stimolo per andare avanti e scoprire nuove possibilità».

Mentre mi racconta alcuni aneddoti e gli confido anch’io il mio limite “non visibile” – perché nel suo parlare è convincente e motivante, quasi potrebbe fare l’influencer — suonano alla porta. Sono quattro amici della squadra di basket pronti a passare la serata insieme. Andrea per realizzare il suo sogno si è creato una straordinaria rete di persone vicine e di amici che gli riempiono davvero la giornata. Ma — confessa — senza mamma e papà non ce l’avrebbe mai fatta perché nei progetti di vita indipendente conta molto avere alle spalle familiari che danno il loro sostegno e valorizzano i figli in ogni tappa della vita.

Andrea da piccolo
Andrea da piccolo


«Se i familiari si vergognano o hanno paura di lasciarti andare è proprio dura. I miei mi hanno insegnato che la disabilità non è una differenza discriminante. E per questo io non mi sento inferiore a te. Anzi! parto dal presupposto che siamo entrambi persone. Il mio limite fisico non dice chi sono e cosa ho dentro!».

E ormai alla fine della nostra chiacchierata, una domanda sulla vita affettiva viene spontanea. Oltre agli amici e alla famiglia, oltre alla squadra, c’è per caso anche una morosa? «Eh sì. da un anno e otto mesi — risponde entusiasta —. Disabile anche lei». E della vita indipendente cosa ne pensa? «Ad esser sincero, ha più ansia lei di me. Ma ci aiutiamo reciprocamente, il nostro rapporto è molto bello e in un futuro anche lei ce la potrà fare. Ne parliamo spesso: Ci sono cose da seduto che io riesco a fare meglio di lei che ha due gambe.

La mia carrozzina infatti oramai non è più un peso. Voi avete due gambe bene! Io ho 4 ruote… se serve mi tiro dietro la rampa». Andrea insegna che ognuno ha una condizione da cui trarre vantaggio. Ognuno ha dei limiti visibili o invisibili ma possono essere il punto di forza da cui partire. E conclude con un’ultima perla di saggezza per tutti: «Paradossalmente ci sentiamo quasi più in gamba, nel senso che non ci accontentiamo di quello che abbiamo già, ma proviamo ad affrontare le sfide della vita, a guardare oltre. E per ogni persona è importante non avere paura di farlo!».