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21 Marzo 2024
Ultima modifica: 21 Marzo 2024 ore 11:29

Lasciateci vivere! Camil e la sua gioia, contro gli stereotipi

Il 21 marzo è la Giornata Mondiale della Sindrome di Down: "End the Stereotypes" è il tema scelto per il 2024. CoorDown aderisce con il video virale "Assume that I can" con oltre 100 milioni di visualizzazioni in tutto il mondo.
Lasciateci vivere! Camil e la sua gioia, contro gli stereotipi
Foto di Damiana Perdoncini
Sono sempre più numerosi gli esempi di persone con la sindrome di Down che riescono a condurre una vita molto autonoma, bella ed appagante, contro gli stereotipi. Anche la storia di Camil parla di felicità.

Un messaggio forte, che vuole superare l’approccio “caritatevole” alla disabilità e di costruire un modello sociale basato sulla totale inclusione: “End the Stereotypes” è il tema scelto per la Giornata Mondiale della Sindrome di Down 2024, che ogni anno si celebra il 21 marzo, da quando nel 2012 è stata istituita ufficialmente dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’intento è quello di abbattere i pregiudizi nei confronti di questa sindrome, conosciuta per lo più per stereotipi, con un’azione di sensibilizzazione che tocchi ogni ambito della società: lavorativo, culturale, sanitario.

Perché la Giornata Mondiale della sindrome di Down è il 21 marzo?

La data scelta per questa Giornata ha un senso preciso: si tratta, infatti, del 21° giorno del 3° mese dell’anno, così come la sindrome di Down, o più propriamente la trisomia 21, è quell’anomalia cromosomica causata dalla presenza di una copia in più, la terza, del cromosoma 21. La ricorrenza vuole essere un appello alla necessità di approfondire la conoscenza delle caratteristiche, possibilità e talenti delle persone con la sindrome di Down, perché sia possibile un’inclusione vera.
La sindrome studiata nel 1866 dal dottor John Down, è la causa più frequente di disabilità intellettiva al mondo, e tra gli ambiti cognitivi più interessati ci sono quelli della memoria e del linguaggio, con a vari livelli di gravità, che variano da individuo ad individuo. La ricerca, però, ha dimostrato che un’adeguata presa in carico sul fronte sanitario, l’accettazione da parte di famiglia e società e il sostegno scolastico, oltre ad una varia stimolazione con attività come musica, teatro ed arte, è fondamentale per lavorare sul potenziamento dell’autonomia e della realizzazione di sé. Sono infatti sempre più numerosi gli esempi di ragazze e ragazzi, donne e uomini con la sindrome che riescono a condurre una vita molto autonoma, bella, piena ed appagante.

CoorDown spopola con il video virale “Assume that I can” contro i pregiudizi sulla sindrome di Down

«Insegnante, tu supponi che non possa leggere Shakespeare, così non mi insegni Shakespeare, quindi io non imparo Shakespeare!»




Campagna CoordDown sulla sindrome di Down
  CoorDown, il Coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di Down, in vista del 21 marzo 2024 ha lanciato la campagna di sensibilizzazione “Assume that I can” (Pensa che io posso), che ha spopolato con un video a sostegno delle potenzialità di ogni persona con sindrome di Down.
Protagonista, una ragazza con la sindrome di Down che provocatoriamente (come nella citazione riportata), si rivolge a genitori, insegnanti, allenatori, mostrando come i loro preconcetti sugli ostacoli che la sindrome può comportare, non le permettano di realizzarsi e prendere in mano la sua vita, trovare un lavoro, andare alle feste, studiare, andare a vivere da sola, avere relazioni sentimentali, come una profezia autoavverante.
Il racconto cinematografico di 90 secondi pubblicato sui profili social di CoorDown in soli 5 giorni è diventato virale e popolare in tutto il mondo con oltre 100 milioni di visualizzazioni su TikTok, Instagram, YouTube e Facebook, con il supporto di celebrità mondiali che hanno fatto eco alla campagna.

 

La storia di Camil parla di gioia


Camil Perdoncini felice
  Camil è un ragazzo di 30 anni con la sindrome di Down. Abita nella provincia di Verona, lavora, è appassionato di basket, bici e di tutti gli sport, oltre che di musica e percussioni. Studia teatro presso il laboratorio teatrale della Comunità Papa Giovanni XXIII “Le semense”, è socievole e solare, ama aiutare le persone in difficoltà, divertirsi, ballare…chi lo conosce, sa che dove c’è Camil, c’è gioia.  La mamma Damiana l’ha accolto nella sua famiglia quando aveva un anno, trovandosi di fronte a pareri medici che la mettevano in guardia sui presunti rischi che nella vita adulta avrebbe potuto correre, in particolare una predisposizione alla depressione che secondo gli studi colpisce la maggioranza delle persone con la sindrome. Camil sarebbe cresciuto presentando una chiusura relazionale sempre più marcata, e non avrebbe potuto coltivare passioni, sogni e progetti.
La sua vita, invece, è fiorita e oggi Camil è il ritratto della felicità.

«La nostra è una famiglia aperta che negli anni ha visto passare tanti ragazzi, soprattutto quelli della Comunità terapeutica dove lavora mia mamma. Per me aiutare gli altri è gioia! Spingo la carrozzina, do loro da mangiare…così come a scuola, nel mio lavoro, mi piace prendermi cura dei bambini. Quando ero piccolo ho conosciuto Don Oreste Benzi e mi è rimasto nel cuore quando sono stato battezzato. Lui mi ha preso in braccio e mi ha fatto volare in alto. Da lui mi sono sentito accolto, come in un grande abbraccio, e ricordando la sua gioia mi dico: "Camil, su con la vita!”».