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26 Luglio 2023
Ultima modifica: 26 Luglio 2023 ore 09:41

Vacanze condivise: «Ecco perché ho deciso di tornare»

Alessio, 17 anni, racconta perché andrà ad un campo di condivisione, portando quest'anno anche gli amici.
Vacanze condivise: «Ecco perché ho deciso di tornare»
Foto di famiglia Bellini
Amicizia, divertimento, scambio reciproco, contatto con la natura: anche quest'estate la Comunità Papa Giovanni XXIII promuove un'occasione di fraternità senza barriere nei suoi "campi di condivisione". Vere e proprie vacanze alternative in cui alcuni giovani scelgono di trascorrere insieme a ragazzi più fragili, con handicap fisici o psichici, qualche giorno della loro estate.
«Non c’è chi salva o chi è salvato, ma ci si salva insieme!», diceva don Oreste Benzi, che nel 1968 diede vita alla prima di queste esperienze, nella casa Madonna delle Vette ad Alba di Canazei, da lui voluta e costruita, intuendo che in questi entusiasmanti “campi estivi”, immersi nel paesaggio delle Dolomiti, i giovani potessero respirare l’infinito di Dio. Ma la vera rivoluzione del “prete degli ultimi” fu coinvolgere in quest’avventura anche i ragazzi disabili, che da soli non avrebbero potuto vivere una vacanza, sognando di rendere possibile il loro inserimento a pieno titolo nella società, sull’onda dell’ideale del: “dove siamo noi, lì anche loro”.

Da allora, i campi di condivisione sono un appuntamento fisso, un’esperienza in cui creare legami autentici, capaci di uno sguardo che oltrepassa i limiti dell’altro, per arrivare al cuore. Non si parla infatti di soggiorno per disabili, di volontari e ospiti, ma di amici che in un clima di ascolto reciproco, si rendono dono l’uno per l’altro.
Al mare o in montagna, ciò che conta è immergersi insieme nella quotidianità (dalla condivisione della camera, alla preparazione dei pasti) e nelle svariate attività offerte, come gite, incontri, giochi e momenti di relax. Questo mettersi in relazione, scorgendo il volto di Gesù nella persona al tuo fianco, è una ricarica di umanità che scioglie ogni riserva, poiché «l'amore disarma: quando uno si sente amato del tutto, sempre, ovunque, a qualsiasi costo, non teme più, lascia cadere le armi e al posto della morte entra la vita».

Perché scegliere di vivere un campo di condivisione?

Alessio Bellini
Foto di Noemi Tagetto

Alessio Bellini, 17 anni, è un solare ragazzo che vive a Legnago (VR) e frequenta l’IIS Silva Ricci, all’indirizzo meccanica e meccatronica. Terzo di quattro fratelli, è un giovane dinamico e pieno di passioni: dallo scoutismo alla montagna, che visita spesso nelle sue escursioni, fino allo sport, di cui ama in particolare il basket, che pratica nella squadra giovanile della zona.
Ma perché in un’estate già piena di avventure, scegliere di vivere un campo di condivisione? Lo abbiamo chiesto proprio a lui, che nel 2022 è partito con entusiasmo alla volta di Pozza di Fassa, dal 6 al 13 agosto, scegliendo di ripetere anche quest'anno un'esperienza tanto particolare.

Cosa ti ha portato al campo di condivisione?

«I campi di condivisione fanno parte dei ricordi della mia infanzia,» – spiega – «i miei genitori li frequentavano come volontari insieme ad altre famiglie di amici, così io, i miei fratelli e gli altri bambini vivevamo l’esperienza insieme a loro, diventando le mascotte del campo, facendoci coccolare e giocando tra le carrozzine. È per questo che, quando ho ricevuto la proposta di tornare, nonostante mancassero pochi giorni all’inizio dell’esperienza, ho detto di sì. La mia memoria è affollata di immagini felici


Alessio Bellini al campo di condivisione
Alessio al campo di condivisione di Asiago, estate 2009
Foto di famiglia Bellini
Messa al campo di condivisione
Alessio e altri bambini partecipano alla Messa del campo, 2008
Foto di famiglia Bellini
Campo di condivisione
Alessio e altri partecipanti al campo in montagna, estate 2011
Foto di famiglia Bellini
La famiglia Bellini ad un campo di condivisione
Alessio e la sua famiglia al campo di condivisione di Asiago nel 2009

I ricordi gioiosi di cui parli sono stati un bellissimo biglietto da visita. Ma cos’hai vissuto di speciale nella nuova esperienza?

«Sono tornato a casa pieno di stupore. Molti ragazzi si ricordavano di me, nonostante i 10 anni trascorsi! Mi hanno fatto sentire accolto, grazie alla loro capacità di donare un affetto totalmente gratuito. Nonostante la loro fragilità, è incredibile vederli gioire di ogni attimo come fosse la cosa più bella che si possa vivere. Anche se hanno dei problemi fisici o psichici da affrontare, fin dove gli è possibile cercano di essere autonomi e dare il massimo. La cosa sorprendente è che sono felici davvero, il sorriso radioso che spalancano è autentico, e si rallegrano delle cose comuni che noi diamo per scontate.»


Quali sono stati i momenti o gli incontri fatti in questo campo che hanno lasciato il segno?

«Ricordo con emozione il giorno della camminata: mi era stata affiancata Barbara, una ragazza in sedia a rotelle. Per me non c’è stato nulla di complicato nell’accompagnarla spingendo la carrozzina, ma lei continuava a ringraziarmi sorridendo e cogliendomi di sorpresa. Non mi aspettavo tanta gratitudine per un gesto così naturale. Porto nel cuore anche lo spettacolo di magia tenuto da un operatore: nonostante fossero dei semplici giochi, si è creata un’atmosfera di incanto generale ed è bastato questo per rendere quel pomeriggio una festa indimenticabile.»
Alessio al campo di condivisione
Alessio e Anna a Pozza di Fassa, agosto 2022
Foto di Maria Chiara Pellini

"Non esistono ruoli, ma solo vita condivisa"

Perché quest’estate tornerai ad un campo di condivisione?

«Ho tanta voglia di respirare di nuovo la fraternità che si vive: ciò che conta è la persona, e non ci sono etichette. Noi li chiamiamo disabili, ma non lo sono! Ognuno ha solamente il proprio modo unico ed uguale a nessuno di vivere. Non esistono ruoli, ma solo vita condivisa. Egoisticamente parlando, torno non solo per fare un servizio, ma perché mi sono stati regalati degli attimi di vita che non si sperimentano facilmente altrove, e perché mi sono sentito amato


Porterai con te alcuni amici. Come li hai invogliati a seguirti in quest’avventura?

«Ho raccontato loro quanto sia stata un’esperienza formativa, in cui, nonostante abbia dato il mio aiuto lì dove serviva, non mi sono mai sentito affaticato o stanco: è un tempo che ti appaga. Inoltre, sono giorni così ricchi, che dimentichi di avere con te il telefono… la tecnologia viene sostituita dall’adesione e condivisione della realtà. Con questi presupposti, hanno accettato di buon grado di partire. Sono curiosi di dedicarsi, in un piccolo pezzo del loro percorso di vita, a queste persone piene di luce!»

Vuoi conoscere tutte le altre iniziative per ragazzi proposte dalla Comunità Papa Giovanni XXIII? Visita l’articolo “Un’estate da giovani!

Foto di gruppo - campo di condivisione 2009
Alessio e la sua famiglia nella foto di gruppo del campo, estate 2009
Foto di famiglia Bellini
Campo di condivisione 2011
Foto di gruppo del campo in montagna, estate 2011
Foto di famiglia Bellini
Balli al campo di condivisione
Balli al campo di condivisione, estate 2011
Foto di famiglia Bellini