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24 Giugno 2023

Grecia: naufragio Pylos. I fatti secondo i sopravvissuti

Secondo alcuni sopravvissuti, il naufragio potrebbe essere stato causato dalla Guardia costiera greca.
Grecia: naufragio Pylos. I fatti secondo i sopravvissuti
Foto di EPA/HELLENIC COAST GUARD
Potrebbe essere stato il lancio di una fune per trainare il barcone sovracarico di persone a causare la tragedia. Un sopravvissuto racconta che durante le manovre con la fune la barca si è destabilizzata e si è rovesciata. «Siamo tutti caduti in mare, era notte fonda. La barca greca si è allontanata, lasciandoci al buio nel mare per almeno due ore, poi sono arrivati i soccorsi».
Il naufragio di Pylos sarà ricordato come una delle più gravi tragedie della crisi dei migranti in Europa.
Alle 2:00 di notte del 14 giugno 2023 un'imbarcazione, stracarica oltremisura di persone, è affondata nel cuore del mediterraneo, 80 km a sud-ovest del Peloponneso, in corrispondenza dell'Abisso di Calipso, una fossa di oltre 5mila metri, il punto più profondo di tutto il Mediterraneo.
Si stima che a bordo vi fossero 750 persone. I superstiti sono stati 104, 82 i corpi finora recuperati senza vita. Mancano all'appello ancora 564 persone. Il fatto che il tratto di mare dove è avvenuta la tragedia sia così profondo rende improbabile la possibilità di recuperare altri corpi. Se le stime fossero esatte, le vittime sarebbero oltre 600, molte più della tragedia di Lampedusa, quando il 3 ottobre del 2013 almeno 368 persone morirono, e seconda sola al naufragio nel Canale di Sicilia avvenuto la notte del 18 aprile 2015 allorquando un'imbarcazione si inabissò al largo delle coste della Libia provocando fra i 700 e i 900 dispersi.

Il peschereccio era partito il 9 giugno da Tobruk, città ad est della Libia, carica di uomini, donne e bambini stipati nella stiva, per questo quando la barca si è rovesciata per loro non c'è stato scampo.
Le persone provenivano da Egitto, Siria, Palestina e Pakistan. Quest'ultimi provenivano dalla regione del Kashmir, un lembo di terra teatro di un conflitto estenuante perché conteso con l'India, ragion per cui il Primo Ministro del Pakistan, Shehbaz Sharif, ha chiesto un'accurata indagine sul disastro. A parte l'Egitto, si tratta di paesi in guerra.

Foto di The guardian

Il racconto dei sopravvissuti al naufragio di Pylos

Tre volontarie di Operazione Colomba, il Corpo di Pace della Papa Giovanni che ha una presenza in Grecia per aiutare i migranti, hanno raccolto le testimonianze di alcuni sopravvissuti. «Dopo due giorni di navigazione eravamo già senza cibo né acqua - racconta Hassan, nome di fantasia di un siriano di 25 anni - . Abbiamo contattato l'Italia, ma non ci hanno soccorso perché ci hanno detto che non eravamo nelle loro acque (zona di salvataggio SAR, Search and Rescue, ndr). Il 5° giorno la nave andava lentissima. Alla sera si è avvicinata un'imbarcazione greca che ci ha lanciato una fune per trainarci. Il mare era calmo, il peschereccio non era guasto, ma le manovre con la fune hanno destabilizzato la barca che si è rovesciata. Siamo tutti caduti in mare, era notte fonda. La barca greca si è allontanata, lasciandoci al buio nel mare per almeno due ore, poi sono arrivati i soccorsi».
La Guardia Costiera Greca ha dapprima negato di aver usato una fune per poi successivamente rettificare che l'avevano usata con l'intenzione di avvicinarsi all'imbarcazione. Una manovra piuttosto inusuale. Inoltre, a fronte delle critiche sul mancato soccorso, ha dichiarato che i migranti avevano rifiutato aiuto in quanto diretti in Italia. Esperti hanno fatto notare che il Regolamento europeo sulla sorveglianza delle frontiere marittime esterne dispone che «per valutare se un natante si trovi in una fase di pericolo», si devono considerare non solo l'eventuale richiesta di assistenza ma anche altri fattori, tra cui: «la navigabilità del natante e la probabilità che questo non raggiunga la destinazione finale; il numero di persone a bordo rispetto al tipo di natante e alle condizioni in cui si trova; la disponibilità di scorte necessarie per raggiungere la costa, quali carburante, acqua e cibo; la presenza di un equipaggio qualificato e del comandante del natante; l’esistenza e la funzionalità di dispositivi di sicurezza, apparecchiature di navigazione e comunicazione; la presenza a bordo di persone che necessitano di assistenza medica urgente; la presenza a bordo di donne in stato di gravidanza o di bambini».
Nessuna di queste condizioni era rispettata dal peschereccio affondato. Un'inchiesta della BBC ha confutato quanto dichiarato dalle autorità greche che sostenevano che il natante procedesse regolarmente. L'ultimo giorno di navigazione aveva in realtà percorso pochissime miglia, tanto che è stato soccorso da due mercantili che hanno fornito acqua e cibo. Durante la giornata Alarm Phone, una ONG che gestisce un telefono d'emergenza per i natanti, aveva ricevuto richieste d'aiuto dai migranti. Richiesta che l'organizzazione aveva immediatamente girato alle autorità.
Come ha dichiarato all'agenzia di informazione Sir Maria Alverti, direttrice di Caritas Hellas (la Caritas greca), mentre affiorano controverse ricostruzioni della vicenda: «La cosa scioccante non riguarda solo il numero di persone morte tutte insieme ma il fatto che potevano essere salvate».

Strage di migranti
Giugno 2023. Kassem Abo Zeed, 34 anni, siriano, mostra sul cellulare una foto della moglie scomparsa Israa che si trovava sulla nave con rifugiati e migranti affondata al largo di Pylos, nel porto di Kalamata, a sud-ovest di Atene, Grecia.
Foto di YANNIS KOLESIDIS


I sopravvissuti sono stati portati dapprima al porto di Kalamata e poi al campo di Malakasa, alle porte di Atene. Dopo aver affrontato il mare, hanno dovuto affrontare la polizia greca. Secondo la testimonianza raccolta dalle volontarie di Operazione Colomba i sopravvissuti avevano tutte le prove sui telefonini, le foto e i video. «Ma dopo che siamo sbarcati - racconta un naufrago -, la prima cosa che ha fatto la polizia è stata quelle di sequestrarci i passaporti ed i telefoni con dentro tutto. Ho perso tutte le prove. Il poliziotto mi ha anche minacciato avvicinando il suo pugno al mio occhio. Come dire “sta attento”».
La procuratrice di Kalamata incaricata delle indagini ha dichiarato che gestirà in modo indipendente le testimonianze e le perizie per valutare le dinamiche del naufragio. Il paese è in piena campagna elettorale: domenica 25 giugno si terranno le elezioni poiché alle politiche di maggio nessun partito aveva raggiunto la maggioranza necessaria per governare. L'opinione pubblica greca è fortemente ostile all'immigrazione. Il Premier uscente ripete che in questi anni il suo Governo ha difeso i confini della Grecia e dell'Europa.

Immigrati illegali. Partenze dalla Libia

In questa complessa vicenda occorre approfondire le ragioni per cui l'imbarcazione era così carica di persone. Come è noto, dalla morte di Gheddafi, la Libia è divisa in due: da una parte il Governo di unità nazionale, riconosciuto a livello internazionale, che controlla la capitale Tripoli ed il nord ovest del paese; dall'altra il Parlamento, l'autorità che, sotto il comando del generale Khalifa Haftar, controlla l'est del paese e vaste zone della Libia centrale.
Tra la fine di maggio e l'inizio di Giugno sia il governo di Tripoli che quello di Haftar hanno assunto iniziative militari contro le organizzazioni criminali che gestiscono i traffici illeciti inclusi quelli di immigrati illegali. Secondo un Report del 3 giugno del sito AnalisiDifesa, le forze di Haftar hanno portato avanti un’operazione di sicurezza su vasta scala concentrata soprattutto nell’area compresa tra Tobruk e Musaid, città al confine egiziano. Il luogo da cui è partito il barcone affondato. L’impressione è che in Tripolitania come in Cirenaica il contrasto ai trafficanti di esseri umani è reso necessario dalle pressioni dell’Italia e dell’Europa ma provoca scontri con le milizie tribali che gestiscono la tratta di persone. Il risultato è che aumentano le partenze. Gli ultimi dati del Ministro dell'Interno italiano mostrano che al 22 giugno i migranti giunti in Italia dal 1° gennaio sono stati 58.782, il doppio dello scorso anno, il triplo del 2021.

Intanto i sopravvissuti rimangono sospesi nell'immenso campo profughi di Malakasa, lì dove si fermano i sogni dei migranti, che rimangono sospesi in attesa di un futuro che non arriva. La Grecia è nell'Europa ma è geograficamente isolata dalle nazioni di Schengen che permettono la libera circolazione delle persone. Per arrivare in Europa bisogna fare il “game”, passare i Balcani, sei frontiere da attraversare. Per questa ragione i migranti vogliono arrivare in Italia.
Nel porto di Kalamata infine continuano ad arrivare parenti ed amici. Non sentono i loro cari da giorni, erano in Libia e probabilmente si sono imbarcati in quel maledetto peschereccio. Le lacrime negli occhi, una foto nella mano.